Muzak - anno II - n.08 - giugno 1974

Un discorso chiaro sul «pop• nostrano mi pare non sia mai stato fatto. Un discorso cioè che tenti di vedere quali matrici è giusto che una musica giovanile ma colta adoperi, a partire da un patrimonio certamente molto più grosso da un punto di vista storico musicale di quello angloamericano. Cioè individuare quale corrente della musica un gruppo italiano oggi debba privilegiare: se quella popolare, il folklore, o quella colta, lo sperimentalismo o il neobarocchismo. Intendiamoci: non vogliamo qui fare del nazionalismo musicale. Quello che intendiamo, quando parliamo di musica « italiana », 'è solo il fatto che per coinvolgere sempre più larghi strati di giovani, abbandonando l'ipotesi di un pubblico esclusivamente studentesco-freak, debba anche trovarsi da parte dei gruppi più preparati un linguaggio che sia parte integrante del patrimonio di questo pubblico. Se intendimento di un gruppo fosse, ad esempio, quello di coinvolgere i figli dei pastori sardi raggiunti solo dalle frescacce dei mass-media tipo Rai, è evidente che questo gruppo dovrebbe tenere conto, in pri· mo luogo, delle musiche proprie, caratteristiche, tradizionali di quei luoghi: ma• gari per non farne alcun uso concreto, ma indubbiamente per farci i conti e prima e dopo. Oppure, per entrare nello specifico, si può decidere di non allargare necessariamente e forzosamente il campo-pubblico, ma all'interno del campo dato, muoversi in modo da raggiungere certi risultati, immediatamente o mediatamente politici. Cosl che per esempio un gruppo musicale potrebbe tentare attraverso la musica di far prendere coscienza a questo pubblico genericamente piccolo . borghese delle sue contraddizioni, delle contraddizioni che questo stesso pubblico ritrova nella vita che conduce ogni giorno e di cui non coglie la mostruosità efficientisticoatomizzante se non come vago desiderio di ribellione. Ecco, mi pare che gli Area si pongano più in questa seconda direzione, senza però convincere appieno. Son state dette su questo gruppo molte cose. Secondo noi molte volte errate. Chi li ha accusati di essere venditori di fumo sperimelltale verniciato di politica (i reazionari di vecchio stampo), chi li ha difesi a spada tratta proponendoli banditori, di una musica proletaria evidentemente inesiste1;1te (i rivoluzionari dell'ultim'ora). In realtà nessuno può regionevolmente supporre che gli Area siano mistificatori, come nessuno può ragionevolmente far credere che essi mostrino le nuove strade dell'arte del domani. Si tratta più che altro, nel caso degli Area, di un generos~ tentativo di dire cose nuove con uno stile e un linguaggio nuovi. Di tentare strade difficili, di aprire nuovi orizzonti alla musica «pop•, di spazzar via i santoni dello spaghetti-rock, veri .cialtroni e mistificatori sotto la maschera ipocrita della spon• taneità genuina e del giovanilismo della Londra delle guide turistiche. Un tentati• vo, ed entriamo in argomento, che però mostra alcuni ritardi. Partiti da basi jazzistiche abbastanza nette, con in· LAMUSICARENDE se HlAVI <<WelcherFreiheit? Wessen Freiheit? Und auf wessen Kosten?>>(Ernst Fischer <<Kunstund Koexistenz>>) 55

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