Muzak - anno II - n.08 - giugno 1974

te In Inglese parte In Italiano (forse un'altra Incertezza sulle scelte creative). Comunque quelli In Italiano ( cl cani e la vo,pe•, •Uomo come gli altri•, «Uno nel tutto,) sembrano I più significativi sia per i testi che per Il mobile tessuto compositivo. Intendiamo: non c'è poi da rammaricarsi troppo se ne 6 uscito un disco più piacevole che pretenzioso, ma certo da questo trio si può attendere qualcosa di più per ·Il futuro. D'altronde, laddove la ricerca sonora si fa più rarefatta; più singolare ed esce dalla testa del musicisti, si ha Il sospetto che perduri ancora qualche Impaccio, qualche attimo di freddezza, forse anche qual• che Indecisione nel lavoro di registrazione o di mixaggio. JOE ZAWINUL Zliwlnul (Atlantlc) p.d. Sono dovuti trascorrer1:1quasi tre anni dalla sua uscita americana, prima che questo LP vedesse la luce In Italia. Non é Il solo ad essere stato a suo tempo posto all'indice dai nostri coraggiosossiml discografici: basta dare un'occhiata ai dischi che si vanno pubblicando in questi giorni. DI titoli Importanti e spesso indispensablli che vengono stampati per la prima volta, dopo anni di aspettativa, ce ne sono un mucchio. (Per non parlare di quelli che ancora sono nel limbo e che non scenderanno mai sul nostro suolo ...). Questo «Zawinul, è lavoro &- semplare non solo per la rilevanza stor.ica che .possiede come pochi altri, ma soprattutto per la bontà del suo contenuto musicale, che ragglunge i vertici più alti ragQiuntl da tutta una scuola e da una generazione di musicisti. La scuola è chiaramente quella davisiana, la generazione è quella di quel musicisti piuttosto giovani che sono partiti da un humus prettamente (azzistlco ed hanno poi sentito l'esigenza di uscire da certi schemi ristretti per approdare a più vasti e Inesplorati orizzonti. Joe Zawlnul in questo senso è una delle figure centrali e più innovative. Se da Miles Davis egli ha avuto molto sul piano della notorietà e del prestigio, è anche tra quelli che più ha dato al «divino maestro,. Non dimentichiamo che Il complice più attivo e responsabile della svolta davislana di cln A Sllent Way» e di «Bltches Br-• è proprio lui, Zawinul, austriaco di Vienna e residente da anni negli USA. Sappiamo poi tutti del suo determinante ed essenziale ap. porto alla costruzione del Weather Report: nacque come gruppo cooperativo, ma basta ascoltare questo bellis• simo LP oer re:idersi conto che la mente ordinatrice e costruttrice è sempre lui, più di Shorter e senza dubbio più di Vitous (che del resto ora è partito per altre mete). In fondo l'album può essere le• gittimamente considerato I primo documento registrato del Report: non c'è ancora Il nome, la formazione non è definitiva, ma ci sono già tutte le premesse e i contenuti estetici e sostanziai! del gruppo di poi, comprese le partecipazioni di Vitous e di Shorter (quest'ultimo, però, solo in «Double lmage»). Ma non finisce qui: Zawinul lega al suo mondo altre figure lmportan• ti della sua generazione, che per l'occasione mostrano di trovare Il loro personale viaggio alquanto prossimo a quel· lo di Joe. Anzitutto. Herbie Hancock, che tesse ~reziose trame alle tastiere elettriche Insieme al leader. Poi Jack De Johnette, alle percussioni e alla melodica; i trombettisti Woody Shaw e Jimmy Owens, che si danno ii cambio; gli altri fiati e la eccezionale sezione ritmica, musicisti più o meno noti, ma tutti ugualmente validi e fun-· zionall per la musica di Zawinul. Un disco esemplare, dicevo, dove tutto è straordinariamen• te fresco, vivificante, affascinante: dalla sognante ed esta• siata ripetitività di cDoctor Honoris Causa» (dedicata all'amico Hancock) al meditativo e· bucolico lirismo di dn A Sllent Way», dalla funerea e dolente dolcezza di 1Hls Last Joumey» al pulsante ed inquietante clima di 1Double lmage». Si avverte chiaramen• te Il gusto della scoperta, l'avventurarsi In sentieri nuovi e stimolanti: le acque sono ancora limpide e non soffrono dell'Inevitabile Intorpidimento di oggi, cui anche il Weather Report deve sottostare. Ash Ra Tempel: STARRING ROSI (Ohr/Pdu) g.pe. Il primo album stampato In !talla degli Ash Ra Tempel (il quinto della loro luminosa carriera) non rende merito al• la gloria di Manuel Gottsching e compagni, risultando Il più debole e frammentarlo di tutta la storia del tormentato group, pieno com'è di flash venuti male e Intenzioni poco riuscite nella realtà. Tutto è confuso, In effetti, le concesslon i al •banale• e al e già detto, cl assalgono ad ogni dove: e lo sposalizio obliquo tra il Cielo e la Terra, tra Jimi Hendrix e Terry Riley, la psichedella a doppia faccia che era l'esaltante caratteristica del complesso ai giorni felici scivola qui in qualcosa di mediocre e di ambiguo. con r.lchiami ripetuti agli schemi di mille esperienze prece• denti. Quello che manca, soprattutto, è una struttura precisa, un organico ben definito: perché In fondo gli Ash Ra Tempel si riducono al leader e pluristrumentista Manuel Gottsching e alla dolce Rosi Muller, poetessa e molle cantan• te, risultando Harald Grobskoft e Pieter Dierks, Il bassista e il batterista, dei semplici comprimari, uniti al com- . plesso per esclusive ragioni d'incisiorie. Insomma, la formazione degli esordi, quella con il mirabolante Klaus Schultze e Gottsching e il solido .bassista Hartmut Henke era tutt'altra cosa, una lucida banda di cacciatori di stelle: e la musica risentiva • di questa decisione. della fol• gòrante chiarezza, correndo via rapida e decisa verso mondi sconosciuti, verso una di• mansione di emozioni e di colori che lo Starrlng Rosi odiar• no cerca goffamente di pren-

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