Muzak - anno II - n.09 - luglio 1974

posta Salve, ho visto sul vostro giornale la rubrica sul teatro d'avan· guardia. Era ora che qualcuno muovesse -le acque. Siamo rimasti molto contenti dell'impostazione data. Perché non estendete il vostro discorso a tutte le forme d'avanguardia come cinema, poesia, 'letteratura, pittura? Ne verrebbe fuori un discorso più complessivo e globa,le. Un altro consiglio: buttate a mare definitivamente tutte quelle scemenze che non interessano nessuno come le notizie, stampa estera o Muzak e gli altri. Che David Bowie faccia il fesso anche in teatro o che Alice Cooper si ghigliottina e cose simili sinceramente non ci interessa un tubo. Sa-luti da Countrj Joe Va bene -la svolta politica, va bene demitizzare i « mostri sacri», va bene andare in rotocalco, meno bene darsi l'aria da professori anche se progressisti, meno bene la mancanza di un coordinamento più reale con gli « aJternativi ». Altri appunti e noterelle: folk più continuo e di ricerca, poco rock (distruggetemi anche Wakerman, per favore), inchieste più spesso, siate più vivi. Sono stato promosso con la media del sette; ho la moto, la ragazza, leggo Muzak attentamente, sono un beat. Va bene questo prototipo? Ciao. Sergio Ferreri. Modena P.S. - Estendete la rubrica posta, potrebbe essere la garanzia contro la continua tentazione di salire in cattedra. 4 COMUNICATO A tutti i musicisti ed i gruppi musicali pop, jazz, folk, di musica popolare o classica che dispongano dii una produzione originale. Esiste -la possibilità di suonare in una serie di concerti che si terranno in autunno a Bologna e forse in provincia; essi saranno sempre seguiti da un dibattito con il pubblico sulla fuzione della musica e sui legami che essa ed i musicisti che la producono; hanno con la società. Siamo per ora in grado di garantire per i musicisti un rimborso del'le s,pese e sol· lecitiamo, ove sia possibile, la collaborazione dei musicisti stessi, ed anche di altre eventuali ,persone interessate, alla organizzazione ed alla gestione delle attività. I principali scopi della nostra iniziativa, che ha già dato alcuni risultati nei mesi da febbraio a maggio, sono i seguenti (esposti molto in breve, a causa de'lla carenza di spazio): - mettere a disposizione del pubblico che ne senta l'esigenza dei concerti gratuiti, o a prezzi ridottissimi, man· tenendo un accettabile 'livello qualitativo; - effettuare (o tendere ad) una gestione « alternativa » (il termine non vuole forse più dire niente, ma speriamo che ci capiate) della musica, per attuare un coinvolgimento non mistificante di più larghe masse di cittadini, non solo giovani; - togliere dal'le mani de « soliti » H monopolio dei concerti, per la creazione di (o la tendenza ad una gestione aperta e collettiva); - favorire un costruttivo momento di dibattito e di chiarimento tra il pubblico ed i musicisti ai fini di una comune crescita cultura·le e politica e di una maggiore consapevolezza, e quindi - fare in modo che la musica non sia intesa sempre e soltanto acriticamente come un fine, ma con maggiore chiarezza critica, come un mezzo utile alla formazione di una coscienza individuale e collettiva; - dare spazio a gruppi e musicisti giovani e aperti perché possano esprimersi più liberamente (sta, tra l' altro, iniziando a funzionare qui tra noi un collettivo di lavoro e di organizzazione di musicisti la oui linea si uniforma abbastanza a quella qui accennata). Per informazioni e/o adesioni mettersi in contatto con: Collettivo Musica • Quartiere Irnerio - Centro Culturale « R. Tolomelli » • Discoteca Jazz «B. Balocco» - Via G. Petroni n. 9 . 40126 Bologna - tel. 277615 (051) fornendo tutte le notizie interessanti e, possibilmente, una documentazione sonora registrata su cassetta. CAGE DI:FESO CONTRO I SUOI AMMIRA TORI Caro Pintor, la difesa d'ufficio a cui mi costringi (cfr., la recensione al disco di John Cage della coJ.Jana « nova-musicha » - Cramps ORiSLP6101- di cui .sono re. sponsabile) non solo mi permette di preruderti per il collo proprio come si fa con i gattini soro i, se non altro per distrarti dai languori terzomondisti e neocristiani di un Nono, ma di sputtanare anche la canea critica dei tuoi « infenmieri » che scrivono su « Muzak » (non fanno a1tro che parlare di crani scoperchiati, nervi tirati, vibrazioni, cervelli in eboHizione, tendini eccitati e cosi via!) che hanno imboccato la fa. cile strada (ingoiato l'esca!) della musica da moschea o da camera (da letto) indiocairota. Strada che porta ad evocare ad ogni concerto lo spirito santo più o meno ben temperato, well tuned, come dicono in California. Spirito santo o del mondo che puntualmente non compare mai nonostante la buona volontà, l'aria mistica delle attese, le bacchette d'incenso da quattro soldi, il togliersi le scarpe, la posizione del loto che rompe la schiena a chi è abituato a stare in piedi dietro il tornio, il metafisico no-smoking come nei treni, ed altre corbellerie da oratorio. "f.usai meglio di me a quale scempio politico ha portato leccare il « made--in-usa », il colonialismo cultourale pop. americano dell'easy listening, dell'ascolto regredito in un paese come l'Italia cosi musicalmente ineducato da escludere la musica dagli stessi programmi scolastici di storia dell'arte. Basta ve- ., dere il livello - esclusa qualche passabile eccezione - del ghetto musicale sul Lambro organizzato dai bottegai di « Re Nudo ,. per misurare il massacro! Per cui è con molto stupore che ti ho letto parlar male del nostro esperimento e, in fon· do, del più grande compositore vivente (per quel che valgono gli artisti ben inteso!) tanto vigli~ccamente disprezzato dai bor.ghesi quanto poco conosciuto da coloro per cui si batte in nome detla fragile libertà creativa di fare musica. Ma vediamo uno al-la volta i punti della polemica. Tu scrivi: « la pessima scel• ta dei pezzi », ma se li abbiamo concordati direttamente con Cage? Il fatto è che di Cage siamo abituati al'la facile brodaglia di alcuni pezzi d'occasione, scritti spesso per fame che per convinzione e non invece a quelli che segnano nella loro crudezza il passaggio dal· lo stordimento nauseante del suono al candore magico del silenzio, silenzio che invita a lasciare le armi del rumore (,leggi: chitarre) per tuffarsi fra il rumore delle armi, prendere coscienza non già dei benefici dell'OM, ma del regime delle bombe in cui viviamo. Come dicono i turisti che sono stati in India liberarci dal Moha. Così, vedi, non è un problema di pezzettini di feltro fra le coroe del pianoforte, né di impianti di amplificazione, ma del rientro nella vita quotidiana, abbandonare il divertimento (la cui etimologia - divertire, dividere, separare - già dovrebbe inorridire) ed entrare nella festa. Tu parli di feticismo dello strumento e di satira male orchestrata contro le iagne postweberniane. Ma allora cosa dovremmo dire dellle protesi elettriche dei nostni campioni del pop, dei diecimila watts di parco Lambro, del rigurgito para-or~astico della scena inglese, dei Grateful Dead che si mettono a comporre musiche nello sti· le James Dean, anni '50? In realtà i pezzi che sono stati scelti per questo disco sono anche quelli più facilmente ripetibili da tutti, con qualche apparecchio radio, registratori portatili e microfoni da un paio di biglietti

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