2 IL 1° MENSILE DI MUSICA PROGRESSIVA• N. 8 ANNO Il • GIUGNO 1974 CoUelllvo redazionale: Glalm• Plntor (direttore) - Antonino Antonuccl Farrara (direttore editoriale) - Piero Tognl (coordinatore del servizi folograflcl) - Domenico Ricci (coordinatore della redazione) - Riccardo Bertoncelll, Pappo 0.lconte, Marco Fumagalli, Giacomo Pelllcclottl, Paolo Meri• Ricci (redazione) - Claudia Brambllla (segretarla) - Camlllo Coppola (diffusione centrale) - Maurizio Bezzi (diffusione milanese) - Michela Glanogllo (diffusione torinese) - Lucio Colle (diffusione napoletana) - Omella Amorlggl (grafica e lmraginazlone) - Bruno Ru119iero (amministrazione) - Janlc• Comatock • Sergio Manzarl (corrispondenti dagl Stati Uniti) - Danilo Moronl (corrispondente da Londra) - FIiiberto Llpparelll (direttore responsabile). Collaboratori: Antonio Balmonte, Kevln Coyne, Gaetano O.lflnl, Giovanni Lombardo-Radica, Roberto Maaottl (fotografia), Carlo Cagnl (disegni). Redazione, ammlnlotrazlone • dlffualone: 00198 Roma • Via Alessandria, 119 • Tal. 84.48.483-84.56.072 - Un numero L. 500 - arretrati L. 800 (unire alla richiesta l'Importo In francobolli) - Abbonamento a 12 numeri L. 4.000 (a Roma a Milano la distribuzione dalla copia In abbonamento viene espletata a mano aenza variazione di prezzo) - Par cambio d'Indirizzo specificare Il vecchio recapito a Inviare L. 150 In francobolli - Concessionaria esclusiva per la diffusione: Parrinl & C. s.r.l. • Roma • Piazza Indipendenza, t t·b • Tel. 49.92 - MIiano • Via Fontana, 6 - Tel. 790.148 - Stampa: S.I.P.E. • Pomezia - Composizione e veline: Composarvlces - Roma • Tel. 74.81.889 - Registrazione Tribunale di Roma n. 15158 del 26-7-1973 - Manoscritti a foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono - E' vietata la riproduzione anche parziale di foto, testi e d ocumenti. ConcHalonarla eacluolva per la pubbliclt• In Italia • all'eatero: CEPE s.r.l. • Direzione Generale: Piazzale Biancamano, 2 • Grattacielo • 20121 MILANO • Telefono 666.381/2/3/4/5 • Uffici a ROMA, Padova, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Torino, Londra, Amburgo. Muzak non accetta pubbllcltà redazionale. GII articoli; le recensioni, le Immagini e la foto di copertina sono pubbllcate ad unico e Indipendente giudizio del collettivo redazionale. ..... ,,., Pagina Titolo Autore Foto 5 Posta 8 Who R. Bertoncelli Piero Togni 13 Notizie 14 Stampa estera a cura di J. Comstock 16 Robert Wyatt M. Fumagalli Roberto Masotti 20 Discografia Pink Flyod R.B. 23 David Crosby P.M. Ricci 29 Muzak L.P. INSERTO CENTRALE: testi Jefferson ·Airplane a cura di J. Comstock 40 Omette Coleman G. Pellicciotti Roberto Masotti 45 Libri P. Delconte 48 David Bowie D. Moroni Bernice Mast 52 Teatro G. Lombardo Radice 54 Risultati Concorso: al Rainbow di Londra 55 Area A. Balmonte 59 Me la prendo con la notte K. Coyne Piero Togni 62 Strumenti a percussione G. Delfini Carlo Di Renzo In copertina: WHO (foto Piero Togni)
IL PRIMO MENSILE DI MUSICA PROGRESSIVA - ROCKFOLKJAZZ abbonatevi 4 numerinregalo Muzak costa 500 lire 1 abbonamento a 12 numeri, 4.000 lire / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / /
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PSEUDOCULTURA, VERA CULTURA? Cari amici, premetto che la mia lettera non vuole essere una sterile e vana critica fondata su un criterio di contraddizione, bensì una semplice costatazione, maturata da luogo tempo. Io principio era MUZAK, un giornale interessante, ben costruito del quale valeva la pena spendere la cifra ri· chiesta, ed anche di più. Poi fu la critica esasperata, il sapere onnisciente, la PSEUDOCUL~URA, tanto temula da voi, ma profondamente realizzata. I primi germi si erano avuti negli articoli, nei numeri scorsi, sui Soft Machine e Stomu Yamash'ta, il tutto è esploso nel numero 6. Ma cari amici sapete dirmi perché fare un referendum quando la stessa rivista si ciba, fino a scoppiare, di presunte verità di musica progressiva fino ad esaspe· rarsi e a scoppiare (novella rana)? Perché interpellare i lettori, quando vengono ritenuti dei poveri sciocchi da accompagnare (mano nella mano) nell'analisi della realtà musicale che ci circonda? Articoli astrusi, senza senso ma ripieni di una retorica enfatica pullulano sul vostro giornale. Questo non è un male che ossessiona solo Muzak, ma una epidemia che sistematicamente colpisce tutte le riviste che cercano di portare avanti un discorso tanto nella musica che nella letteratura, contemporanea o meno. Quale il motivo? In primo luogo il voler assurgere a novello evan. gelista del quale seguire ogni canone o indicazione di sorta da parte di noi miseri mortali, fatto che in parte non voglio tributarvi; io secondo luogo, ciò che mi pare più importante, il voler oggettivizzare a tutti i costi un criterio di analisi puramente soggettivo e persona. le, criterio, quest'ultimo, del tutto scevro dal fenomeno posta di massificazione che se ha dei lati negativi, ne presenta anche altri positivi. li CRITICO diventa così l'essere perfetto che deve sempre andare CONTROCORRENTE, DISTRUGGERE, SEP· PELLIRE tutto ciò che è popolare e, -proprio per questo, negativo. Ecco, io affermo la mia opinione e se scrivessi su un giornale sarei oggetto delle vostre critiche, ma quanti ragazzi accoglierebbero, sempre su quel criterio di MODERNITA' e AVANGUARDIA, le mie parole come Sacra Scrittura!! Come si può parlare, poi, di Musica, quella con la M enormemente grande, se non si considera l'enorme influe:1· za della musica Contemporanea e di tutto il '900 iTJ genere (da Bartok a Penderecki, da Stravinsky a Va. rese)? ,La vostra rivista, invece, continua a macinare critiche impietose, a distruggere tutto. Corrado Pietra11tuono Napoli Mi chiamo Francesco, anni 24, (vecchio vero!), perito industriale nato coi Beatles di Please Please Me, passato attraverso il Beat, Otis Redding, Blues Revival, West Coast, Doors, Hendrix, Velvet, Soft (dimenticavo il vecchio Dylan). Lessi: Tutta Musica, Ciao Amici, Big, Ciao Big, Ciao 2001, Off Sound, Super Sound per quanto riguarda gli italiani. Rolling Stones, Rock & Folk, Melody Maker (solo poche volte e di seconda mano) per quanto riguarda gli esteri. Nel campo dei ciclostilati: Black & White M.C., Happy· trails e il grande Freak. Le mie finanze mi permettono di acquistare i dischi che reputo più significativi (tutt'ora ne ho circa 200). Ho inquadrato il personag. gio {?)