BRIAN FERRY Another Time, Another Piace ANDYMACKAY In Search of Eddle Riff (lsland) Brian Ferry è personaggio elegante e colorato, la figura da avanspettacolista raffinato lo ha portato a parlare, all'interno dei Roxy, un linguaggio tutto personale, che egli tenta a fatica di enunciare tra queste righe ... ma tra episodi riusciti, "The 'In' Crowd", "You Are My Sunshine", "(What) A Wonderful World", "Another Time ...", tutti perfettamente integrati nella terminologia più decadente dei Roxy, il cantante - keyboards-man - esce appesantito dal troppo divismo di maniera, dal gusto crudelmente dandy, da una scrittura tutta mossette e tacchi alti. .. pure il personaggio resta simpatico ... mah! m.b. Andy, sassofonista da copertina di Vogue delude ogni aspettativa, giacché rinuncia allo stile impetuoso, alle disordinate frasi, alle dissolvenze pseudoaudaci del suo strumento, per invischiarsi in una trama solistica che il solo Eno, sino ad ora è riuscito brillantemente ad evitare tra i protagonisti (anche ex) del gruppo... MacKay è buon strumentista, ma di gusto fosco e l'arrangiamento della piece wagneriana non fa che confermarne le dubbie doti stilistiche: "Ride of the Walkiries" è qualcosa di innominabile, mentre il resto dell'album si mantiene, faticosamente, sull'orlo del precipizio: il nucleo Roxy esce malconcio da queste esperienze, sono qui coinvolti Phil Manzanera alla chitarra, Roger Glover al basso, Eddie Jobson alle tastiere e violino ... ecc. Il semi-mito si perde nelle note da balera ed il repertorio è banale: Eno, bontà sua, ha visto giusto ... m.b. FAIRPORT CONVENTION Live Convention (ISLAND) ~rport Il ritorno di Sandy Denny all'interno del g ruppe faceva sperare qualcosa di più. Siamo sempre alle stesse cose, il solito folk-rock inglese che un tempo ci disse grandi cose con i Pentangle ma che ora non trova vie d'uscita dag!i schemi primitivi. Un suono che si ripete, che non ha sbocchi crativi val idi, ormai frutto di tecnica e mestiere. Manca, d'altra parte, anche una qualsiasi finalità, manca l'aspetto ricerca e soprattutto sperimentazione su indirizzi e linee precise, tutto è affidato al buon gusto contingente e, quindi, a u·n•estetismo che toglie ogni forza al folk, ovvero alla musica popolare, senza essere in grado di restituire forza nuova. Comunque il disco è piacevole, ben fatto, con pezzi interessanti, è spesso un invito alla danza; seguire i vortici travolgenti del violino, lasciarsi andare e ritrovare idilliaci mondi inesistenti: la storia di sempre, evasione, urbana o contadina non importa. BADCOMPANY (lslands) p.m.r. Formazione promettente innanzitutto, pur se nascente da un'appendice ritmica efficace quanto quella degli Who, perché la Bad Company raccoglie inconsciamente degli Who una tradizione orale e gestuale completa, filtrata attraverso forme di Heavy rock che ne mutano la struttura alle radici e nelle conclusioni soprattutto più distese, nelle dimensioni cioè in cui il gruppo deve esprimere un suono dolce ma compiuto, ben al di là della musica pesante, metallica di altre occasioni. Bad Company è formazione dell'ultimissima ora, ma formata da elementi noti, Mike Ralph (chitarra), Paul Rodgers (voce), Boz Burrell (basso) e Simon Kirke (percussioni), mentre l'album vede la partecipazione occasionale di Mel Collins ai saxes... il risultato, volontariamente conseguito, è positivo, perché il gruppo ha una sua metrica particolare di far rock, dissociata dall'hard più comune e di bassa lega e, contrariamente ad altri organici, contenuta in termini acustici accettabili, in armonie sufficientemente elaborate, in grappoli sonori complessi e comprensibili al massimo: è questo il caso di una prima facciata priva di soluzione di continuità pur nel suo alternarsi di episodi ora brucianti, ritmica alla Who senz'altro, ma poi qualcosa di sottile, di insinuante ad uscire di soppiatto tra le righe di "Bad Company", "The Wat I Choose", "Movin' On" e "Seagull": il tutto è contenuto su un foglio di musicalità semplice e fortemente inglese, anche se una qualche divisione qualitativa è bene fare tra le due parti dell'album ... m.b. VAN DER GRAAF GENERATOR Aerosol Grey Machlne (VERTI GO) Registrato nel luglio-agosto del '69, questo album ha rappresentato a lungo la chimera degli amanti il gruppo di Hammill e soci: a ben pensarci, quelle speranze possono oggi apparire mal riposte, poiché l'album dimostra i limiti di una prima uscita ingenua e, soprattutto, oggi davvero fine a se stessa. Ma è innegabile la presenza dei VDGG nella realtà inglese dei '70: pezzi come "Afterwards" e "Necromancer" giungono nuovamente a ricordarne la bontà e l'entusiasmo della prima ora: nelle righe è facile scorgere gli episodi del futuro, "White Hammer" tra tutti forse. ma "Killer" e "Pawn Hearts" neanche in embrione. L'album è consigliabile dal punto di vista "storico". -- ······---· --- ---- OSSIACH LIVE (BASF) m.b. Germania ed al,ra Germania: quadro e cornice della Musica edesca degli ultimi anni. nomi noti e perfetti sconosciuti sotto l'etichetta di un concerto Live, tenuto a battesimo da Friedrich Guida in Ossiach, 1971. Tra le formazioni attualmente conosciute si segnalano: Weather Report, Tangerine Dream, The Trio; tra i singoli artisti: John Surman, Jean ~uc Ponty, 'Stu Martin, Barre Philips e molti altri, d'ogni nazionalità ed estrazione geografico-artistica. L'occasione è importante perché permette di fare il punto del nuovo linguaggio elettroacustico europeo e di derivazione orientale al di là dei '70, perché inoltre stabilisce con concrtezza il momento di rinnovamento e di scelta "continentale europea" del periodo. Pertanto non è qui importante stare a descrivere le incisioni punto e basta (sei facciate), quanto il loro significato in qualche modo metafisico, o meglio ben al di sopra della musica stessa e dell'occasione. Toccare insieme Zawinul e Surman, composizioni di Zappa e canti liturgici tunisini, misticismo orientale e suoni alla Tangerine Dream vuol dire avere una precisa dimensione: superare le barriere stilistiche di un balzo e non porsi dei confini, sposare la musica dell'altro e regalare a piene mani la propria dimensione storicosociale, vivere di una comunitarietà che dagli albums traspare tutta... è una occasion unica per guardare fiduciosamente il futuro e l'elettroacustica. m. b. 31
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