Muzak - anno II - n.09 - luglio 1974

soltanto due musicisti, e si esprimono in libertà con una musica primitiva, semplice; ambedue sono impegnati in un gioco da un fato cinicamente distruttore, da'll'altro esuberante ed allegro nell' invenzione di un nuovo linguaggio. « MU » possiede il fascino della scoperta della parola, compiuta con .!'intelligenza di chi conosce bene altri linguaggi. E la nuova « rparola » è già la nuova cultura e un nuovo atteggiamento verso la realtà in cui si sentono riferimenti alla civiltà nonoccidentale. E' il terzo mondo che fa sentire il suo peso non ,più solo culturale ma anche e principalmente ideo-. logico e politico entrando rprepotentemente nella sto• ria e rifiutando il ruolo subalterno che è stato costretto a subire. LO SPETT ACOLO - J.l Don Cherry di oggi vive total· mente nei concerti. I dischi -riescono a dare solo una pallidissima idea di quello che questa musica riesce a comunicare, e della sua capacità di coinvolgere il pubblico. Sfortunatamente poche persone poterono assistere al concerto di Alassio dello scorso anno, ma la nuova tournée di Don Cherry in giugno è stata l'occasione che molte persone aspettavano. Non si può più par,lare di jazz, perlomeno nelle formule a cui siamo abituati, ma di musica improvvisata senza categorie. Oltretutto Cherry suona la tromba solo sporadicamente. Ha esteso i suoi mezzi espressivi a molti tipi di strumenti a fiato e a ,percussione che provengono da ogni parte del mondo. Usa anche la voce per cantare delle dolcissime melodie, spesso all'unisono col pubblico. Il palco viene riempito da certi collages di stoffe coloòU ratissime (con un deciso sapore induista) che arricchiscono la comunicativa della musica. I musicisti che lo accompagnano sono generalmente scandinavi dove Don è vissuto a lungo, sperimentando questa specie di spettacolo totale che oggi porta in giro per il mondo. Esiste un doppio album (purtroppo non distribuito in Italia), tutto inciso dal vivo in Scandinavia tra il 71 e il '72, intitolato « Organic music ». Queste incisioni, incredibi1lmente interessanti documentano l'attività di Don Cherry in Svezia e in Danimarca. Ci sono brani di Terry Riley, Dollar Brand e dello stesso Cherry. Alcuni sono incisi in una specie <li tenda geodetica chiamata « DOME », adibita alle esibizioni-happening ciel gruppo; altri sono incisi insieme a dei bambini studenti del conservatorio. Ma quello che colpisce prima di tutto i sensi dell'ascoltatore è fa felicità, il sorriso infantile e disarmante, senza trucchi, dei musicisti. Sul palco ci sono anche dei bambini (e questa cosa in un altro caso certamente ci irriterebbe) che partecipano al concerto giocando con gli strumenti. J.,e dolci litanie cantate da Cherry sono .probabilmente delle vere e proprie preghiere ma neanche queste riescono ad irritare, perché non sono rivolte a nessun Dio, ma fanno parte del rito che realizza la completa unione tra musicisti e pubblico. Il concerto, insomma, è una festa di colori e di gioia offerta con umiltà. E' uno squarcio ,sul domani, anzi forse qualcosa di più: un vero e proprio esempio. Non si può evitare di pensare ai mostruosi ed inumani apparati che sono indispensabili talvolta agli esibizionismi di musicisti che DONCNERR vendono un frastornante nulla. Gino Castaldo

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