? Allora continuiamo con la seconda parte. Comprai Muzak e continuai a leggerlo più per curiosità che per reale • godimento ». Trovavo troppe analogie (gli stessi redattori, quasi identica commercialità e schiavitù verso CASE DISCOGRAFICHE e ORGANIZZATORI TOURNE') con 2001 e un ideale ispirazione in ROCK & FOLK (con Insolera che giocava a fare il « punk » al· l'Adrien). Ieri ho acquistato il sesto numero (già sapevo degli avvenuti cambiamenti e quindi • trepidavo» nell'attesa) e devo dirVi • a caldo » e senza aver letto ancora tut. to, che per la prima volta ho trovato un giornale (non ciclostilato) italiano a ... livello serio (per così dire). Non reputo ciò che ho letto tutto allo stesso livello, ma ho trovato in Voi qualcosa di nuovo; mi ha colpito il Vs. coraggio di SPUTARE!!! Sputare sul SANTANA che non ha mai osato saltare il fosso, sullo Zappa che da anni bivacca, sui nuovi idoli sfornati come il pane per noi ritenuti alacri compratori passivi e fessi; e più grave ancora il Vs. sputare sul SACRO ULTIMO DISCO, sulla novità pronta per ... IT PARBEEEEE. E immagino le lettere che riceverete: ... come osate ... il grande CARLOS (che c'ha il guru!!) ... chi siete Voi per parlare cosi di FRIPPPPP ... ENO poi ... persino DIO ZAPPA... un vero sacrilegio nell'anno santo!!! Non se sopravviverete, se avrete il coraggio di continua. re così, se Vi lasceranno continuare così... Ma ben vengano i manifesti dei TRITONtoS e della CRYSALIS (regina del neocolonialismo inglese) se saranno essi a permetterVi di tirare avanti finanziariamente la baracca. E forse allora il giornale posta rock « per giovani » non sarà più l'ennesimo OAROSEL. LO e perdio! si parlerà di musica a livello di persone mentalmente sviluppate, si manderà al diavolo l'interesse del discografico e verranno risparmiati i sedicenni alle prime armi dal mito pu· trefatto, dall'ultimo pagliaccio sexi. E si aiuti la crescita di un nuovo criterio di scelta LIBERO, che sappia dire no!! all'ultima fantastica novità, che sappia trovare tra la mondezza che ci viene quo. tidianamente propinata chi veramente sa dare: qualcosa di valido, la vibrazione giusta, il messaggio vero, la gioia e la disperazione di questi ns. tempi. BASTA COSI'. CORAGGIO... SALUTI. Francesco (P.S. - Preferirei non pubblicaste questa « puttana· ta », in ogni caso, per ragioni di « pubblicità » non pubblicate il cognome). Pseudocultura o vera cultura? In ogni caso vera libertà. Per il resto, purché questo rimanga un punto fe1. mo, siamo disposti ad accettare tutte le critiche. Certo: qualsiasi cosa rischia di diventare pseudocultura fin• ché 4 persone (per preparate che siano) dicono la loro e decine di migliaia stanno n ad ascoltare: la libertà di far valere le proprie ragioni è una conquista, diffidate di chi ve la concede troppo facilmente. Combatteteci con le armi della critica, non per vincere o perdere, ma per costruire il giornale e la sua linea. IL DIALOGO CON I LETTORI Ho visto la rivista girare nello spaccio truppa della caserma in cui ero un mese 5
/ / / / posta fa e trovandola molto buona, da allora l'ho sempre comprata. L'unica cosa che secondo me dovrebbe essere riveduta e corretta è il tipo di dialogo fra la rivista e noi lettori. Un giornale è infatti, secondo me, buono anche per le nozioni tecniche che fornisce allo scopo di ampliare la cono. scenza di un determinato problema, ma soprattutto per il tipo di dialogo che riesce a impostare con i lettori, trasformando cosi un:>. rivist:3 da un elenco di nozioni che procedono in un'unica direzione in uno strumento di dialogo che partendo dal lettore, con il momento centralizzante del giornale, ritorni al lettore stesso: in poche parole una rivista fatta dal pubblico ,stesso. E' chiaro che per riuscire in questo, prima di tutto deve esistere un linguaggio semplice e lineare che dia la possibilità a tut· µ di contribuire al miglioramento della rivista. Penso d'altra parte che quando si vuole affrontare seriamente un discorso bisogna anche fare delle analisi teoriche approfondite e circostanziate. Attenti però a non rivolgervi solo a un certo tipo di persone specializzate. So anche, per altro, che è molto difficile conciliare teoria e pratica, ma penso che vi dovreste basare di più sui lettori e allora credo che il problema sarebbe più facilmente risolvibile. Vittorio Rossi . Bari Questo è per noi, lo abbiamo detto più volte, un problema essenziale. Purtroppo ci siamo resi conto che c'è molto da lavorare tutti insieme, anche perché chi ci ha {per cosl dire) preceduti ha insegnato ai lettori a comportarsi nella critica dei fenomeni culturali come nelle lotte pseudopolitiche delle clientele mafiose: ac• cuse, controaccuse, insulti, e posta etc. Proprio coloro che oggi si ergono a puri e condan• nano, in nome di una neutralità tutta da dimostrare, il collegametno fra politica e musica sono quegli stessi che non sanno nemmeno dove stia di casa il dibat• tito, la ricerca comune, il discorso collettivo (anche se non unanime) sui fatti culturali. Ben vengano dunque gli interventi dei lettori, su qualsiasi argomento, su qualsiasi problema: ma siano interventi che contribuiscano alla chiarezza di tutti e alla elaborazione di un discorso nuovo e articolato. POSTA TECNICA Vi scrivo per •avere alcune informazioni sulla produzione discografica degli Allman Brothers. Personalmente ho conosciuto questo gruppo con l'ultimo album BROTHERS &t SISTERS, e soltanto in un secondo tempo bo saputo che sono in circolazione molte incisioni realizzate dal complesso o dai singoli elementi, sia come session-man, sia come artisti solisti. Desidererei, se è possibile, averne un elen· co preciso. Roberto Rocca • Imola Gli Al/man Brothers hanno inciso per l'Ateo THE ALLMAN BROTHERS BAND ('69) e IDLEWILD SOUTH ('70), entrambi ristampati e messi in circolazione come album doppio intitolato BE· GINNINGS, Ateo SD2-805. I rimanenti LP del gruppo sono stati pubblicati dalla Ca• pricorn Records e sono: THE ALLMAN BROTlf ERS . BAND LIVE AT THE FILMORE EAST (SD 2-802), EAT A PEACH (2CP 0102) e BROTHERS & SISTERS ( CP 0111). Le altre incisioni di cui tu parli sono abbastanza numerose, abbracciano un periodo di sette anni e comprendono anche una serie di registrazioni fatte dal chitarrista Duan Allman con molti artisti americani e inglesi. Eccone l'elenco in ordine cronologico: SPOONFUL ,Dia/ Records, The Aliman Joys, ('66), (Gli Allman Joys furono uno dei primi gruppi formati da Duan e Gregg Al/man. La formazione comprendeva anche Paul Horsby organo, Jonnhy Sandlin batteria e Mabron Mc Kinney basso); HO U R GLASS, Liberty, Hour Glass, ('67), (Negli Hour Glass fi· gurava la stessa formazione degli Allman Joys e il bassista lesse Wilard Carr); DINAMIC CLARENCE CARTER, Atlantic M88199, Clarence Carter, ('67), Duane Allman vi figura come session-man suonando la slide guitar; POWER OF LOVE, Liberty, Hour Glass, ('68); ME AND BOBBY McGEE, etichetta regionale, The American Eagles, ('69), nell'incisione è presente Chuck Leavell, attuale