Muzak - anno II - n.09 - luglio 1974

prassi come per esempio il Carrozzone di Firenze), sono molto ma molto più noiosi di Robert Wilson, che è irritante, ma anche sconvolgente ed è comunque un grosso uomo dì teatro. Per cinque ore.che finiscono col sembrare dieci, si assiste a gesti infinite<;imali mille volte ripetuti, a borbottii confosi, a misteriose apparizioni immerse in una spessa cortina di fumo. Non c'è storia e non ci sono fatti. ma lo spettncolo ha uno strano potere avvincente che costringe il pubblico a reagire e a caricare di significati interiori quanto avviene sul palcoscenico e se una delle prime reazioni sarà indubbiamente insofferente difficilmente lo saranno le ultime. A ciò si deve agf!iungere che in alcuni momenti Wilson compone sintesi sceniche di una bellezza e di una poesia difficilmente eguagliabili, coadiuvato da un funzionale e nutritissimo gruppo di attori tra i quali (che ne avrebbe detto papà?) spicca il figlio di Bertolt Brecht. Per lo spettatore militante di teatro di sperimentazione l'incontro con Wilson è poi fondamentale per capire in che misura realmente (anche a prescindere dagli infelici imitazioni di cui sopra) il giovane teatro sia debitore al maestro americano di atmosfere e dì idee. Dari Serra, pittore e burattinaio, si era distinto due anni fa presentando al Teatro alla Ringhiera una riduzione scenica del Faust di Marlowe. E sembrerebbe proprio che il mito dell'uomo che vende l'anima al demonio lo affascini in particolar modo, visto che il primo dei suoi Tre frammenti è una sintesi scenica del venticinquesimo capitolo del Dottor Faustus di Mano. Anche qui i personaggi del Demonio di Adrian Leverkhun sono affidati a due pupazzi i cui volti espressivi emergono dal buio profondo del piccolo palcoscenico da dove ci ripropongono il dramma dell'essere artista e quindi implicitamente maledetto. Questo spettacolo di Serra, completato da brevi visualizzazioni di brani musicali, ripropone un'idea del teatro estremamente cerebrale e intellettualistica che richiede dallo spettatore un grande sforzo di concentrazione, non di rado a rischio di risultare un po' pesante. Giovanni Lombardo Radice Sopra la Compagnia di Dario Serra (secondo da sinistra) davanti ai pupazzi dei "Tre frammenti per teatro da camera» Sotto una scena di « A letter far Queen Victoria» al centro Stephan Brecht

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==