lismo di vecchie apologie per menti ingenue. Biglietto per l'Inferno TRIDENT RECORD$ m.b. Primo disco per questo gruppo decisamente rock. Pas mal, mostra alcune venature originali che ascoltiamo con piacere. Non è la musica che preferiamo e che secondo noi può dire qualcosa di veramente nuovo, ma amiamo constatare la presenza di una certa ironia che pare essere sconosciuta ai gruppi italiani presi nella loro roboanza. Anche i testi cercano (con risultati alterni) di dire qualcosa oltre la metodica banalità a cui siamo abituati. Gruppo divertente anche dal vivo grazie al « duro » cantante e flicornista che, iperagitato, pare guidare una carica di cavalieri all'arma bianca. OSANNA Landscape of Llfe FONIT CETRA Quarta fatica discografica per gli Osanna, dopo un silenzio durato più di un anno. Indipendentemente dal giudizio sul disco, ci viene da chiedere che senso possa a38 UZ/ll!J[ì vere incidere un disco se a questo non corrisponde nella vita un effettivo confronto e una reale collaborazione musicale; rispetto di contratti discografici? divertimento da tavolino? Il disco è buono, stranamente buono per essere un prodotto italiano, il disco può trovare una collocazione nel mercato, ma, non esistendo veramente il gruppo Osanna, che spazio reale può trovare nella musica di casa nostra? Il disco è buono, dunque, incapace, tuttavia, di lanciare la parola nuova, l'esplosione e il discorso veramente originale. Mantiene alcuni dei difetti tipici del nostro compromesso musicale: i testi in inglese, prima dolente nota, facciamola finita una volta per tutte; a questo primo difetto ne corrisponde subito un'altro: l'impostazione vocale che, necessitando dell'inglese, dimostra chiaramente i limiti di originalità, e insegna quanto poco siano liberati i musicisti italiani. Ovvio che non è il problema della lingua, ma dell'impostazione vocale: se al posto delle parole inglesi ci fossero parole italiane cantate nello stesso modo sarebbe sicuramente peggio. Comunque in generale è da notare una maggiore distensione, un suono più maturo e meno esibizionista. COLLANE • JAZZ A CONFRONTO • Questa serie dedicata al jazz esiste grazie al caparbio entusiasmo di Aldo Slnesio, un simpatico ma coriaceo siciliano che da solo produce, impagina e distribuisce, si può dire negozio per negozio, i suol dischi. Indubbiamente non deve essere facile riuscire a sopravvivere in questo modo, comunque Sinesio, arrancando tra le diffico:tà del mercato è riuscito ad arricchire la collana, che già comprendeva cinque dischi, di altri quattro LP. Eccoli nella numerazione della serie: 1) Irio De Paula; 2) Marcello Rosa Jazz Ensemb!e; 3) Gianni Basso; 4) Frank Rosolino; 5) G'ancarlo Schiaffini; 6) Giancarlo Barlgozzi; 7) Martin Joseph; 8) Mario Schiano e Giorgio Gaslinl; 9) Renato Sei- /ani. E' un elenco pieno di cose interessanti e un po' per tutti i gusti, il cui accostamento trova una giustificazione nel siçinificato stesso della collana Tanto per cominciare bisogna dire che si tratta di un nuovo importante contributo al jazz italiano (validamente rappresentato nella maggioranza delle incisioni), che ha sempre bisogno di spazio e di incoraggiamento, specialmente ora che sta faticosamente acquistando una sua dignità Internazionale. Ma sono presenti anche dei nomi stranieri, e in questo accostamento possiamo capire il vero significato del « confronto,. Chiamando così una collana jazz appare subito chiara l'intenzione di operare positivamente sulle diversità degli stili delle tendenze, dei linguaggi e così via, per superarli in un discorso comune che né isoli il jazzista italiano nel ghetto della provincia culturale, né metta forzatamente gli stranieri su un piedistallo di superiorità. Il • Jazz a confron\o ", quindi, è un'occasione da non perdere soprattutto per il jazz italiano. allo scopo di mettere le basi ad una decisa autocritica, e allo stesso tempo un'occasione per verificare quello che veramente si può dire senza apparire risibilmente ambiziosi e senza rassegnarsi ad • Imitare • in un paese cu·turalmente malato di provincialismo deteriore e di nazionalismo culturale. g.c. GUIDO MAZZON e Gruppo contemporaneo • GAETANO LIGUORI « Cile libero, Cile ro110 • GIANNI BEDORI « Dedlcated to Picasso • ANDREA CENTAZZO «Ictus» Bisogna innanzitutto riconoscere il coragg·o che ha avuto la PDU nel promuovere una serie di dischi di jazz italiano 1'avanguardia. Il jazz italiano. ~uesto ormai è risaputo, non ha mai avuto la vita facile. E' un discorso difficile per chi produce. per chi suona, per chi organizza concerti. Tanto più se si tratta di jazz d'avanguardia. E' diventato un luogo comune citare l'esempio di Franco Cerri, costretto a posare per sciocchi manifesti pubblicitari, ma al di là di questi casi più evidenti. la realtà resta comunque diffici-
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