pianista dei Brothers; INSTM{T GROO- • VE, Atlantic S-33-293, King Curtis, ('69), Dµane Allman chitarra e il sitar elettrico; SOUTHERN FRIED, Atlantic S-8251, John Hammond, ('69), Duane Allman slide guitar; BOZ SCAGGS, Atlantic S-8239, Boz Scaggs, ('69), Duane Allman slide guitar; TON TON MACOUTE, Capricorn, Johnny Jenkins, ('69), Duane Allman slide guitar, Barry Oakley basso; ARTHUR CONLEY, Atlantic, Arthur Conley, ('69), Duane Allman slide guitar,· TWO JESUS BLUES, Buddah 5029, Barry Goldberg, ('69), Duane Allman slide guitar; PERCY SLEDGE, Atlantic, Percy Sledge, ('69), Duane Allman slide guitar,· SOUL '69, Atlantic S-8212, Aretha Franklin, (70), Duane Allman chitarra; THIS GIRL'S IN LOVE WITH YOU • Atlantic . S 8248, Aretha Franklin, ('10), Duane Alfman chitarra, MORN. ING l>J THE MORIUNG, Cotillon M890006, Otis Rush, ('10), Duane Al/man chitar• ra; SUNDOWN, Exit Ampex, Sundown ('70), Chuck Leavell piano; IN THE SEARCH OF FOOD, CLOTH I NG, SHELTER & SEX, Buddah, Buck Wilkin ('70), Chuck Leavell piano; LAYLA, Ateo S-704, Derek & The Dominos ('70), Duane Aliman chitarra; TO BONNIE FROM DELANEY, Ateo S-33· 341, Delan~y and Bonnie ('70), Duane Altman chitarra; THE 31st OF FEBRUARY, Vanguard, The 31st of February ('70), Butch Trucks batteria; CHRISTMAS AND THE BEADS OF SWEAT, Columbia, Laura Nyro ('70), Duane Al/man chitarra; THE FIRST GREAT ROCK FESTIVAL OF SEVENTIES, Columbia, Ali• man Brothers Band ('70), (Statesboro Blues, Whipin post); PUSH PUSH, Embryo 532, Herbie Mann ('70), Duane Allman chitarra,· MOTEL SHOT, Ateo S-33358, Delaney & Bonnie & Friends ('71), Duane Al/man chitarra; SPIRIT IN THE DARK, Atlantic S-8265, Aretha Franklin ('71); Duane Al/man slide guitar; THE STORIES WE COULD TELL, Rea, The Everly Brothers ('71), Duane Allman chitarra; FIVE'LL GETCHA TEN, Capricorn, Cowboy ('71), Duane Allman dobro, Chuck Leavell, piano; HAWK, Cotillon, Ronnie Hawkins ('71), Duane Ali• man chitarra; HARD AND HEAVY, Atlantic S-8271, Sam Samudio ('71), Duane Allman chitarra; DINNERTIME, Capricorn, Alex Taylor ('72), Chuck Leavell piano; THE BEST OF BERRY GOLDBERG, Buddah, Berry Goldberg . ('72), Duane Ali• man slide guitar; D & . B TOGHETER, Columbia KC31377, Delaney & Bonnie ('72), Duane Al/man chitarra; HISTORY OF ERIC CLAPTON, Ateo 2-803, Eric Clapton (72), Duane Allman
chitarra; MAR Y SOL, Ateo, The Allman Brothers Band ('72); (Ain't wasting time no more); AN ANTHOWGY, Capricorn 0108, Duane Allm,.r. ('72); DUANE & GREGG ALLMAN, Bold, 31st of February ('72); EARLY ALLMAN, Dial 6005, The Allman Joys ('73), Duane e Gregg Allman,· WHY QUIT WHEN YOU'RE LOSING, Capricorn 0121, Cowboy (73), riedizione dei primi due albums; LAID BACK, Capricorn 0116, Gregg Allman ('73). I numeri di serie che non sono riportati, non sono reperibili in quanto fuori catalogo. Suono la chitarra da tre anni, ed avendo intenzione di continuare a suonare seriamente, alcuni mesi fa ho comprato una Fender Telecaster di seconda mano ad un prezzo veramente basso. Posseggo un amplificatore Davoli Lied 160 w e fino ad ora non sono riuscito ad ottenere un suono soddisfacente. Il timbro è sempre troppo metallico e manca completamente la lunghezza di note e la distorsione che desidererei. Come se non bastasse ad un certo volume la chitarra comincia a fischiare. Vorrei che deste qualche suggerimento per ovviare questi inconvenienti e che mi consigliaste, nel caso volessi cambiare chitarra, un modello con un suono più caldo e distorto (tipo Santana). Enrico Santi . Ancona La Fender Telecaster, pur essendo una buona chitarra, ha dei limiti ben precisi in quanto a sonorità ed adattabilità. Per quanto la dolcezza del suono e la lunghezza delle note dipendano molto anche dalla regolazio• ne della chitarra e dell'amplificatore, difficilmente riuscirai ad ottenere il suono che desideri. Ciò nonostante potrai approdare a buoni risultati regolando al massimo la stliiibneà 2 ffico m simo la sensibilità d'ingresso del tuo amplificatore, abbassando i toni acuti e inserendo il distorsore che dovrebbe essere incorporato nella testata (dico dovrebbe in quanto il vecchio modello del Lied ne l privo). Se riterrai opportuno cambiare strumento la tua scelta si dovrebbe orientare verso i modelli della Gibson, indubbiamente più adatti ad un determinato tipo di sonorità. Il Les Paul (Custom o Deluxe), la SG (Standard o Special) e la ES-335TD rispondono pienamente, sebbene in modo differente, a tutte le esigenze di presenza, lunghezza di suono e distorsione. Potreste indicarmi la discografia completa di Exuma e Steppenwolf? Dario Cosentino Exuma finora ha inciso per la Mercury EXUMA (61265) e EXUMA II (61314), per la Kama Sutra DO WAH NANNY (2040) SNAKE (2052) REINCARNATION (2062) e LIFE (2074). Gli Steppenwolf, che recentemente si sono riuniti per l'ennesima volta, hanno al· loro attivo un buon numero di 33 giri. Essi sono: STEPPENWOLF (Dunhill S-50029), STEPPENWOLF 2nd (Dunhill S50037), AT YOUR BIRTHDAY PARTY (Dunhill S50053), -EARLY STEPPENWOLF (Dunhill S-50060), MONSTER (Dunhill S-50066) LIVE (Dunhill S-50075), SEVEN {Dunhill S • 50090), GOLD (Dunhill SX-50099), e REST IN PEACE (Dunhill 50124). Il cantante del gruppo, fohn Kay, ha inciso come cantante solista FORGOTTEN SONGS & UNSUNG HEROES (Dunhill S50120) e MY SPORTIN' LIFE (Dunhill X-50147). 7
Sembrano passati mille annì da quando i loro volti invadevano gli ingenui giornaletti di un mondo timidamente beat - lucidi fotocolors che li raffiguravano sempre insieme su panorami di stupida « bellezza », il Big Ben, una casa vecchia nella City - anni d'oro, il '66 o giù di Il, quando anche un vestito un po' strano faceva tremare le budella e loro, :i magnifici Who, più che strani erano travolgenti e bastardi, con quei giubbotti lunghi alla Union Jack che riempivano te nostre serate lunghe di Mods e di Rockers - sciocchezze? Eravamo affamati di « cose diverse », dove per diverso s'intendeva il non-estetico, il non-perfetto, il Mick Jagger che giocava a fare il bandito, l'Eric Burdon che si divertiva a mescolar-e gli umori cattivj - ogni tegola fuori dal tetto era motivo di gioia e di esaltazione, e come non amare i Who, allora, con quel piglio strafottente da « vogliamo il mondo e lo vogliamo subito! », con i capelli lunghi e i vestiti color immaginazione, con quella musica dura e metallica che si pr-endeva gioco delle ricamate figurine Beatles? Ma non è certo di nostalgia che dobbiamo narrare, e non siamo qui per impiantare una commemorazione: perché è il 1974, ehilà, e i Who sono ancora tra di noi, con la stessa musica e la stessa voglia, e nemmeno una ruga sul volto - chi è stato capace di fare altrettanto? Anche in tempi di crisi il loro suono va benissimo, anche in epoche di amore sperimentale il loro stile è nobile e degno: e tira sempre vento elettrico, dalle loro parti, e sale sale il godimento e il calore, per via di quella chitarra precisa e ruggente e poi la voce piena e carnosa, e Keith Moon che batte i tamburi da duerni!