di incanto a contatto diretto con il pubblico sul doppio Four Way Street. Soprattutto The Lee Shore ci darà l'idea del rapporto dolcissimo che Crosby riesce a creare con chi ascolta, anche se, una volta di più, la dimensione può sembrare fittizia e sapientemente costruita. Non l'esaltazione di Woodstock, ma l'intimità che suggerisce, gli spazi ma·• rini che cerca di presentarci come mj\ssimo dell'esistenza, il tenue ottimismo di chi fugge sui sogni e su una serenità fatta di occhi chiusi e stanchezza. L'ideologia che passa sotto i suoi dolcissimi suoni, non è certo tra le più progressiste.- Crosby stesso sosterrà in un articolo che il momento comune con il pubblico e la discriminante esistenziale e sociale è l'uso del fumo e dell'LSD. Ci sarà anche un bootleg, Ohio Wooden Nickel, che però sembra, data la pessima registrazione del materiale, tratto dagli scarti di 4 Way Street. Già in questo disco la via del solismo è segnata, Crosby parla al pubblico da solo, la voc, di Nash si unisce solitaria in controcanto. Sarà la strada di « A very Stoney Evening • (bootleg doppio della Godzilla che presenta la maggior parte delle canzoni di David registrate live in un concerto con Nash) e di Crosby & Nash l'ultimo Lp che vede Crosby come titolare e che non ci offre molto di più di quel che già conoscevamo, solo una radicalizzazione di certi modi musicali e vocali. Al di fuori di questa dolce strada in compagnia degli altri moschettieri o con solo il semplice Willie, Crosby si prodiga in un'esperienza da una parte solistica, e dall'altra comunitaria e collettiva. Stiamo parlando di quella sorta di saga westcoastiana che si chiama « If I could only remember my name • che ebbe luce prima di 4 Way Street, ma che preferiamo considerare a parte. • Tutti dicono Musica ~ amore I tutti lo dicono I Indossa i tuoi colori e corri, vieni a vedere I Musica ~ libera I Butta via i vestiti e stenditi sotto il sole I Musica ~ gioia•· • Se io potessi solo ricordare il mio nome •, e Crosby si autqritrae in una delle opere migliori prodotte da tutta la musica americana di derivazione popolare. Si tratta di una sintesi meravigliosa dell'espressività e del rinnovato linguaggio di Crosby. E' un disco molto più vicino a Blows Against The Empire che a ogni produzione posteriore o anteriore di Crosby, è un disco che senza la pretesa di essere il manifesto di una generazione ci presenta questa stessa attraverso uno dei suoi più tipici rappresentanti, ci colora i luoghi, i fatti e la gente della California da Los Angeles ai Tamalpais High attraverso Palo Alto e la Baia. Ovvia· mente un solo tipo di gente, la cosiddetta bella gente, i figli dell'erba. Crosby ci ricopre di immagini, riduce i discorsi al minimo, li semplifica fino all'osso e ce li sbatte in faccia con la sua gentile aggressività come se si trattasse di verità fondamentali. Cosi ragiona quasi per massime, per proverbi, per figure, cercando un linguaggio nuovo (che estremizzerà nel lavoro con Nash con risultati piuttosto deludenti) che si rivela, poi, più che altro una esercitazione retorica. E anche la musica troverà, in un suo preciso consolidamento, la bellezza e l'effet• tismo. Basti pensare a Laughing, il canto più struggente e completo di David, con quelle immagini incantate ma un tantino scontate che aprono la strofa («Pensavo di avere trovato un uomo I che diceva di conoscerne un'altro / che sapeva cosa sta succedendo•) e che prestano alla musica il pretesto per un crescendo di tonalità e di intensità fino all'esplosione (si fa per dire) calma ma estremamente tirata in cui vorrebbe fare la sua professione di crisi: «mi so-· no sbagliato / era solo un altro degli stranieri che ho incontrato». Ma Crosby gioca, Crosby è un retore, un meraviglioso e capace cesellatore di note e parole che, nel triste panorama del dopodylan, spicca enormemente sulla pochezza degli altri. Cosi anche la voce si presta a questo gioco musicale: sempre sussurrante, ma mai soffice, sempre con quel tanto di aggressività controllata. La voce che si presta a diventare strumento aprendosi meravigliosi spazi sia timbrici che armonici tra gli altri suoni, al fianco del· la steel di Garcia, o ai duri a solo di Kaukonen, o tra le sonorità cristalline del• l'arpa e del doulcimer di Joni Mitchell. 