Muzak - anno I - n.07 - maggio 1974

zione che caratterizza i prodot1, ECM, ma senza certi eccessi virtuosistici che spesso ne congelano e snervano la carica espressiva. 1meriti del pianista-compositore vanno comunque equamente divisi con i suoi collaboratori, dalronesto batterista Jimmy Hopps al magnifico Stanley Clarke, il più brillante bassista dell'ultima generazione (nonostante la sua attuale militanza accanto al frigido Corea nel Return to Forever). Soprattutto Clarke si dimostra determinante nell'arricchimento cromatico d'ogni atmosfera, nel superamento delle pause di inventiva: il suo basso acustico è l'ossatura essenziale d'ogni tema, dà profondità anche ai giochi più gratuiti di Cowell, lo risolleva talvolta da qualche banalità (come quelle esotiche di « Astrai Spiritual», o quelle del piano elettrico di « Miss Viki »): nel movimento iniziale (« Maimoun ») ci offre poi un prezioso saggio delle sue capacità con l'archetto. Non è poco, nel complesso, per i jazzfans alla disperata ricerca di novità accettabili. p.d. GATO BARBIERI « Chapter Two: Hasta Siempre » (lmpulse) « To Be Continued »... concludeva Gato in « Latin America», prima tappa del suo ritorno alla terra, alla musica popolare, ad una sensibilità così profondamente radicata tra la sua gente. Dopo l'Argentina, il Brasile: due brani sono stati registrati a Rio con musicisti locali, sconosciuti quanto ammirevoli (« Encontros », sullo stesso tema dell'omonimo pezzo sull'album precedente, e « Marissea »): gli altri sono ulteriore frutto delle sessioni registrate a Buenos Aires ed a Los Angeles, con gli stessi strumentisti di « Chapter One ». Sulla figura di Gato sono state già dette molte cose: ma è importante sottolineare il coraggio, lo spirito di ricerca ed anche la semplicità con cui il musicista ha voluto aprire questo nuovo importante capitolo della sua vita artistica, precedentemente rivolta in ben altre direzioni. Che le passate esperienze costituiscano un background necessario e profondamente significativo è un fatto evidente: e tanto più interessante risulta, alla luce di questa considerazione, tutto il discorso cui Gato si è oggi votato. Come questo eccellente «Hasta Siempre » dimostra, l'operazione è duplice: da una parte riportare alla luce (ma senza velleità archeologiche, ed in una prospettiva quanto mai dinamica e ricca di attrattive) un patrimonio inesauribile e tuttora in fermento: dall'altra mostrare la possibilità di esistenza di un' elaborazione meno strettamente vincolata a più o meno castranti forme sonore di derivazione jazzistica, proiettandola in un futuro denso di realizzabilissimi sogni «totali». L'album è - se possibile - ancora più riuscito del precedente: musica irresistibile, gioiosa, e sofferta, un velo che si apre all'improvviso per illuminare con un linguaggio splendidamente immediato tutta la realtà di un popolo e della sua vita. Quanto siamo distanti dalle velleità « sudamericane » di certi signori di nostra conoscenza' Qui non si può nemmeno parlare di «recupero», di « avvicinamento»: tale è la fluidità e la naturalezza di ogni nota, l'evidenza del feeling - genuino - che pervade ogni attimo di musica, finalmente restituita ai suoi interpreti più veri. Il sax di Gato si fonde con enorme omogeneità sulle ritmiche incalzanti, sulle multicolori sfaccettature di ogni situazione, giocando con ogni nota ed aggredendo con incredibile energia ogni spazio strumentale a sua disposizione. Stupenda soprattutto la seconda facciata, con « Para Nosotros » e « Juana Azurduy »: ma tutto il lavoro si mantiene su elevati live.lli qualitativi, segnalandosi come una delle più interessanti novità del momento. Non perdete l'occasione che Gato vi offre: un immenso patrimonio di vita, pulsante ed accattivante, regalato alla sensibilità delle vostre orecchie ... OREGON « Distant Hills » (Vanguard) m.f. Il quartetto che ha registrato questo LP è esattamente lo stes_ so che ha partecipato, non tanto tempo fa, all'ultima edizione del festival del jazz di Bergamo. E' cambiato solo il nome, che prima era quello di Oregon ed ora si riferisce ad uno dei membri del gruppo, il chitarrista e polistrumentista Ralph Towner. Gli altri sono Glen Moore, bassista. pianista e tante altre cose ancora, Paul McCandless, oboista, ecc. ecc., e Collin Walcott, sitarista, percussionista e strumenti vari. A Bergamo, danneggiati da un'acustica infame come poche, furono liquidati con parole quasi di scherno dai critici sapientoni. che non si erano certo dati la pena di ascoltare in precedenza nemmeno uno del paio di lp che i quattro hanno inciso per la Vanguard (il primo s'intitola « Music of Another Present Era ») o quello che ha pubblicato tempo fa la EMC, che è il migliore. Intendiamoci, quella che fanno Ralph Towner e soci non è certamente una grande musica, sospesa così com'è tra atmosfere e sapori diversissimi, che vanno dal folk al classico, dal jazz all'avanguardia, senza operare una scelta o una sintesi lucida e definitiva. E' una musica intimista, da meditazione, estremamente fragile, un po· troppo compiaciuta ed estetizzante, e spesso un tantino monotona. Ma nei momenti migliori i quattro sanno anche darci sensazioni ed immagini fresche, pulite, elegantemente musicali, che sono tutt'altro che da buttar via. Il loro è un gioco intellettuale che manca senz'altro di grinta, di energia, di forza vitale, ma possiede certamente, nei pezzi più riusciti, un lirismo e una poesia rarefatti e dolci. Inoltre tutti e quattro sono eccellenti ed esperti strumentisti, in particolare Towner alla dodici corde, Moore al contrabbasso acustico, McCandless all'oboe e Walcott alle tabla. Alcuni di loro, poi, hanno pure registrato con nomi celebri, come il Weather Report e Keith Jarrett (Towner). Miles Davis (Walcott). Questo disco presenta alcuni momenti di notevole gusto e di lieve raccoglimento, come in «Aurora» di Towner (tutti i prezzi sono stati composti dal chitarrista, eccetto due brani improvvisati collettivamente). in « