Muzak - anno II - n.09 - luglio 1974

JOHNMAYALL J. Mayall: « Dai -Hi Tide, dai una definizione del blues per Muzakl » Hi Tide Harris: « Per me, per me il blues è un uomo buono in un cattivo stato d'animo». Siamo sul bus in viaggio da Napoli a Bari. Ho con me una nuova band ed è molto importante che in questo momento stiamo avendo il nostro debutto. Per me è particolarmente importante. La maggior parte, dico il 90 per cento dei gruppi rock che suonano attualmente ba• sano le loro esibizioni su un repertorio di cose provate fino alla nausea mentre le mie band non conoscono prove: è tutto improvvisato. Questo è il motivo per cui a Roma dovevo leggere su dei foglietti degli accordi. Le canzoni si sviluppano e diventano qualcosa solo di fronte al pubblico, inutile quindi esercitarsi a casa su una serie di note stabilite. A Roma è stata la prima volta che la band ha suonato assieme ed è stato un buon spettacolo, ieri a Na• poli è stato meglio e stasera a Bari sarà più bello ancora. E' una questione di evoluzione, di imparare con chi stai suonando. La stessa cosa che succedeva ai tempi di Eric Clapton o Mick Taylor. Il fatto di trovarsi davanti al pubblico è importante come è pure importan• te sapere d'essere circondati da persone che sono ottimi musicisti e con cui si sente qualcosa in comune: l'ispirazione non tarda ad arri• vare quando si è a proprio agio. Un'ispirazione può venire da qualsiasi cosa o persona che ci procuri un senso di be• nessere, nel caso di questo tour ad esempio David Zard che si è preoccupato che ognuno fosse contento. Scherzi a parte! C'è u·za coRipenso all' immagine di John Mayall mentre me ne vado sotto il sole verso l'albergo dove lo devo incontrare e me lo vedo ricoperto da perizoma e pelli di daino che razzola torvo nella sabbia rossa del Laurei Canyon con lo sguardo allampanato e l'aspetto maci• lento. Questa immagine mi sta appiccicata nella mente e allora cerco di figurarmi una personalità al di là del1' aspetto fisico ma mi torna di nuovo in mente il bluesman freack alla ricerca di uno spazio in cui muoversi sotto il sole caldo della Ca• lifornia. Non so chi John Mayall fosse a quei tempi ma l'uomo che mi si para ora davanti non sembra affatto fluttuare su mistici cuscini e sembra anzi avere entrambe le gambe (una rotta) saldamente connesse col suolo sottostante. « Non so assolutamente in che modo la droga possa influire sulla musica» dice tra l'altro quando si tocca l'argomento « perché io non ne uso mai. Questa è una band di bevitori » e guarda con aria paterna i ragazzi del gruppo impegna• sa che in questo paese rende la vita dura a un musicista ed è la penuria di ragazze. Eh sì, perché io penso che una donna sia la molla che fa muovere un uomo in avanti e in Italia oggettivamente sembrano esserci più uomini che donne. Un riflesso di questa situazione si può vedere nel fatto che il referendum sul divorzio sia un fatto così grosso qui mentre negli altri paesi in Europa eccetto la Spagna non è assolutamente un problema; la popolazione è evidentemente sbilanciata: troppi uomini. lo ad esempio non ho conosciuto nessuna ragazza in senso biblico fino a 22 an• ni, le donne semplicemente non sembravano avere alcun interesse in me e la donna che incontrai allora è stata per dieci anni mia moglie. A 32 ho incontrato un' ti con vari aperitivi. Mi accorgo adesso che John è tutt'alto che macilento. Cerco di addentrarmi nella conversazione sperando che mi segua ma c'è una terribile atmosfera da conferenza stampa in cui ognuno ha un sacco di cose da chiedere. Così ci mettiamo d'accordo che lo seguirò nei tre giorni di tour in Italia e avremo magari anche l'opportunità di tenere un diario di viaggio. Nei giorni seguenti abbiamo più occasioni di chiacchierare visti i frequenti incontri al bar dell'albergo e cominciamo intanto col decidere che il diario di viaggio è fuori posto per motivi di tempo e che John inciderà per me un paio d'ore di parole che diventeranno poi il suo articolo. Un giorno Larry Taylor si sente particolarmente generoso e mi presta il suo registratore (il mio s'è rotto subito il primo giorno) e così posso cominciare a raccogliere questo documento che John ha definito « la prima intervista onesta in dieci anni di carriera». altra donna e così ho lasciato tutto, lavoro e famiglia, per dedicarmi completamente alla musica. Vedete come una donna può essere ispi• ratrice addirittura di un cambiamento di vita così radicale? In quanto ai cambiamenti devo dire che io non credo più troppo alla ribellione, piuttosto credo nell'evoluzione. Direi ai giovani io che ho 41 anni e me ne sento al massimo 18: « Siate pazienti e un cam• biamento non tarderà a venire... e non distruggete perdio! » Quello che accade oggi per i cosiddetti dropout è molto simile a quanto accadeva ai negri d'America fino a pochi anni fa e le cose sono cambiate oggi. Un'altra cosa vorrei dire dato che questo sembra essere un oggetto continuo di discussione qui: per me la musica non è ed è giusto che non sia gratis. Chi è arrivato ad una certa posizione nel mondo della musica l'ha fatto lavorando duramente quindi è giusto che anche chi vuole ascoltare lavori per pagarsi il bigli~to. Si potrebbe certo discutere circa i prezzi dei biglietti, ma la musica gratis in nessun modo. lo lavoro sempre duro quando sono sulla strada. Come quella volta che Sugarcane Harris fu arrestato per droga proprio alla vigilia di un tour in Giappone e noi fummo costretti a par• tire 'in tre: io, Larry Taylor e Harvey Mandel. Fu molto faticoso suonare in tre ma anche molto soddisfacente. A pensarci è piuttosto triste che Sugarcane sia schiavo di questa abitudine che gli distrugge la vita. Ancora viene a trovarmi ogni tanto a casa e sta un po' lì poi se na va silenziosamente come è venuto e io so che è solo colpa del suo vizio se non riesce a guadagnare quanto un genio come lui dovrebbe. Perché Sugarcane Harris è un genio. Prendete uno qualsiasi dei suoi dischi e ve ne accorgerete. Torniamo un po' a me e ripensando ai miei inizi debbo dire che è stato piuttosto difficile. Dover organizzarsi: trovare qualcuno che ti passi 50 bigliettoni per una serata e il giorno dopo trovarne un altro e poi un altro ancora per poter cominciare dopo un certo numero di anni, se sei stato fortunato, a decidere tu come e quando ti interessa esibirti. Devi cercare di vendere quello che suoni, un promotore viene poi ad ascoltare e si fa un calcolo per stabilire se quello che suoni gli può rendere in qualche modo. Naturalmente questo può significare per alcuni artisti il dover scendere a compromessi coi gusti del pubblico ma questo fortunatamente· a me non è mai capitato. Il fatto è che suonare non è mai stato il mio modo di guadagnarmi da vivere fino all'età di 31 anni (sebbene suoni il blues dall'età di 13). Fino ad allo47

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