~ anni - vogliamo accorgerci che la musica è una turbina che macina ENERGIA? La violenza, l'eccitazione: questo è il vangelo fondamentale dei Who dagli inizi ad oggi, questo è l'insegnamento passato attraver10 so la sbornia psichedelica, il delirio « impressionistico», le buffonate del pop decadente, il ritorno del rock tale e quale. Ouadrophenia si ricollega a My Generation, il beat prima del Sergeant Pepper's abbraccia la nostra epoca smidollata: e in mezzo c'è una fetta intera di storie pop, in mezzo c'è la leggenda delle esibizioni live e l'invenzione dell'opera rock, tutto un mondo poco mitico e molto vero che realmente va,! la pena di ricordare. I primi Who che mi vengono in mente sono quelli magri e spauriti di My Generation, il millesimo complesso della « grande abboffata " beat, nella Londra 1965: ma le storie vogliono che prima del mio ricordo ci sia un anno denso di musica, per loro, e un 45 giri, « l'm the Face/Zoot Suit » composto e messo in orbita con il nome di High Numbers. Note in margine alla popolarità, piccoli appunti che non toccano la scena « mitica " e importante: il successo arriva solo un anno più tardi, quando il complesso abbandona la zona di Shepher's Bush, nel West londinese, dove tutti sono nati e cresciuti, quando un altro disco singolo, I Can't Explain/Bald Headed Woman vola altissimo per le classifiche 'inglesi consacrando il group in un'epoca affamata di nomi nuovi. I Who sono già nella formazione « classica », quella che per un miracolo d'equilibrio resterà intatta sino ai giorni nostri / Pete Townshend è alla chitarra, Roger Daltrey provvede alla parte vocale, mentre Keith Moon (batteria) e John Entwhistle (basso) dispensano il necessario supporto ritmico. E la musica è già perfida e viscida, tagliente, come un giorno sarà consueto ascoltare: un infuso d'erbe cattive che dà ragione al rock, a Bo Diddley, a Steve Cropper (•l'esecutore che più di ogni altro influenzerà Townshend), e un certo tipo di tradizione « nera », importante se non purissima. Nel duello tra Liverpool Sound e London Sound, nello scontro tra velluti alla Beatles e arsenico alla Stones, i Who rappresentano sin dagli inizi l'estremismo cattivo, il furore che fa battere in ritirata anche Jagger e la sua banda pazza: nessuno suona più « duro » di loro, 'in quei giorni caldi, nessuno interpreta con più vigore la «musica-sesso-perdizione » che è un po' il miraggio preferito di tutti gli antiLennon&Mc Cartney. My Generation, un 45 giri del '65 che davvero può fi. gurare tra le 10 più belle canzoni di tutto il pop, segna l'apice del primissimo momento del complesso, la conquista del potere: una generazione intera è mobilitata da quella musica, dalle folgori strumentali, dalle parole finalmente « giuste» (·« La gente cerca di metterci giù solo perché esistiamo / Le cose che fanno sono tremendamente fredde / Spero davvero di morire prima di diventare vecchio / Questa è la mia generazione, bimba»). I Rolling e i Beatles restano in cima alla montagna, sacri e intoccabili: ma sotto, nel-la selva dei mille gruppi inglese di quegli anni, i Who emergono con prepotenza, con il cocciuto rifarsi agli anni 'SO e alle dure vibrazioni, al suono velenoso che gli altri « grandi » (i Beatles di Rubber Soul, i Rolling di Aftermath) vanno già abbandonando. My Generation, il primo album, arriva qualche mese più tardi a render chiare le cose, mescolando il buono e il brutto dello stile Who. C'è ancora un clima di appiccicosa indecisione, c'è lo ossequio un po' deludente al long playing come « raccolta di successi favolosi » e basta: ma sotto la vernice dell'ipocrisia e della fragilità qualcosa si muove, e le chitarre gracchianti riescono a dettare brani come Out in The Street, come La la Lies, come The Ox (qualche anticipazione di Jimi!), fa. cendo prillare i centri nervosi oltre le solite « buone emozioni ». Solo Kids Are Allright, in tutta la fiera del disco, dà ragione ai merletti della famiglia McCartney, simulando con buona volontà corist1ca le rilassanti atmosfere del mondo Beatles: mentre la timida e manieristica veI'Sione dell'I Don't Mind di James Brown .11.:arsoamore del \.:<Jmplesso verso il blues più sincero, <.JUellodi Muddy Waters, dJ Howlln' Wolf, di Freddie King, quello che sta alla base del rok tanto utile alla formazione. Ma non importa: anche sen· za il bacio da innamorati al Chicago Sound, anche senza « quel fottutissimo blues » il suono riesce a di• menarsi per bene, facendo capire che per il complesso c'è un futuro dolce e colo• rato, ben diversamente da quanto lasciano intendere le miserabi-li opere di quasi tutta la restante beat era. Sulla scena, poi, ogni cosa è ancor più precisa; e la durezza, l'amara vena dello stile trovano giustificazione e forza al di là dell'effimero e dell'occasionale. L'esibizione è un momento di sfogo, di raptus collettivo: e i gesti per far salire il calore si sprecano, i trapianti cattivi sono dietro ad ogni angolo. Keith Moon torce le pelli alla percussione, Pete Townshend morde in cuore la chitarra anticipando con sadico piacere qualcosa del meraviglioso « teatro Hendrix »: e quando alla fine del concerto gli strumenti vengono distrutti fu. riosamente, quando la Fender del leader è presa a calci e strattonata senza pietà, si tocca l'orgasmo dell'happening, e la musica è travolta e messa in mano allo « spettacolo di vita», indubitabilmente. Trovata scenica, trucco di bassa lega? Forse. Ma perché non vedere tutto nell'ottica della rabbia e della disperazione, perché non scorgere nel gesto velenoso ed estremo la risorsa finale del musicista consapevole e pure impotente, che consuma nell'isterla la propria voglia di mon• do nuovo? Eppure, nonostante questi lucidi presupposti, nonostante la bellezza scenica e l'impeto di stile, il suono Who sembra accortacciarsi in fretta. Il 1966, secondo anno della loro glqria, regala infatti parole scialbe e momenti di stanchezza, om• bre pesantissime: almeno su disco, il rock inciampa, lo stile perde foglie, dando os• sigeno insperato al beat Ii· verpooliano, quello morbido e carino, quello appena stuz• zicante. A Quick One, secondo DP, affoga nella mi• ·seria e nel terrore, stra ciando le carte lucidissim del passato prossimo, co rendo a passi veloci s
