La notizia si sparse velocemente in onde di shock e doloroso silenzio - era scomparso: l'idolo, l'eroe, il mostro - scomparso insieme a tutta quella musica che il suo genio avrebbe conti• nuato a creare ancora per molti anni. Tutti coloro che conoscevano la· persona o amavano l'artista quel gior• no persero qualcosa da dentro, qualcosa che essi sapevano non sarebbe ritornata e ne sarebbe stata mai sostituita. Molta gente pianse; tutti accusarono la perdita. Le stazioni radio pop interruppero i normali program• mi e dedicarono tre giorni alla sua commemorazione tributandogli un estremo d0- -loroso saluto. Se quella tragica data lasciò un vuoto incolmabile nel mondo della musica pop, essa decise anche la consacrazione del mito del leggendario chitar• rista che conquistò l'amore del suo pubblico con la genialità e la selvaggia bellezza del suo soHsmo, con l'irruenza e la spontaneità della musica, con la sincerità del suo personaggio tanto provocante, sensuale e rivo- -luzionario nell'espressione artistica, quanto timido e incredibilmente innocente nella vita di tutti i giorni e nd rapporti col prossirro. A distanza di quasi quattro anni il ricordo di Hendrix è ancora vivissimo; non è difficile sorprendere se stessi a parlare del chitarrista con ammirazione ed entusiasmo, ad abbandonarsi al- 'le emozionanti memorie di qualche concerto o a citare le testimonianze che amici o parenti hanno fatto della sua persona. Ecco apparire l'immagine di Jimi, i vivaci colori della seta che si agitano sul palco e il Fender bianco che egli colpisce, accarezza e violenta sviscerandone suoni superbi e graffianti, poi bru· eia e distrugge contro una parete di Marshall a stento sostenuta da una squadra di tecnici. Ed ecco la musica, sensuale e magica, pregna delle vibrazioni acide e misteriose e della bellezza celestiale dei momenti introspettivi; ed ancora il fascino della sua personalità sensibile e ribelle, semplice e disincantata, costantemente presente persino nelle poche parole dette sul palco RICORDO DI JlmlHENDRIX La mattina del 18 Settembre 1970 la radio e la televisione americana cominciarono a diffondere un comunicato che annunciava la morte di limi Hendrix morte sopraggiunta in un coma prodotto da barbiturici nella pausa tra un pezzo e un'altra. Ma anche la leggenda ebbe un'inizio e una storia: essa cominciò quando il ragazzino di Seattle passava le sue giornate imbracciando una scopa come una chitarra e quando suo padre decise di rinunciare al proprio sassofono per regalargli il primo strumento. Molte persone lo ricordano ancora farsi le ossa nei gruppi di R&B di Harlem, girare tutti i piccoli locali di infima categoria nella speranza di poter partecipare a qualche session. Più volte Jimi con la sua prodigiosa bravura ingelosl gli altri musicisti fino al punto di non essere più accettato nelle jam e nei complessi, dove egli ine• vitabilmente scopriva un ruolo di star oscurando la personalità degli altri stru• mentisti. • Lo stesso Little Richard, con il quale Hendrix suonò per un certo periodo di tempo, lo allontanò per que- ,sta ragione, pur giustifican• do la decisione con motivazioni di ordine musicale (il ~;uono distorto e il volume alto non erano graditi al cantante). Venne il primo contratto discografico, il secondo, il terzo, il quarto: Jimi aspettava l'occasione buona, e con la fame che stava facendo ogni opportunità era buona. Qualsiasi persona poteva fargli firma• re un contratto discografico; era sufficiente che avesse un dollaro e· una penna. Poi finalmente l'esplosione, prima in Inghilterra poi in America. Lo stupore e l'incredulità del pubblico fu grande, si parlò di genio. Venne l'Olympia, il festival di Monterey, poi le grandi tournée... Eccolo salire sul palco con un ca-Ido sorriso sensuale e provocatorio ed accordare la chitarra. Le prime note, suonate ad un volume pazzesco, convocano sotto il palcoscenico un gruppo di tecnici che con gesti fanno capire quanto il volume sia alto. E l'uomo con la chitarra sorride ancora più dolcemente e dopo aver colpito una corda il cui suono fa letteralmente tremare le sedie, avvicinatosi al microfono chiede al pubblico: « E' troppo forte? "· « No, no! "• giunge la risposta. Un « thank you » esce fuori dalla magica chitarra e via. Dopo qualsiasi cosa poteva succedere - eri tu ed Hendrix contro il mondo. Prima di ogni concerto le autorità urbane venivano prese da una vera e propria paranoia, causata dall'inca• pacità di esercitare qualsiasi controllo sull'artista. La immensa energia che Jimi trasmetteva al pubbJico li impauriva; lo definivano « pericolosamente provocatorio » o UD « ribelle estre• mista del movimento di protesta », e vedevano in lui l'istigazione dell'isteria violenta delle masse. A causa di queste paranoie ogni concerto era « vigilato » da una miriade di poliziotti, quelli che noi chiamavamo « porci fascisti », che tentavano in tutti i modi di schiacciare le nostre gioie. In UDO spettacolo a Boston, nel periodo delle dimostrazioni studentesche del '68, c'era• no nel teatro circa quattrocento poliziotti, armati di manganelli, lacrimogeni, scudi e elmetti; una ventina di essi formavano un cordone di protezione (?) sotto il palco. Hendrix stava suonando « Wild Thing », quando una groupie, considerando i movimenti della lingua e del bacino del chitarrista troppo eccitanti, tentò di saltargli addosso al grido di « pace, ti amo prendimi ». La prese invece la polizia che cominciò a picchiarla furiosamente. Jimi osservava la scena dall'alto 15
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