nuta nelle forme e nelle righe di un'opera prima, Henry Cow, formazione tra le pilota della nuova avanguardia elettroacustica di estrazione inglese, insieme ad Hatfield And The North nell'orbita Virgin, propone nuovi suggerimenti tonali nell'ambito di un'espressione rivisitata dal classico, dal politona:i'smo (lo scomparso Milhaud insegna) dall'incontro fra la composizione mobile e vivace di estrazione rock-jazz ed un tipo di visione fantastica, fuggevole, Intensa di derivazione attrazionale. Musicisti di rilievo, gli Henry Cow non lasciano nulla al caso, così come l'intero costrutto di questo album appare frutto di un collage preordinato, quanto libero, di elementi dissociati fra loro, pure perfettamente integranti il quadro cora!e del lavoro. Per questè ragioni le due parti si snodano fluidamente, senza le incertezze della prima opera, dove l'elettroacustica inglese aveva fi'rmato il primo, importante capitolo di questi anni {fra le ali dell'esperienza dei King Crimson e primi Gentle Giant è bene precisare) è vero, ma dove aricora esisteva una contraddizione tra le geometrie sonore proposte e lo spirito slegato mentalmente, pazzoide ed introverso alla base. L'uso di fiatf a timbro dolce. clarino, flauto, recorder ed oboe soprattutto pare. in « Unrest », cogliere le fila dell',intero discorso elettroacustico: il connubio di elementi tanto diversificati quali i predetti ed una certa elettronica gustosa e contenuta non da, in effetti, il completo orizzonte compositivo, lo impegno collettivo, di gruppo, quanto una semplice col.ocazione è tale da sollevare, in,ultima analisi, nuove perplessità: certo tipo di impressionismo sconcerta: ad esempio le prime frasi di « Solemm Music » e « Linguaphonie » dove al timbro sia trimentale che vocale vien dato 36 YZ/IA /J{} il compito di costruire ed arti· colare il suono, di soggettivare un'intera atmosfera, tentativo di ostica comprensibilità (non se ne vedono, cioè, le possibili evoluzioni). poi il tipo di espressione, forzatamente colta, in qualche modo antipopolare, che ha la sua giustiNcante nel disperato senso di vuoto sonoro oggi presente in Inghilterra, nel genuina verginità •espressiva ... ma Henry Cow non spiega appie_ no la crisi, non enuncia con chiarezza i contrasti che lo muovono nell'ambito di questa avanguardia, coglie i migliori risulta• ti in una prima parte meno esotista, più sospesa nel sistema armonico tradizionale, si ascolti ad esempio la bella sequenza di « Ruins », una musica quasi riappacificata con il duro gio. co che vuole, all'origine stessa. combattere. m.b. LARRY CORYELL « The Eleventh House • Questo nuovo album di Coryell, esce quasi contemporaneamente all'ultima fatica di Mclaughlin, « Apocalypse ». così che un confronto è praticamente inevitabile. Coryel è pieno di idee, vivo ed elettrizzante. riproponendosi di forza all'attenzione di tutti, mentre il Mahavishnu Mclaughlin ha suscitato grandi perplessità con con la sua ultima obera, che esaspera il rigore strutturale delle precedenti prove e che mette a nudo i pericoli che possono derivare da una non calibrata ambiziosità intellettualistica. In sostanza questi ultimi dschi hanno messo in luce le differenze culturali umane e caratteriali dei due grandi chitarristi, anche se resta intatto il legame che li unisce. Un legame costruito in anni di amicizia e di esperienze comuni, concretizzatesi in « Spaces », che rimane l'indiscutibile capolavoro scaturito dalla loro collaborazione. Insieme, con le rispettive consorti, hanno intrapreso l'esperienza della meditazione orientale sotto la guida del guru Shri Chimnoy {le sue parole appaiono sulle copertine dei dischi di Mc Laughlin). reagendo però diversamente. Coryel, infatti, americano. dal carattere più semplice e spontaneo, evidentemente insofferente alle discipline mentali, ha piantato .tutto per seguire la sua strada, mentre l'amico ha continuato fino in fondo la strada del misticismo orientale. In « The eleventh house » tutto questo è evidente. Si avverte subito. il debito di cui questa musica risente nei confronti della « Mahavishnu Orchestra». Molte intuizioni sono chiaramente riconoscibili e in alcuni brani i dialoghi circo·ari degli strumenti solisti, sostenuti da una batteria instancabile e trascinante, denunciano la loro esplicita derivazione. Ma la atmosfera è completamente differente. Nel complesso si respira .in'aria di maggiore freschezza e libertà solistica, laddove la Mahavishnu sembrava troppo costretta nella rigidezza dei suoi schemi. E la semplicità e l'immediatezza della musica di Coryell si contrappongono alla costruzione talvolta eccessivamen. te rarefatta e vaga del gruppo di Mc Laughlin. I favolosi musicisti che accompagnano Coryell in « Eleventh house » sono: Alphonse Mouzon {batteria), Randy Brecker (tromba), Mike Mandel {tastiere). Oanny Drifan (basso), tutti solisti, impegnati al massimo delle loro possibilità. Soprattutto Mou. zon la cui energia non è inferiore alla potenza e al feeling di Billy .Cobham. Da notare, inoltre, la presenza di una tromba nell'organico, che da Il necessario calore jazzistico, ben amalgamato nel contesto elettrico del gruppo. Immancabile poi una citazione dei Weather Report nel brano « The funky waltz » che è esplicitamente ispirato a « Boogi~ boogie waltz » {v. SWEETNIGHTER). Ottima prova di Coryell, in sintesi, che si propone come una possibile alternativa agli attuali labirinti estetici di John Mc Laughlin. g.c.
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