LOGODELl4 '\JIOLENà1 campo minato della canzonetta e dell'easy listening. Un solo brano, Run Run Run, può guardar dritto negli occhi My Generation: il resto (Boris the Spider .. .!) ha polvere addosso e poco nerbo, con spreco di miele e solo un accenno di quello che un giorno sarà lo stile Who, anche fuori dai fondali hard. Di più raccontano i numerosi 45 giri dell'epoca, gettati in pasto alle classifiche e quasi mai ripescati nel IJPs originali: l'm a Boy, ad esempio, o Happy Jack, o la versione della stupenda Laist Time di Jagger e Richard sono vere gemme del più nitido stile del gruppo, brani percorsi da corrente elettrica, giocati sullo sti!le e rotolante » di Keith Moon e sulla malvagia fantasia di re Townshend. Il 1967 fa correre la storia sui binari giusti, togliendo la musica dalle secche della monotonia e levandola in cielo con l'aiuto di una «sce. na " sempre più travolgente e beffarda. E' l'anno di Mon. terey (che fiammeggiante esibizione, quella!), del beat rantolante, della psichedella e del pop « una volta per tutte»; e i Who non sbagliano un colpo, sempre lucidi e sempre in testa alla fila degli irrequieti inglesi. Il suono si slega dalla manla ritmica, la leggenda approva in qualcosa di più solido e vero: e Who Sell Out, l'album che il complesso dedica a quelle stagioni, mostra che Townshend e gli altri stanno benissimo anche fuori dall'albo di famiglia beat, in mezzo al calderone bianco e nero del e pop maturo » in Gran Bretagna. Who Sell Out è un momento importantissimo nella vicenda del group, una profezia lucidissima sul corpo della musica. Il ritmo è dominato, lo stile facile è scuoiato e appeso all'albero deMa creatività: e pur ingenua compare la visione del nuovo mondo pop con l'impiego del long playing, per la prima volta, come scrittura a lunga gittata, come grande fibro aperto. Non siamo ancora all'idea dell'opera rock, al tema da svolgere attraverso i vari brani: ma c'è un piccolo artificio {«stacchetti» umoristici che uniscono i vari brani, in una parodìa degli sketches pubblicitari) che serve a dar coesione alla materia, suggerendo qualcosa all'epoca che verrà. Musicalmente, poi, c'è l'affinamento di certi mezzi • espressivi, c'è il colorarsi di tante idee che prima viaggiavano nel grigio assoluto: così riusciamo a digerire meglio i Who non aggressivi, quelli placidi e neniosi, lievemente innamorati di Paul Mc Cartney. Brani come Armenia City in the Sky, o Mary Ann with the Shaky Hand (ma un po' di noia .. .!) cominciano a raccontare qualcosa di interessante, appesi in aria tra 1a ballata, la canzone leggera e il pop più affilato: mentre I Can See For Miles riporta in auge l'antica Isteria mai dimenticat!l, volando basso sul ritmo e sull'eccitazione (e che dire poi di Relax, con qualche coriandolo barocco e l'imitazione sottile dello stile Nice?). Insomma, la parc;l.a d'ordine è « uscire dall'ambito del complesso-killer»; e Tommy, la favoleggiata operarock che vede la luce ai primi del '68, è la prova generale per questa nuova ispirazione, per questo giorno chiaramente « diverso ». Il punto cruciale è senza dubbio l'« idea", la struttura geniale; per la prima volta il pop scopre la « rappresentazione in più atti », la storia da raccontare at• traverso i brani, il mito del• lo svolgimento teatrale. Cose importanti, ehilà, anche se tutto ha un sapore ambiguo e fortuito, anche se la pelle è delicata e le ossa fragiii: e ih effetti la storia di Tommy, ragazzo cieco e sfortunato che cerca se stes• 11
so e la vita tra J'.ipocrisìa dei genitori e lunghe partite a flipper, ha segni chiari d'artificio; evidenti limiti da basso feuilleton. Ma quel che conta è il principio, lo scardinamento di tanti luoghi comuni; il pop diventa «serio» e riverito anche grazie a calderoni come questi, a opere astute/efficaci che fanno il giro delle stra• de e delle menti giuste. La musica stessa non sfugge a queste regole. Colorata, piena di luce, fatta girare con abilità tra iii duro e il soffice, riesce a piacere grazie a sottili inganni, a volteggi furbissimi tra fibre e cervello. Non c'è il fuoco e la grinta un giorno ammirati, non c'è l'aggressione al corpo e alle sue appendici: tutto è sfumato, invece, con temi larghi un po' leggeri e un po' retorici (si pensi all'Ouverture), e qualche fi. lo di fumo soltanto dell'an• tica tempesta (Pun Bali Wizard, Acid Queen, i brani migliori). I Who tentennano, il complesso sforna «ottimi prodotti » senza trovare la devastante sincerità di un tempo: ed è tempo di decidersi, anche se la critica impazzisce e manda grida di gioia, anche se il consumo non ha problemi e qualunque « materiale Who» gli torna comodo. Violenza o « nuovi minuetti », rabbia in corpo o l'ibrida ispirazione che Townshend va masticando da un paio d'anni? La decisione arriva con gli ultimi mesi del '60, la risposta giunge in piena crisi pop. Ritorno al rock, riferimento preciso ai discorsi di My Generation, alle linee scarne e dritte del « calore in musica »: Tommy resterà discorso marginale, tema da riafferrare solo molto più in là, quando la jungla del suono fisico sarà stata esplorata completamente. Who Live at Leeds, l'addio del complesso ai favdlosi Sixties, è la pietra angolare di questa riconversione al passato. E' la trascrizione di un concerto come tanti, la stesura pura e semplice di 40 minuti di vero suono Who: e c'è il ritmo e il sangue grondante, c'è Townshend con gemiti e ululati, c'è John Entwhsitle che 12 scuote mezzo mondo bassistico, c'è il caos e My Generation lunga 14 minuti, e Summertime Blues, e insomma tutto l'armamenta• rio magico/nevrotico del rock e deHa musica fottuta. Con dischi come questi (e come quello che verrà dopo) il complesso serve la causa dei pop molto meglio che con ibridi collage sul tipo di Tommy, o di Who Sell Out: perché anziché lavorare sulle scorze e sulle apparenze, anziché dipingere dolci utopìe (l'opera rock?), i Who filano dritti al cuore della vicenda, operando sulla musica, sui contenuti, sulle vibrazioni, codificando tutto un certo modo di vedere il pop, di suonare con rabbia e cervello. Who's Next, un anno dopo (è i,! 