Muzak - anno II - n.08 - giugno 1974

vecchie crlaalldl della più • oscura tradizione. Per questo McPhee, più del suoi co'.leghi Inglesi, restava legato al filone del blue• rurale, agli Insegnamenti del primi santoni (Bllnd Lemon Jefferaon & Co.): la sui chitarra (come la voce) recuperava quel climi disperati e lontani e eolo In un secondo tempo 11 avvicinava ad esperienze più recenti. Questo strano album presenta accoppiate le due facce • strame di McPhee: la prima, quella delle sue origini, canto e chitarra (acustica ed elettrica), é una sequenza fantasloss e canonica; 11 seconda è un Insieme di appunti coagulati In un'unica aulte che testimonia le sue più 1vanz1te ricerche elettroniche (alntetlzzator·I e plano elettrico). un alternarsi di recitativi e fluasl sonori caratterlzz•tl da schemi d'origine vagamente bluesistica e qualche conceHlo· ne all'esotismo. Una seconda facciata un po' ambigua e approssimativa; qualche virtuosismo e qualche Ingegno lue> go comune ,un po' di Eno e un po' di Muddy Waters, Il tutto reso pl.ùconfuso da certi cali qualitativi aul plano della registrazione. Nulla più di un esperimento, non privo· cfl spunti lntereasantl. ma meno sicuro della prima faccia (quel. la tradizionale, magari più scontata) di McPhee. Nel complesso un disco dlverao, meritevole di destare una certa curiosità, ma non del tutto conlncente per quanto riguarda le nuove propoate. p.d. 38 EBERHARDWEBl!R 1Th• Coloura Of Chlolll (l!CM) Trentaquattro anni, ex collabOratore di molti nomi della scena jazz europea (ricordiamo Il vibrafonista Deve Pyke; I chi· tarrlstl Wolker Krlegel e Baden Powell, I pianisti Wolfgang Dauner e George Gruntz), Il contrabbassista Eberhard Weber è al suo primo album so• lo, Inciso per la piccola ma Intraprendente etichetta di Monaco. Weber si presenta con un quartetto. all'Interno del quale Il solo tastierista Ralner Brunlnghaus possiede uno spazio di rilievo; e con quattro brani, di cui uno (cAn Evinlng Wlth Vlncent Van Ritz,) di stampa piuttosto accademico e .«lazzlstlco,, gli altri più sperimentali e coraggiosi. «More Colours» e ~The Coluri Of Chloe, sono finestre aperte su una aenalbllità tipicamente «teutonica,, densa e profonda, un universo racchiuso dentro un'Immagine dal toni cupi e vagamente misteriosi o uno sprazzo di luce Intimamente con!'lesso agli strati più remoti e meno ldentlflcablll della senslbllltà di chi ascolta. Ma è Il lungo pezzo che occupa la seconda facclita, «No Motlorl Plcture,. a rivelare con maggiore chiarezza gli Intenti del musicista. Che Terry Rlley abbia Influenzato In misura tutt'altro che trascurabile molti strumentisti tedeschi è un fatto facilmente verificabile (Kraftwerk, Faust, Tangerine Dream...): ma i suol Insegnamenti sono spesso stati Inseriti In contesti melodicamente più concreti, perdendo a volte l'elemento magico, Ipnotico ed affascinante del Suono elevato ad unica misura delle cose, signore incontrastato di ogni spazio e respiro. Weber non smentisce la regola, presentando tessiture strumentali più atte a richiamare Il Rlley «contaminato, di cChurch Of Antrax, che quello puro e splendido di cRalnbow In Curved Alr1 o di cHappy Endlng,. Musica più tonale, lineare, ricca di armonlr:, dal contorni più rigorosamente delineati: un plano od un sintetizzatore a proporre basi ripetitive ed Incalzanti, con Il basso a svolgere una funzione prettamente solistica; temi che si dissolvono e si rincorrono, sempre strettamente derivati da un'unica Idea primigenia. SI tratta pur sempre di attimi corposi, Interessanti e vivi, anche se viene spontaneo rimpiangere l'apparente Irrazionalità di chi aa liberare senza remore le ali del pensiero, cavalcare lenza paura gli angeli ed I fantasmi della propria mente. La tecnica di Weber procura una buona Impressione: Il musicista non appare troppo strettamente legato a stlll rigidi e sorpassati, e d'altronde la stessa Idea che sta alla base della sua realizzazione depone In questo senso favorevolmente. Un disco che può riuscire utile soprattutto come momento di transizione tra lo schematlsmo che condiziona buona parte della scena attuai• e la determinazione cristallina dei rlleyani Ingegneri di arcobaleni; ma che suona particolarmente Incoraggiantenelle misura in cui mostra come la volontà di abbandonare le pastoie di un jazzismo più o meno avanguardlstlco, ma sempre abbastanza stereotipato. ala ormai un dato di fatto generalizzato ad una vasta serie di situazioni. Ed li un dlacorao su cui vale la pena di Insistere. m.f. ARTISTI VARI 1Llv1 At Dlngwalla Dencehall• (Greaay Truckera) Mentre In Italia - e nell'Europa continentale In genere - ogni discorso relativo ad una gestione alternativa della musica •(festival, concerti ma anche dischi, cassette, ecc.) resta ancora solo un sogno da salotto, In lnghllterra c'e chi riesce a lavorare seriamente e silenziosamente a progetti davvero consistenti, In grado addirittura di fare seria concorrenza all'Industria dello sfruttamento e del profitto. Non poche organizzazioni si muovono su questo terreno: ricordiamo Revelatlon, ed Il suo album triplo del Glastonbury Fayre Festival (Gr1teful Dead, Pete Townahend, Gong, Hawkwind, Bowle, Pink Falrle■ ..). Attualmente l'attività più Intensa porta comunque Il marchio di Greasy Truckera, che sa unire un'efficienza «111·americana1 alla presenza nella maggior parte delle situazioni under di un certo rlllevo. •Llve At Dlngwalla • Dancehall• li Il secondo album della sua produzione: questa volta , doppio, e presenta Incisioni lne-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==