23 personaggi rappresentati nella coper• tina interna accanto a David con un «cannone» alla tempia, 23 persone per un suono pulito e pieno che sarà difficile raggiungere in seguito. Dall'incalzare delle voci in Music is Love, alla tagliente durezza di Cowboy Movie, alla descrizione sonora dei Tamalpais High (At About 3) che costruisce il preludio dolcissimo al momento più intenso, al punto focale del disco, a quella Laughing dove veramente Crosby si fa «maestro del canto» e gioca sulle note lunghe con la steel di Garcia, affidando al sempre ottimo Willie Nash il compito di sorreggerlo nel cimento vocale. Un suono compagno di angoscia, che si vorrebbe non finisse mài, pur nel-la coscenza del profondo este• tismo di cui é vittima. Note trascinate e ritmo preciso, ma quasi impercettibile, con stacchi e riprese che nascono sugli armonici della nota precedente. Poi la chitarra di Jerry Garda introduce, su una struttura simile a-Music is Love, ma più liba, ra, quasi un'improvvisazione di gruppo, il canto intonato a più voci sull'unico accordo di mi minore, Wh:lt Are Their Names compnsta in studio in collaborazione di Nei! Young, Jerry Gracia, Phil Lesh, Michael Shrieve. Una canzone di «protesta•, un'invocazione, a dire il vero piuttosto rassegna-ta, di pace. Un vago ricordo di Masters of War con conclu• sione opposta: Crosby fa ancora finta di credere a1 sogno americano: «La pace non è una richiesta im• possibile da fare», pare il flebile «we can change the world» di Chicago di Nash. E poi Traction in the rain che porta a una dimensione molto simile a quella di Triad, qui molto più barocca e fluente, senza l'incepparsi del canto solo, ma cçn la sapienza di un arrangia• CROSBY mento scorrevolissimo con continue brevi cascate di note d'arpa e di armonici sulla chi-tarra acustica. E di nuovo il «bel canto• in Song With no Words e nel rifacimento di Orleans, per finire poi con l'inno della voce pura, sola, appesa al suo ripetersi su timbri pieni che si fondono in un unico canto: l'd Swear There Was Somebody Here, l'ini• zio di una strada nuova che Crosby non continuerà, o forse la fine, di certo modo di intendere la musica, il culmine estetico (o estetiz• zartte) della vocalità. Da una parte l'amore viscerale per questo suono che tocca ve• ramente i «precordi», dall'altra la rabbia per il cesellamento, per la meticolosa • perfezione, per la pulizia a volte eccessiva. E poi l'anima profonda di Crosby, nella sua essenza retorica, non poeta ma abile compositore di versi e note. « Tu cammini / hai sempre camminato I inciampando semicieco / e secco come il vento I che ti sfibra lasciandoti / giocare sulla sabbia•. Poi il silenzio, una intensa attività di sessionman, pre stando voce, chitarra, buon gusto e good spirits a gente delle sue terre per compila• re opere che passano, senza lasciare la dovuta traccia. Poi il ritorno con il Byrds, per continuare la strada di Yotmger Than Yesterday, un suono ancora stupendo, ma più che altro malinconia, nostalgia per dieci anni che si vorrebbero portare indietro passati come un fulmi· ne. Ma gli anni pesano, anche se il suono è pieno e maturo. Chi dirige il Lp Byrds è lui, sorridente rispolverata la vecchia rickenbaker, tut:to stupendo. Ma che senso ha? Ricordo mio nonno che si beava di Beniamino Gigli anche negli ultimi singulti della sua pur lunga carriera. Mancano i nuovi spazi, come diceva qualcuno «il grande libro è già stato scritto». Aspettiamo un'era nuova, costruiamola. «Il tramonto profuma della cena / donne mi chiamano percfiì finisca i miei racconti I 'f'ha forse ti vedrò nel prossimo posto tranquillo I ammaino le mie vele•. Paolo M. Ricci 27
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