1971), sottolinea ancor più chiaramente le parole scritte. Lo stile è ripulito, i margini grossi sono levigati: e quel che ·accade è uno spettacdlo pirotecnico, uno stupendo gioco di prestigio, dove una base strumentale ormai caduta in disuso (voce . basso . chitarra • batteria) sa afferrare emozioni inaudite. Nell'epoca dei primi Slade, dei Deep Purple « in rock », delle miserabili sconcezze etichettate « dark sound », i Who sono gli unici a inseguire onestamente il « suono fisico »; senza trucchi, senza abbagli, senza istrionismo spacciato per genialità. La loro via è dritta e semplicissima, ma l'energìa sprigionata è immensa, oltre ogni « orchestrazione » e voglia di Moog: e i pezzi migliori, Baba O' Riley (un omaggio a Terry ill maestro) e Won't Get Gooled Again, valgono da soli interi LPs degli altri mestieranti del mondo rock, nel gioco eterno di sincopi al basso e alla chitarra. Ma dopo Who's Next, dopo quel fuoco tanto esaltante in epoche di crisi, che ne è dei signori Who, che ne è dei loro problemi e della musica dura come accia-io? Il complesso non incide per due anni, si ferma e lascia correre lentamente anche le esibizioni dal vivo (sempre eccitanti, sempre oneste e travolgenti): e volano gli avvenimenti più dispa• rati, da una bruttissima edizione « sinfonica» di Tommy, rappresentata in teatro e incisa su disco, a una compilazione « ufficiale » (Meaty Beaty Big&Bouncy), che raccoglie vecchi cimeli del tempo d'oro e spezzoni inediti, alla marea di boot• legs che li vede protagonisti (ecceNente il Radio London della Godzilla ). Ma è soprattutto nelle opere solistiche che i componenti consumano il tempo, dal '71 al '73. John Entwhistle è il più prolifico, siglando tre albums (Smash Your Head Again-st The Wall, Whistle Rhymes e Rigor Mortis Sets In con un comp'IP.sso personale) che dorano di rock e di anni 'SO, come vuole la logica della nostalgia e del « divertimen• to »? Brutte cose, che sprecano il gran talento dell'ar• tista: e mediocri egualmente sono le parole spese da Roger Daltrey, il cantante, in un Lp solistico che scivola piano nell'insulsaggine, nell'eterno dilemma tra rock e « canzone be1la », tra Rod Stewart e Paul Mc Cartney. Solo Pete Townshend, il leader, riesce a non sprecare il suo tempo. In quelle stagioni senza Who, infatti, egli affina il suo stile, scopre torrenti di musica nuova, si innamora di Riley e della filosofia orientale, sulle orme di Meher Baba; e gli albums che lo vedono protagonista (Instant Party, una raccolta a tiratura limitata, e il Who Carne First « ufficiale ,.) risentono di questo sforzo creativo, di questa ricerca tra il quotidiano e lo impossibile che fa volare il suono oltre ogni monotonìa. Sempre il ritmo come verbo principale, sempre il ca-~ !ore come fine e l'orgasmo nervoso come sogno: ma per arrivarvi, che spiegamento di fantasìa e di guizzi strumentali, che dimostrazione di forza e di ecci• tante saggezza! Ma alla fine tutto si ricom• pone, e il 1973 del pop boccheggiante rivede i Who con luce e sorrisi, ancora sulla scena, ancora su disco, come ai tempi dei tempi e sui « libri di storia ,._ Eccitanti serate a Londra e dintorni fanno respirare anco- •ra aria di leggenda, con la giostra dei Grandi Ricordi, My Generation, Happy Jack, Tommy: e Quadrophenia, il doppio Lp che il complesso allestisce e manda in or• bita nel novembre del 1973, sigilla il « .ritorno favoloso », con mille discorsi che si riannodano e si compiono, e il fuoco strumentale, la delizia ritmica, l'opera rock definitivamente. Siamo sutle stesse terre di Tommy, in quel reame di orchestrazione/ durezza che già avevamo visto come momento debole e un po' ambiguo, pur se importante. ~n effetti, anche qui, la vogha di parole smisurate romp~ gli argini e spezza. l'equ1!J: brio, facendo morire Ofi:Dl cosa nella troppa superbia: i fiati si sprecano, il Moog corre da una parte all'altra del disco, uccidendo la scarna verità Who, il sibilare di pochi essenz'ia!li concetti. Ma pure, in fondo al cilin• dro della esagerazione, c'è qualcosa che risalta e affa. scina, c'è il segno confortante che i Who sono vivi ed estasianti: e in realtà il ritmo è succoso e bello, la chitarra freme nell"insolenza il basso inventa giochi mai ascoltati e Doctor Jimmy, Love Reign O'er ~e e 5.15 sono frammenti d1 lucida ispirazione degni di stare accanto al4e cose più belle di tutta la storia. Insomma, della struttura « teatrale » della vicenda che si snoda lungo il disco (ricordi di epoche Mods, in: chini a Londra 1965 e a1 primi tempi del compiesso) ci importa poco o mente: quello che c1 affascina, u_na volta di più, è la capacità di creare energìa e calore, l'abilità magica nel tirar fuori dal nulla il suono, il clima E' questo il segreto Who, la formula magica della loro bellezza: gli strumenti sono liberi e poi s'incontrano in un mondo a parte, in una dimensione che appartiene al complesso_ e a lui soltanto. Sound, dicevamo una volta: il quid misterioso e obliquo che separa un art'ista da un altro, eh~ rende subito evidenti lo stI· le, la musica proposti. Cose che appartengono solo alla gente « giusta », che cercheremmo invano nella processione meschina dei gior• ni nostri· ma i Who sono diversi, i' Who sono . grandi e irraggiungibili, i Wh~ tengono uniti dieci anni d1 musica nuova con il filo strano dell'eccitazione e del sudore. Il rock rivistato trova in loro gli ultimi tiranni, i signori estremi, i tecnici del tramonto inevitabile; dopo ci sarà solo il freddo, il vuoto la morte espressiva, doP~ dovremo fingere !'ecci• tazione di fronte agli inutili buffoni dell'ha.rd. contem• poraneo. 'Riccardo Bertoncelli Foto: Roberto Masotti
NOVITA' PER I GRATEFUL DEAD, sempre più attivi nel periodo di crisi della musica californiana. Recentemente, al Cow Palace di San F;rancisco, hanno inaugurato il nuovo sistema di amplificazione, costato qualcosa come 350.000 dollari. Intanto Jerry Garcia ha terminato di mixare ai Wally Heider's Studios il suo nuovo Lp solistico: e accanto ai concerti coi Dead continua le esibizioni con la personale formazione di countrybluegrass, Old and in the Way. • LA UNITED ARTISTS sta cercando di far conoscere con qualche anno di ritardo i « peccati » della Bonzo Dog Doo Dah Band, una delle formazioni più eccitanti e sconosciute della scena inglese. Una Bonzo Dog Story, in album doppio, è uscita di recente assieme a LPs solistici di Nei! lnnes e Viv Stanshall, leaders del gruppo. In Gran Bretagna, poi, circola anche uno strano libello, Grimms, che raccoglie poemi e idee varie degli stessi personaggi e di altra gente « diversa » del luogo. • FRANK ZAPPA continua a tener nascosti i tre dischi che dovrebbero andare in orbita prima della fine dell'anno. Svelati invece altri piani a breve scadenza: un film, e una tournée in Europa che andrebbe effettuata a settembre, con spettacoli anche in Italia. • HERBIE HANCOCK STA REGISTRANDO un nuovo Lp, dopo il successo clamoroso di Head Hunters, che ha sfiorato i Top Ten del Billboard. Nel frattempo dà una mano al suo vecchio trombettista, Eddie Henderson, impegnato a realizzare LPs solistici. Il primo, Inside/Out, ha visto la luce pochi mesi addietro, il secon. do, Realization, è stato appena messo in circolazione. • GRANDI PIANI ESPANSIONISTICI per la Virgin Records. Dopo la creazione del catalogo Caroline c'è ora la distribuzione delle etichette JCOA e Watt, legate agli ambienti jazz newyorkesi. Le prime incisioni per questi Iabels sono un nuovo album di