Muzak - anno II - n.09 - luglio 1974

O vecchiarella mia ... Villanella napoletana del XVI sec., ha per protagonista una tipica vecchia napoletana ruffiana ed intrigante a cui il giovane innamorato chiede di fare da intermediaria per ottenere le grazie di una fanciulla. In questo momento ci vorrebbe proprio una vecchia ruffiana napoletana per chiederle di accompagnarci nell'oscuro labirinto « folkistico » formatosi in questi ultimi anni. « Ciò che contraddistingue il canto popolare, nel quadro di una nazione e della sua cultura, non è il fatto artistico, né l'origine stori• ca, ma il suo modo di concepire il mondo e la vita, in contrasto con la società ufficiale». (Antonio Gramsci) Il potere borghese, fin dal suo evento ha condotto una serie di operazioni atte a disgregare e distruggere il vero folk in quanto esso per la sua forte base di veridicità comunicativa contestava alla cultura ufficiale la sua incomunicabilità poggiata su uno stile «pulito» di bel canto da melodramma e romanza da salotto, forme che tendono a far prendere coscienza al popolo che la sua cultura non è una vera e propria cultura. Quest'operazione di distruzione del significato culturale dell'espressività popolare continua tuttora con il tentativo di integrare il folk e farlo diventare un fatto di consumo, in modo da dargli un carattere prettamente evasivo. Si vagheggia ad un senso poetico del mondo popolare, da questa visione non può che scaturire un'inquadratura aprioristica di un folklore innocuo e privo di una vera e propria cultura popolare che ha sempre preso parte alla storia. In generale, fin dall'800, le tradizioni popolari sono state viste come momento arcaico della cultura giustificando 26 gli elementi del folklore come relitti di antiche civiltà tramontate. Oggi assistiamo ad un recupero dei vecchi substrati musca'1i del passato, i gruppi ,più avanguardistici della musica pop, underground o qualunque a'ltra etichetta gli si voglia dare, tendono sempre più a sviluppare -le loro conoscenze musicali nei retaggi culturali di un mondo antico che nasconde nei suoi canti un insieme di problematiche che rispecchiano molte delle situazioni attuali. « Se il mondo popolare ha una sua cultura si può essere tranquilli che da questo punto di vista c'è un presupposto per costruire una nuova cultura alternativa su basi di comunicazioni non mistificate, in quanto sia J' arte, che tutte le forme di comunicazione del mondo e della cultura egemone poggiano su basi mistificate; in generale oggi la musica rappresenta la cultura ufficiale, e benché alla base ci sia un discorso di comunicazione dell'artista che l'ha creata, in una determinata situazione storica, in un determinato lanuoN compa9nla dlcanto popolare contesto cultura•le, oggi viene rieseguita ed invece di comunicare i valori essenziali di questa musica, (cioè i contrasti tra l'ideologia stessa dell'artista che ha creato questa musica e -le persone alle quali erano diretti), in realtà esprime solamente uno stato di potere del mondo borghese, in quale si autorappresenta con questa musica semplicemente per fare sfoggio di potere culturale. La musica popolare invece, esprime una comunicazione assolutamen te non mistificata né da'! punto di vista culturale né dal punto di vista collettivo, in quanto l'individuo si esprime con una serie di segnali precisi per indicare la sua posizione rispetto ad una comunità che è in grado di leggere esattamente e cli capire quello che lui vuole esporre ... » sono parole di Roberto De Simone, « capo » spirituale della Nuova compagnia di Canto Popolare, musicologo di estrema sensibHità, che insegna tra l' altro storia delle Tradizioni Popolari alla Facoltà di Filosofia di Salerno e storia della musica all'Accademia di Belle Ar>ti a Napoli, che puntualizzano la « sua » concezione di folk; egli dedica quasi tutto i'1 suo tempo alla minuziosissima ricerca dei documenti scritti e delle testimonianze orali della tradizione popolare, ed è per quesio che si reca dai più piccoli paesini dell'Italia alle più sconosciute terre degli altri Stati mediterranei riuscendo il più delle volte a « ricostruire » brani· di cui si era persa ogni possibilità di riascolto anche parziale. Nella canzone popolare la posizione del cantante, la sua fonicità, il suo modo di muoversi, tutto determina la buona riesecuzione di un pezzo e questo è stato compreso sino in fondo dai componenti della NCCP, che sotto la collaborazione di un

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