La prosa spoletina ha avuto quest'anno il rilancio che tutti si attendevano da quando Romolo Valli è stato chiamato alla direzione del Festival dei Due Mondi e al suo fiuto di uomo intelligente e moderno è dovuta senza dubbio anche la massiccia presenza di spettacoli d'avanguardia che, a pensarci bene, solo l'inaugurale Malato immaginario (regista De Lullo, protagonista lo stesso Valli) si sottrae a questa definizione, nella quale si possono invece far rientrare agevolmente i Tre frammenti di teatro da camera di Dario Serra, A letter far queen Victoria di Robert Wilson. il Leviathan di Alessandro Fersen e l'Histoire du théatre del gruppo TSE. Riservandoci di trattare nel futuro gli ultimi dee spettacoli citati ci limiteremo per il momento a Robert Wilson e a Dario Serra. Chi non conosce, almeno dì fama, Robert Wilson?Americano, sulla trentina, ideologo della frammentazione spazio-temporale del gesto teatrale, Wilson è quasi leggendario per la durata dei suoi spettacoli che, quando va bene. coprono l'arco di ventiquattro ore, ma possono anche durare una settimana, come è accaduto ad un recente festifal in Persia. A Spoleto, accompagnato dal codazzo dei suoi fans italiani, Wilson, con grande scandalo dei suddetti, ha portato uno spettacolo che durava solamente cinque ore, compreso un prologo montato in dieci stanze, da vedere come una mostra. Dooo aver assistito a questoA letter for queen Victoria mi veniva in m0nte una hattnta di Fh1iano che diceva :« Conosco una cosa oiù noiosa dei libri sulla Cina: lr1Cina stessa ».Allo stesso modo potrei dire:« conosco qualcuno più noioso dei wilsoniani: Robert Wìlson ». La battuta è buona, ma non è così. I wilsoniani (e specialmenti i wilsoniani nella
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