tà di marche e modelli di batterie sul mercato, i prez· zi di queste, ormai, vanno da un minimo di 150.000 li• re al milione e mezzo. Le migliori marche sono: Ludwig, Gretsch, Rogers, e la italiana Hollywood. Le migliori marche di piatti sono sostanzialmente due: Paiste e Zildjan; un piatto di queste marche costa, in media, 60.000 lire. Il Gong è uno strumento importato dall'Oriente e trova, attualmente, i favori della musica contemporanea e di quella parte di jazzman che si ricollegano alla musica orientale. Oggi è molto diffuso uno strumento simile al gong: il tam-tam, di svariate grandezze, erroneamente chiamato gong; il gong di solito è molto grande ed ha un suono unico ed espanso, e se ne trovano pochi in commercio. I migliori tam· tam sono della Paiste. Altro strumento usato nella musica classica e contemporanea sono le campane tubolari, serie di tubi di metallo che riproducono il suono delle campane vere e proprie. Aggeggistica . Esiste un folto gruppo di strumentini a percussione che vengono, sovente, messi sotto il nome generico di « aggeggistica »: i campanacci, possono essere col battaglio o senza: questi ultimi si percuotono con bacchette, e danno un suono metallico sordo; i campanellil1i, piccoli, di tutte le foggie, riuniti in lunghe trecce che vengono scosse tin· tinnando; i « wood-blocks », blocchi di legno duro e sonoro, con delle fessure, che risuonano schioccanti se percosse con bacchette; stesso principio è quelol dei « tempie blocks », che, però, sono costituiti da una serie di sfere di legno concave (tipo noce di cocco), con una fessura; i « glockenspiels » sono una serie di piastrine circolari di metallo, sistemate in ordine cromatico, che hanno uno squillo metallico molto puro e acu· to; il « flexaprone », composto da una lamina metallica flessibile a cui sono collegate due assicelle (anch'esse flessibili) che terminan0 rnn una pa!lina: agitando il flexaphone le palline battono velocemente sulla lamina, producendo un tintinnio che può essere modulato flettendo la lamina con il dito pol• lice e causando uno speciale effetto di glissando. Roland Kirk lo usa in quasi tutte le sue incisioni;. gli « winds » o strumenti a vento, sono insiemi di materiali sonori (cannucce di bambù, laminette metaliche, vetro), appesi, con dei fili, molto vicini tra loro: se ci si soffia (da quì il nome «venti») o si scuotono, si scontrano tra loro tintinnando. Percussioni latino-americane Il più conosciuto e usato strumento della America Latina è la « conga » o « tumba », consistente in un fusto di legno a forma di fuso, ma con le punte tronche, alto circa un metro, che ha una pelle tesa su!la faccia piana superiore; è la diretta discendente dei tamburi africani scavati nei tronchi d'albero. Come tutte le percussioni di origine folcloristica• primitiva è essenzialmente uno strumento ritmico che, però, supplisce anche ad una certa melodia elementare, che viene fuori dalle modu· !azioni possibili a seconda dei vari modi di percuotere o stimolare la pelle; le congas sono quasi sempre a coppia: una più larga, dal suono più basso, l'altra più stretta e acuta; si suonano con le mani; usatissime nella musica brasiliana e cu• bana, trovano oggi una piena risposta nel pop (Santa• na, War, ecc.) e nel jazz, con solisti del calibro di Mtume, No Na, Airto Moreira, Char• !es Alias, Dom Um Romao, Nat Betthis,-ecc., presenti in svariatissime incisioni degli ultimi anni. I bongos sono una variante, in piccolo, delle congas; anche loro a coppie, di forma cilindrica o troncoconica, hanno il suono molto più a• cuto delle congas stesse e il timbro è più metallico. Uno strumento caratteristi• co del Brasile è la « quica », uno speciale tamburo a frizione. Le dimensioni sono quelle di un normale tamburo, ma con una sola pelle; al centro di questa pelle è fisasta un'assicella finissima di bambù, che rimane, perpendicolarmente alla pelle stessa, all'interno del tambu. ro: sfregando con una pezzuola inumidita l'assicella, si producono delle vibrazioni che trasmesse sulla pelle, si amplificano. E' possibile, inoltre, premere sulla pelle, con l'altra mano, per modulare i suoni. La partico. lare voce che ne risulta per• mette alla quica un'eccellen• te contrappunto ritmico e personalissimi interventi solistici che, nella musica bra• si!iana, gli sono spesso riservati. Il berimbau, altro strumento sudamericano che trae origine dall'Africa, è una sorta di arco di legno con sù tesa una corda di meta!lo o altro materiale, che viene percossa con una bacchetta. All'estremità dell'arco è fissata una piccola zucca (o noce di cocco) che funziona da cassa di risonanza; è possi• bile modulare i suoni tendendo e distendendo l'arco mediante un gancio che si manovra con l'indice della mano che regge l'arco stesso, perciò, come la quica, può svolgere anche un compito melodico. Un famoso motivo di musica brasiliana è intitolato col suo nome. Tra i migliori solistid i beriml>au spicca Na Na Vasconcellos che ha suonato a lungo con Gato Barbieri e Don Cherry. Il guiro è una lunga zucca, cava, da!la corteccia durissima il cui dorso è intaglia• to a strisce parallele in sen- ,/ so trasversale: strofinandovi sopra una bacchetta si ha un suono « grattato », ottimo per i sottofondi. Le marracas, sono sfere di legno cave, riempite di sassolini, semi o altro, che tin• tinnano quando la marracas viene scossa (impugnandola per i manici di cui è munita); il suono della marracas è frusciante ed è basilare nella musica dell'America Latina. Il tamburello basco (usatissimo anche nella tra· dizione italiana) è un telaietto di legno in cui sono incastra ti dei minuscolì piattini (a due a due) e su cui è tesa una pelle: si percuote la pelle con il palmo della mano facendo vibrare cosi anche i piattini. Inoltre c'è da tener conto di tutta-quella vasta schiera di strumenti che taluni percussionisti si costruiscono da se (specialmente gli agg'eggisti) e di qualsiasi altro oggetto sonoro (coperchi, cassernole, hottiizlie. ferri veri, ecc.) che i precussionisti più eclettici non esitano a sfruttare come mezzi per riaffermare in ogni modo possibile il ritmo come componente fondamentale della musica e della natura stessa. Gaetano Del.fini 63
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