DONCNERRI' Il 9radozero dellamusica La musica, come del resto ogni sovrastruttura artiestica e culturale, riflette le tensioni e le contraddizioni del sistema sociale e politico in cui si esprime. E solo quando la musica è frutto di coscienza e di ricerca diventa qualcosa di più che uno specchio fedele delle cose e cioè uno strumento di chiarificazione e di intervento sulla realtà. In questi ultimi -anni '1e possibilità di utilizzare proficuamente questo strumento si sono incredibilmente allargate, cessando di essere un esclusivo -patrimonio di ristrette élites intellettuali. Una delle conseguenze di questo ampliamento, però, è anche ,l'estrema frammentazione dei -modi e delle forme in cui l'espressione di un messaggio più compiersi. Oggi siamo di fronte ad una intricata matassa di cui è difficilissimo trovare il filo conduttore. E anche questo, ovviamente, avviene in conseguenza di fattori più ,generali, non strettamente connessi col fenomeno musicale. Ce ne accorgiamo oggi, assistendo al collasso dell'occidente che, irrigidito nella sua immobilità istituzionale è indebolito da precari equilibri di forze, non sa trovare all'interno di se stesso le basi di un rinnovamento. E', del resto, la ,precarietà che tutti stiamo pagando con la crescita -sem- ,pre più massiccia di situazioni sociali aberranti e contraddittorie. In questa situazione tutti, in un modo o nell'altro, avvertono la profondità della crisi, e intravedono un nebufoso inizio di una nuova era. Anche se, in virtù della contraddizione più tipica del nostro tempo, questa ,prospettiva ha già scavalcato e irreparabilmente invecchiato situazioni e problemi che nella realtà sono molto lontani dall'essere accettati, per non dire risolti. La musica (vittima e allo stesso tempo ispiratrice dei mass•media) nel suo contesto più generale si adatta fedelmente a questo dualismo essendo da un lato istupidimento coatto delle masse - la canzonetta che continua ad esercitare spietatamente il suo ruolo di condizionamento ripetendosi in formule già vecchie di decenni -, e dall'altro uno •strumento di rinnovamento e ·di coscienza culturale proiettato nel futuro - la ·« nuova musica » degli anni '60 che ha polverizzato o perlomeno messo in discussione tutto e tutti e, in ultima analisi, il ruolo stesso della musica. Uno dei protagonisti del fermento creativo che ha ,portato alla situazione attuale è indubbiamente il trombettista americano Don Cherry. Come è noto Don è musicalmente nato col « free jazz » diventandone uno dei rappresentanti più agguerriti e stimolanti. Nel corso degli anni '60 ha suonato spessissimo con Ornette Coleman, poi con Coltrane, Pharoah Sanders, Gato Barbieri, la Jazz Com,posers Orchestra e molti altri, incidendo alcuni dischi che sono •considerati tra i più importanti di quel periodo: e Free jazz », «Avant-garde», e Liberation music Orchestra», e Escalator over the hill " e molti altri. Il « free jazz » è stato per Don Cherry un punto di partenza, una rottura totale ed eversiva col passato, o almeno con gran parte di esso. Uno stacco necessario, violentemente liberatorio, il preludio alla ricerca vera e propria di una nuova musica. MU - Così sono chiamati due dischi che costituiscono il momento centrale dell'evoluzione musicale di Don Cherry. « MU » è l'approfondimento e allo stesso tempo il superamento delle precedenti esperienze. Il raggiungimento completo dell'essenzialità e del grado zero. I due dischi sono stati incisi a Parigi nel 1969 e ora (con un po' di ritardo!) sono stati pubblicati anche in Italia. In quel periodo l'etichetta « Actuel » (BYG Records) aveva offerto l'occasione di incidere a molti musicisti afro-americani, alcuni dei quali erano di ritorno dal festival ,panafricano di Algeri. Molti dei dischi che ne sono stati ricavati sono importanti, se non altro perché testimoniano da verifica che molti musicisti :vollero fare del loro legame ideale con l'Africa e la -sua cultura. Bisogna comunque dire che questo atteggiamento non era nuovo, anzi aveva già in precedenza acquistato un preciso significato politico consacrato da Malcom X quando questi, negli ultimi mesi della sua vita, aveva ricollegato i problemi dei negri in America con quelli del terzo mondo, vedendo la -sua gente come un popolo sfruttato i-n modo colon'ialistico. Anche Don Cherry colse i' occasione e si riunì in sala d'incisione col favoloso batterista Eddie Blackwell, al quale era unito da una grande affinità ideologica e stilistica e dalle importanti esperienze comuni. I due hanno suonato in assoluta libertà, improvvisando le idee che nascevano sul momento, con dialoghi, monologhi e scambi sempre freschi vivi, pieni di cose da dire. Una musica traumatizzante ma allo stesso tempo maliziosamente ingenua, con improvvisi momenti di genio e rapidi mutamenti del discorso che se:-. guono un rituale di meditata e costruttiva ricerca della libertà e della gioia interiore. ,La musica di « MU » porta alle estreme conseguenze la dissoluzione degli schemi musicali le cui categorie vengono spazzate via. Ci sono 59
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