Muzak - anno II - n.08 - giugno 1974

TANGERINE DREAM «Atem, (PDU) ,Se la musica raggiunge il massimo livello di accordo fisico e psichico essa riflette tutte le nostre emozioni interiori> dice Edgar Froese, leader di uno dei più antichi ed importanti gruppi di «kosmische muslk, germanici. Ma il manifesto dei Tangerine Dream non ha bisogno di essere scriL to: la sua esistenza trascende ampiamente il contesto relativo e particolare dell'atto sonoro, ed affonda le sue radici molto lontano, forse nella stessa genesi della vita. Perché ciò che questi tre strumentisti - fino ad ieri quasi sconosciuti, e balzati prepotentemente alla ribal_tadopo il passaggio alla Virgth e la loro prima Incisione per l'etichetta londinese - esprimono e propongono non può essere considerato semplice manipolazione delle sette (o dodici..) note, fredda e calcolata operazione di chirurgia cerebrale: ma é l'appendice Invisibile del Suono Primigenio, l'archetipo vibrazionale più primitivo, semplice/complesso, In cui ognuno di noi si può ritrovare. 11battito del cuore, il respiro delle cose: qualcosa che affascina e sconvolge al tempo a cura del Collettivo Redazionale rec~nsioni di: Riccardo Bertoncelli (r.b.) Peppo Delconte (p.d.) Marco Fumagalli (m.f.) Giacomo Pellicciotti (g.pe.) stesso, e che comunque riesce sempre a penetrare più profondamente di qualsiasi altro sound: perché si rivolge alla sfera emozionale subconscia. saltando a pié pari qualsiasi sovrastruttura aprioristica. qualsiasi condizionamento. «Atem» é, in ordine di tempo, il quarto album dei Tangerine Dream: e poco importa se appare meno onirico e celeste di «Zeih, meno lineare e pacato _del più recente «Phaedra». Perché esiste il tempo della gioia e quello del dolore, dell'introspezione e dell'e• splorazione: ma questa dialettica é necessaria, perfettamente funzionale alla ricerca, se gli intenti sono chiari e l'ansia di scoprire nuovi mondi reale. Così la musica si abbandona raramente all'espressionismo e ad una certa fluidità, ricercando volutamente dentro ogni spirale di sensazioni la propria soggettività e la propria confusione: ma anche questo é un processo di liberazione - gli orientali svolgevano una simile operazione con i canti mantrici -, di individuazione delle proprie colpevoli e castranti manchevolezze. Ed il passo successivo - non a caso - raffigura la risoluzione di questi contrasti, la possibilità di continuare Il viaggio con una nuova consapevolezza, nuove energie: «Phaedra,, un disco che non ha bisogno di eccessive ed iperboliche aggettivazioni per affascinare completamente. Non é un'esagerazione affermare che ogni disco del Tangerine Dream rappresenta un passo di un rituale Iniziatico, un momento di conoscenza e di autocoscienza: da «Electronic Meditation, In poi gli intenti del gruppo sono stati pracisamente questi. Qui ritroviamo quattro brani, la lunga suite che dà il titolo all'album, «Fauni-Gena», «Circulatlon 01 Events» e «Waha»: ma la musica si snoda senza eccessive soluzioni di continuità, conservando sempre i propri colori epici ed ercani, atmosfere di mistero tipicamente nordiche ed attimi drammatici appena sussurrati. Ma ogni contrazione del suono ha un senso ben preciso e sempre nuovo, da scoprire ad ogni ascolto: e basterebbe in fondo questo solo elemento a dare la misura dell'intrinseca validità del discorso, della sua pregnanza ed importanza. VAN MORRISON Astrai Weeks (Wamer Bros.) m.f. Altra riedizione, e ancora un album importante per ricostruire la storia degli anni mi• gliorl della musica pop. E' di scena Il e Cow Boy d'.Jrlanda >, quel Van Morrison che (ml sembra un secolo fa) approdò un giorno nella Londra del Rolllng e del Beatles a capo di un gruppo di rozzi e scatenati ragazzotti Innamorati del blues del neri americani. Erano naturalmente I Them e Morrlson urlava come un ossesso In mezzo a loro la sua rabbia e la voglia ardente di cambiare le cose. Ma Il tempo passò e Van si mise per conto suo, e le cose cambiarono sul serio per lui. Approdò alle spiagge californiane e ci restò: diventò un americano. Anche il suo canto cambiò in maniera evidente. Stemperò la violenza e la grossolana aggressività del passato recente in una sorta di pacata e sobria serenità. Gli amori musicali di ieri non furono rinnegati, ma trovarono a contatto diretto con la realtà americana urr più giusto equilibrio. Questo suo secondo LP da solista rappresenta a mio parere Il punto più alto raggiunto da Morrison, che poi via via offuscherà sempre più il suo discorso In un R&B risaputo e sfilacciato, pur senza mai essere volgare. Solo recentemente pare tornato ad un livello soddisfacente, che però difficilmente potrà ricondurlo agli splendori del suo periodo più felice. I tempi di e Astrai Weeks •• appunto. Quando Van scopriva l'America sognata e si sentiva tranquillo e rilassato. Poteva così cantare le sue dolci ballate, fatte apparentemente di poco, ma in realtà piene di poesie Intimamente e umanamente sofferta. La voce accarezzava le parole, le faceva vivere in un ritmo continuo ed insinuante. La musica sgorgava naturale, fresca e semplicissima. E' quanto possiamo avvertire ancor oggi ascoltando questo disco e lasciandoci tranquillamente cullare dalle deliziose spire intessute dalla voce di Morrison. Tutto qui è bello e chiaro. Sia che si tratti delle contagiose «Astrai Weeks», e Beelde You • e e The Way Young lovers Do,, oppure della struggente « Cyprus Avenue ,, o ancora della lunga 29

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