INCONCERT festadelproletariato BENNATO Edoardo Bennato è forse I' artista italiano che riemp;e nel modo più comniuto il suo spazio; la musica è assolutamente elementare e anche i testi P.iocano su frasi sempl:ci, ripetizioni, sospiri, urletti, ammiccamenti. La cosa essenziale, quella che porta Edoardo a essere uno dei pochi veramente bravi della nostra scena è che sul palco tutto funziona in modo magico e perfetto; due parole, due accordi una frase di armonica e la gente è già sinto.r;iizzata sull'onda di Bennato e ci rimarrà per un bel po' anche dopo che ha smesso di suonare. I suoi punti sono il ritmo e l'ironia; non c'è mai né un Paolo Ciarchi e Isabella fino all'anno scorso lavoravano con Dario Fo nel Collettivo Teatrale la Comune; quest' anno il collettivo si è diviso: da una parte Fo dall'altra più o meno tutti gli altri. Ciarchi recitava e cantava canzoni politiche; belle, ben fatte, s"incere, però una di quelle cose che servono solo ai compagni che si entusiasmano a risentire cantati problemi e convinzioni_ All'inizio della nuova stagione ha cambiato completamente 52 giovanile attimo di compiacimento né <ii un «darsi» al pubblico in modo sbagliato. Bennato rimane sempre quello che canta; alla fine lascia la voglia di fare, cli cambiare le cose; e onanrlo va via ti lascia da solo e non con l'illusione che possa fare e stia facendo qualche cosa di più per te oltre a quello che ha fatto: cantare. In venti minuti viene fuori la sua forza, la decisione, e la sua fragilità la tensione di cui ha bisogno per riuscire a cantare a dire le sue cose. La musica è quella di chi ha passato anni a suonare Dylan e Gutrie per sé e per gli altri; tutto arriva inequivocabilmente da lì, ma vive in modo autonomo nelle direzione; insieme a Roberto Cacciaguerra e Alfie del Comitato VietNam di Milano ha preparato uno spettacolo di diapositive e musica, « Cammina cammina» che una delle cose più piene e interessanti che ci siano in giro. Le diapositive, sempre belle e efficaci, centrate, fanno vedere una giornata comune di un proletario. Foto idilliache di alba con suo· ni id uccelli, accordi sfuggenti di piano elettrico, quando l'uomo sta ancora canzoni scritte da lui. Ouan· do canta Woody Gutrie non riesce a staccarsi dalla dimensione del rifacimento affettuoso e non si sente tanto quella bellissima vena napoletana che salta fuori nitida e originale nell'esecuzione del suo materiale. Il rapporto fra disco e spettacolo è tutto a vantaggio dormendo. Sveglio nella casa, si lava, beve un caffè, sfoglia un giornale (l'Unità), il suono cresce; diventa teso, elettrico, duro e quasi heavy nella ritmica, pieno di colori e segnali di fiati, piano elettrico, trombette da carnevale, quando è sulla strada verso il lavoro. Tutto si sgretola e si confonde nel caos, nella tensione, dentro la fabbrica e prende colori di solitudine e angoscia al ritorno nella casa. dello spettacolo; il disco affoga molta spontaneità e anche il suono generale della cosa è mii:iliore dal vivo. Edoardo Bennato con chitarra, tamburello a pedale, armonica e kazoo è una delle poche cose che valga veramente la pena di vedere. Massimo Villa La qualità musicale dell'esecuzione è estremamente variabile, da incredibilmente tesa, piena, vera, struggente da quanto convince, a mediocre, co nuna media comunque piuttosto buona. La mancanza di uno schema preciso e la presenza di musicisti non troppo coscienti dal punto di vista « professionale » porta da una parte a degli spettacoli eccezionali, in cui tutto è di una verità abbagliante, in cui non esiste neanche per
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