JB~ntry d'avanguardia, « I remember Du-dum » dall'altra. Meravigliose fotografie dei Jef- .ferson in occhiali neri su Life ( ! ! !). Ba"raonda di suoni nuovii, sporchi, chitarre e voci maltrattatè. La viola di John Cale per radkalizzare la paranoia, l'angoscia di Jim Morrison nella sua fine («Padre?» « Sì fJglio » / « Io voglio ucciderti ... » I « Madre, io voglio .. »), l'orgasmo di Help l'm a Rock fin troppo evidente: Freak Out in Reggio Emilia? Mai possibile? Fascino stvipparello della valigia di mia sorella. Quei due dischi dalle copertine assurde, ironiche, i colori finalmente visti, dei light show, gente buffa in un sorriso beffardo, e quel nome assurdo, il beat agricolo, Beppe Campagna e i Pesci, dalla frase del presidente Mao che dice che i rivoluzionari devono vivere tra il popolo come i pesci nell'acqua dell'oceano: «...noi pensavamo che i Fish dovevano essere la band della rivoluzione». Joe, Beppe, appositamente come Stalin, in un'America che considera i comunisti fuorilegge, uscita da non molto dalla crisi di Cuba, con in ballo la guerra in Viet Nam, un suono strano, un forte ricordo folk, chitarre pulì-te ma decise, corj da banda da due soldi, una musica strana, trasandata, inimitabile, e poi dolce, raffinata e aperta, i suoni dinnoccolati della campagna, il country sconvolto dall'acido e dalla nuova dimensione politica, una creatività mai più respirata. Musica piena di antichi umori, che si bea della tradizione per beffegg:arla subito dopo: anche nelle ingenuità psichedeliche, anche nel politico a tutti i costi, in tutto quel mondo di travestimenti e allusioni. STORIA DI UN SUONO Il campus di Berkeley, dunque, Free Speech Movement, assemblee non più genericamente pacifiste, ma contro la guerra, una violenta ricerca di vita. Non Joan Baez nel suo amore asettico e intimistico, neppure l'amore mistico del popolo-erba del22 la baia, ma un amore fisico, con un rapporto diretto con la terra, con la strada, con la folla che anziché danzare nei balli pubblici, si snoda in cortei, manifestazioni, lotta per le strade, e grida « fuck » piuttosto che sussur. rare « make love not war » • Niente fiori nei capell-i, lo spirito è quello dei pellerossa degli indiani delle riserve che cercano uno spazio vitale. Così è per lo Human bein, ed è il suono che trascina ·in un'altra dimensione il festival di Monterey, suono « diverso » nel semplice e primitivo andamento acido di Section 43, con l'armonica che perde la dimensione ritmica per muovers•i solo sul timbro, lamentoso e trascinante, per allargare le note come la coscienza. Electric Music For the Mind and Body, raccoglie in sè questa prima violenta e acerba psichedelia, un carosello di chitarre mai udite, Joe e Barry Malton indiscussi leader frenati nella regjstrazione in studio, privati dello spazio illimitato di un Garda, ma pieni della sicurezza dei tempi, coscenti di essere a cavallo della storia, il suono definito e diritto. Sullo sfondo un organo che dona colori in sordina, che attenua la forza dirompente della voce, che allontana dal country primigenio. Blues duri e ballate dolcissime, con un piede a New York, tra Velvet Underground e Fugs, e l'altro a San F,ranC'isco, nel suono nascente della baia. Country Joe canta, ilice pa· role, è legato alla canzone e ai suoi limiti. Dylan, per fortuna, è ancora troppo vivi (nonostante il recente incidente motociclistico) per essere dimenticato. Ma Country Joe è più aperto, ricorda Woody Guthrie. E' più esplicito, più popolare nella sua poesia, con una parlata chiara, nitida, che non si presta a troppe interpretazioni. Le allusioni sono inequivocabili, i personaggi ben delineati, con nome e cognome. La sottile ironia di Dylan, amara e proverbiale, diventa sarcasmo ridanciano, si socializza in un ampliarsi dell'oggettività della comprensibilità. Country Joe esprime veramente la situazione politica ed esistenziale di quel momento di gloria, se ne fa portavoce, senza rifiutare alcun ruolo. Ed è la mu. sica che è vita, e in questo modo riesce a essere politica. E' una