Don Cherry, in volo tra poco, il No Answer di Jack Bruce e Mike Mantler e il Tropic Appetity di Carla Bley appena stampati. Nell'ambito della casa Virgin, invece, abbiamo il nuovo Henry Cow, Unrest, il secondo Lp di Oldfield, Hergest Ridge e l'atteso album di Robert Wyatt, Last Straw. Infine, va citato il primo album solo di Edgar Froese, leader dei Tangerine Dream: titolo Aqua. • I « NUCLEUS » STANNO COMPIENDO una lunga tournée attraverso i colle• ges e le università d'Inghilterra. La nuova formazione, capeggiata sempre da Ian Carr, comprende il flatista Bob Bertles, il chitarrista Joscelyn Pitcher, i pianisti Jeff Castle e Gordon Beck, il bassista Roger Sutton e il batterista Bryan Spring . In qualche spettacolo vi è l'aggiunta della vocalist Norma Winstone e del violoncellista Paul Buckmaster. • RITORNO ALL'OVILE di una grande formazione del passato, i Love di Arthur Lee. La loro riunione è data per certa, dopo un silenzio di almeno quattro anni e due squallidi LPs solistici del leader. Si tornerà ai livelli di Four Sail e Da Capo, i loro massimi capolavori? Incertezze invece per un altro « ritorno », quello degli Electric Flag. Harvey Brooks sembra incerto sul da farsi: mentre Barry Goldberg, che si è detto entusiasta dell'-idea, non ha perso l'occasione di far uscire un Lp solistico, Goldberg, prodotto addirittura da Bob Dylan. • BUDINO DI COSE NUOVE: i Magma hanno appena fi. nito di registrare un nuovo album, chiusi a chiave negli studi di Valbonne, vicino a Cannes... Mille voci sul nuovo album dei Led Zeppelin, pronto per l'estate. La nuova etichetta del complesso, intanto, dovrebbe chiamarsi Swan Song Records... Il Lp dal vivo di EL&P si annuncia addirittura triplo... Bruce Barthol, già bassista con Country Joe, tenta la carta del complesso personale con gli Energy Crisis... Scioglimento di Loggins e Messina ... Film di Alice Cooper, Good To See Alice! • DISCHI NUOVI MESSI INSIEME: sono usciti il Great Last Album dei Kinks, il primo orrendo Lp solistico di Bill Wyman, l'altrettanto debole disco di Chapman & Whitnev, il Viaggio al Centro della Terra di Rick Wakeman, Blame It On the Night di. Ke'vin Coyne, Thin a Five dei Medicine Head, l'ennesimo 33 giri di Arlo Guthrie, il primo disco dei Refugee, complesso nato dal vecchio sangue Nice, il Some Days You Eat, The Bear di Ian Matthews, l'album della Eleventh House di Larry Coryell. Più in là nel tempo il miliardesimo di- ·SCodi Keith Jarrett, Treasure lsland, il nuovo Weather Report, ancora rinviato per ripensamenN sul mixaggio, un Lp dei Fairport con Sandy Denny rientrata nei ranghi. Prevista in Italia la stampa del Camembert Electrique e di Angel's Egg, capolavori dei Gong. • 8° SALONE INTERNAZIONALE DELLA MUSICA A MILANO . Si terrà a Milano, dal 5 al 9 settembre, !'So S.I.M., diviso anche quest'anno nelle due principali sezioni: strumenti musicali e alta fedeltà. Su 22.000 mq all'interno della Fiera di Milano saranno esposti un numero incredibile di strumenti e di apparecchiature ad alta fedeltà per un totale di circa 500 marche diverse. L'affluenza di visitatori prevista è di poco inferiore alle 50.000 persone nei 3 giorni (5-6-7) in cui la mostra sarà aperta al pubblico. Anche Muzak sarà presente con un suo stand. • CONTROINFORMAZIONE E CULTURA ALTERNATIVA A PISA - Si svolge a Pisa il 22 e 23 giugno « Libertà 2 ». Si tratta, come dice il sottotitolo della manifestazione, di una « rassegna nazionale di testimonianze musicali e non sul cammino della libertà». La novità dell'edjzione di quest'anno (l'anno scorso « Libertà l » si svolse in settembre e trattava solo di musica) è la presentazione contemporanea delle varie forme di informazione e cultura alternativa: dalla musica pop a quella politica, dalla grafica al jazz, alla fotografia, cinema, teatro etc. La manifestazione si terrà allo Stadio Comunale di Pisa. Il programma prevede l'alternarsi di -spettacoli musicali, proiezioni di film, spettacoli teatrali, proiezioni di diapositive sull'altra grafica e saranno esposte mostre fotografiche su vari avvenimenti che riguardano appunto « il cammino della libertà ~. Fra i gruppi musicali prevista la partecipazione degli Area, Acqua Fragile, Campo di Marte, Scascitelli, Dedalus, Urbani, Gaslini e dei cantanti politici fra cui Ivan Della Mea, Pino Masi, Giovanna Marini, Paolo Ciarchi, e altri. Per il cinema presenteranno le loro o. pere Il Collettivo Cinema Militante di Milano e quello di Torino, Oietti e Ferraro di Roma, per la fotografia il Collettivo Ferrantini di Bologna, per la grafica Alinari, Barattella, Criscione, Calligaro etc., per il teatro il Gruppo Teatro Sole di Milano, e altri. 13
stampa estera INFLAZIONE POP Mentre negli U.S. il costo dei biglietti per i concerti ha toccato le cinque-sei mila lire, Melody Maker . afferma che il prezzo dei biglietti inglesi raggiungerà presto il livello astronomico di dieci-undici mila lire. Harold Davison, uno dei più importanti organizzatori inglesi, ha annunciato la notizia sostenendo che il biglietto da dieci mila lire sarà una realtà entro la fine dell'anno. Secondo ,Oavison le cause di questi spropositati aumen· ti sono da ricercarsi nelle difficoltà incontrate dall' industria pop, i cui costi di produzione hanno subito un'incredibile incremento in seguito all'aumento dei prezzi, all'inflazione mondiale e alla mancanza di materiale grezzo. Inoltre i nuovi provvedimenti governativi per il risparLA NUOVA MAHAVISHNU ORCHESTRA La nuova Mahavishnu Orchestra è già in tournée e un nuovo album, APOCALYPSE, sta per essere pubblicato, Mc Laughlin è l'unico elemento della vecchia Orchestra presente nella nuova formazione che include ben undici elementi: Ralph Armstrong, ex session man della Tamla Motown, al basso; Gay14 mio dell'energia elettrica, contemplando l'aumento delle tariffe, oltre ad aver reso precario lo svolgimento di molte tournée, hanno sensibilmente incrementato le spese di ogni singolo concerto; gli artisti chiedono compensi sempre più alti; le spese per i trasporti (biglietti d' aereo e carburante) sono cresciute; gli stipendi dei tecnici e degli impiegati sono inevitabilmente saliti insieme al costo della vita; l'affitto degli stadi e dei teatri è più caro che mai. Nel frattempo, un porta• voce della Polydor Records, commentando l'aumento di prezzo dei dischi e nastri registrati (attribuito come noto alla carenza dei derivati del petrolio ), ha predetto l'avvento del disco di 4S00-SOOO lire. le Moran, tastiere e canto; Michael Walden, batteria; due fiati; un quartetto di violini del quale Jean-Luc Ponty sarà l'elemento conduttore. Mc Laughlin ha dichiarato a Melody Maker, '« Questo complesso riesce a fondere rock, jazz e musica classica in un modo totalmente nuovo. Qualche volta assomiglia alla vecchia Orchestra, qualche volta assomiglia a Beethoven" (n.d.r.). TORNA HARVEY MANDEL A chi puoi pensare quando ti viene in mente Eric Clapton? Melody Maker suggerisce Harvey Mandel, alunno del chitarrista americano Buddy Guy ed exchitarrista dei Canned Heat, che dopo aver iniziato la sua carriera solista con quattro album di rock-jazz cerebrale, è tornato alla classica formazione con due chitarre, basso e batteria. « Ascoltandolo insieme al secondo chitarrista Marte Skyer - ha detto il critico Karl Dallas - mi è venuto in mente il rapporto che esisteva tra C!apton e Bruce in quei giorni ormai lontani, prima che il rock pesante riducesse l'idea di un assolo di chitarra esteso ad una schifezza. Sono stato costretto a ricordare che nelle mani di un mostro non esiste formula musicale vecchia - e Harvey Mandel è un mostro "· .. .. • ... . i • • • * .. 1t ~ • ~ * • .. .. • • • * * • • • • • • " • . * • • • .. • .. Mandel, che musicalmente è molto influenzato dal pe• riodo pre-Canned Heat trascorso negli ambienti blues di Chicago, ha dichiarato che la sua musica « non è jazz né blues, per quanto le radici e sopratutto il feeling derivino direttamente da quest'ultimo ... Ho già provato a lavorare su materiale più sofisticato e le uniche persone che sapevano cosa stavo fa. cendo erano i musicisti. Questo complesso rappresenta un tentativo di orientare il mio stile in direzioni più commerciali, pur senza ridurre la qualità della musica. Le persone a cui sono piaciuti i miei precedenti albums per lo stile originale e per i riffs interessanti avranno ancora tutto ciò. Però vi sarà anche un nuovo gruppo di persone non interessate al mio lavoro passato, che potranno trovare qualcosa di piacevole nel nuovo tentativo·•. • • •
UN NUOVO NOME NEL ROCK-JAZZ AMERICANO Il nome di Larry Coryell sta diventando una parte importante della nuova scena jazz americana. «Nel vuoto creato nell'ambito del rock-jazz dallo scioglimento della Mahavishnu Orchestra », osserva Rolling Stone, « Larry Coryell e il suo nuovo complesso Eleventh House, ha pro· GRACE SLICK PARLA DEI JEFFERSON AIRPLANE Grace Slick, universalmente conosciuta per il suo cinismo, ha mostrato tutta la sua « acidità » nelle opinioni che ha espresso su di sé e sui Jefferson Air· piane nelle pagine del New Musical Express. « Gli Airplane non hanno nessuna importanza», ha esordito la signora Kantner. « A me sono piaciuti come persone. Parlo al passato dal momento che non suoniamo più insieme dal vivo. NOSTALGIA DEGLI ANNI '60 The Hard-up Heroes è il titolo di un'antologia recentemente pubblicata che riassume i momenti più vitali del beat inglese degli anni '60: Yardbirds, Searchers, Hollies, Zombies e tanti altri complessi meno conosciuti che sono stati il punto di partenza di molti grandi artisti di oggi. Il New Musical Express ha dato ampio spazio alla notizia della pubblicazione ed iettato una bravura e una qualità che si pone senz' altro al di sopra di tutti i gruppi tradizionali :n cui l'artista e i suoi accompagnatori hanno militato ». Il chitarrista Coryell ha ali' attivo infatti una decade di esperienza nell'oscurità dei piccoli clubs prima che il jazz cominciasse a ricevere !'interesse del vasto pubblico. « Penso che il mercato del iazz stia fi. Gli Airplane appartengono al passato per quanto riguarda ciò che il complesso dovrebbe essere, cioè "non è meraviglioso tutto ciò? Adesso cambiamo la società". Noi non cambieremo niente ». E tutte le canzoni di pace e amore, gli inviti alla rivoluzione ... Erano soltanto una presa in giro? « Ogni persona nel gruppo scrive ciò che crede in quel momento. Fin dall' inizio tutto ciò che ho scritto io è stato soltanto moderatamente sarcastico. Ed io non mi illudo di ha intervistato alcuni artisti che hanno vissuto direttamente quei gloriosi giorni di difficile competizione, quando non era difficile che una mezza dozzina di gruppi apparisse nel locale nella s·peranza di qualche accidentale ritardo del complesso impegnato. Quando un complesso riusciva finalmente ad arrivare in sala di registrazione, gli veniva concesso un turno di tre ore per registrare ben due 45 giri; se poi nalmente cambiando », osserva il chitarrista. « I ragazzi sono stanchi di ballare con i Canned Heat, la preparazione generale è aumentata. Il pubblico ascolta i dischi che io ascoltavo quindici anni fa - Coltrane, Davis, Sonny Rollins - tutti i classici, jazz puro ... ». L'Eleventh House è stata formata cer me un tentativo per venire incontro alla richiesta del cambiare la società... Paul sì. Il pubblico ha commesso l'errore di prenderci seriamente. Seriamente? No, io prendo seriamente soltanto il mio professore di karatè. Per quanto riguarda il fatto che gli Airplane potevano sembrare seri, ciò è un gran peccato; mi dispiace, non era nelle mie intenzioni ». E allora cos'è la rivoluzione, cos'è la cultura alternativa secondo lei? • Se sto in una camera con della gente che fuma un sacco di roba, mi annoio. Dimmi tu cos'è la dopo un certo numero di queste session qualche pezzo entrava nell'hit parade, la casa discografica concedeva un giorno intero per la registrazione di un album su un banco di lusso con quattro piste. Jon Anderson, che in quei tempi faceva piirte dei War. riors, ha ricordato: • Come la maggior parte dei complessi inglesi del momento anche noi copiavamo i complessi più importanti, Nei cinque anni in cui i Warriors sono esistipubblico e alle possibilità commerciali che il rockjazz ha creato. I comper nenti del gruppo sono: il pianista Mike Mandel; il trombettista Randy Becket, ex-Blood, Sweat & Tears, momentaneamente impegnato con Bill Cobham e quindi sostituito da Mike Laurance; il bassista Danny Triffon e il batterista Alphons Monzan, exWeather Report. cultura alternativa. lo posso parlare soltanto di ciò che sto tentando di fare. A me piace soltanto salire sul palco e fare la cretina. Qualche volta mi piace cantare in un modo un po' spastico, qualche volta mi piace essere abbastanza intonata ed eseguire materiale inconsueto. Perché non dovrei mostrare i miei seni? (Grace si riferisce a quel famoso concerto a Chicago nel quale esibl il suo petto). Che differenza c'è nell'avere o non avere i seni?». ti come complesso, abbiamo scritto soltanto due pezzi per il semplice motivo che c'era molto buon materiale in giro: i Beatles e tutti quei favolosi autori americani, Poi nel '67 giunse l'invasione dell' acid rock americano ... ». E cosi finirono per sempre i giorni in cui si poteva andare al night dietro l'angolo ed ascoltare Animals, Manfred Mann, Wbo o Cream per il modico prezzo di 500 lire. 15
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