musica frutto di una situazione ben più generale, che nasce sulla scia delle lotte studentesce, espressione necessaa-ia di un « popolo . in marcia ». E la vittoria sui media è prorompente, le canzoni censurate, mai trasmesse, le più ditruttive e antiamericane, diventano inni carismatici. Così è Superbird dedicata al presidente L.B. Johnson: « Guardate su nel cielo ora I Cos'è quello che sto indicando? I E' un uccello, un aeroplano, è un uomo insano I E' il mio presidente L.B.J. ». La satira è feroce; ma Superbird non è l'unica canzone che fa scalpore e che contribuisce allo scuotimento dei rampolli degeneri della grande America. Electric Music è una sorta di manifesto di ciò che sta accadendo nei campus. Finalmente le droghe leggere vengono cantate a gola spiegata, ed è Bass Strings (corde basse, ovvero marjuana), ma ancora Section 43 una delle prime trip songs, e certamente Grace (deilicata a Grace Slick) è più di una semplice allusione a un viaggio fatto con la « collega ». Dall'altra parte, la universitaria pre-Berkeley, la Not So Sweet Martha Lorraine che cerca sicurezza e morte nei libri, miope negli occhialetti da professoressa, incapace di vedere oltre il proprio naso. E' un rusco violento, nonostante i momenti dolcissimi e tristi di Grace e Sad And Lonely Time, che però radicalizza il discorso sulla trailizione fino al limite pur restando all'interno di una dimensione completamente tonale e popolare. Comunque le caratteristiche dei modi della canzone tradizionale sono così esasperate da diventare cruda parodia, ed è il caso del valzer Happiness Is • A Porpoise Mouth che pare fatto apposta per essere ballato da un orso. Il disco successivo sarà su questa stessa st,rada, ma con minore necessità di dis,truggere e tanta voglia in più di creare. STORTA DI UNA GRANDE MERAVIGLIA I . Feel . Like . l'm . Fixin • To - Die, i1 titolo del secondo album, un disco da non dimenticare, uno dei pochi che hanno fatto la storia del pop. « Venite tutti voi· uomini grandi e for,ti I Zio Sam ha ancora bisogno del vostro aiuto I Si è cacciato in un terribile guaio I Laggiù in Viet Nam I Così abbandonate i J.ibri e impugnate i fucili / Ci divertiremo un mondo. I Ed è uno due tre per cosa combattiamo? I Non chiedermelo, me ne frego altamente / La prossima fermata è il Viet Nam / Ed è cinque sei sette aprite i cancelli di perle I Bene non c'è tempo per merav,igliarsi I Woopee stiamo per morire tutti. I Venirte colonnelli e sbrigatevi / Finalmente è giunta la vostra grande occasione / Ora saltate fuori e acchiappate quei Rossi / Per. ché l'unico comunista buono è quello morto I E voi sapete che la pace può essere raggiunta solo I se li sbattiamo tutti all'alrtro mondo. I Vieni Wall Street e non es• sere lenta / Infanti questa è una guerra au-go-go I E c'è da fare un mucchio di soldi I Rifornendo l'esercito dei ferri del mestiere / Ma spera te e pregate che se la bomba fa bong I Lo faccia sulla testa dei Viet Cong. I Venite o madPi da tu1to il paese I Impacchettate e spedite i vostri ragazzi in Viet Nam / Veniite padri senza esitare I mandate i vostri figli prima che sia troppo tardi / Siate i primi del v,ostro ca• seggiato I ad avere un figlio che torna a casa chiuso in una bara. I ». The Fish Cheer & I Feel Like l'm Fixin To Die Rag, canzone mai trasmessa da nessuna radio americana « per i suoi sentimenti troppo anti-guerra ». E dovrebbe essere solo una filastrocca incalzante, un rag per buona pace dei sudisti, e invece è un'esplosione, la nuova Blowing, in the wind. Ancora a Woodstock la gente impazzirà al richiamo del Fish Cheed lanciato da Country Joe solitario sul palco. Vecchio Clown con i suoi motivetti da circo equestre che tramortiscono, con le buffonate, le simulazioni provocatorie e i travestimenti più impensabili: un apparato che non è esteriorità o pura forma, ma un insie. me che sulla scena è fuoco vivo. Ed è l'unico momento di allucinante sarcasmo, a parte due brevi consigli che si insinuano tra una canzo-
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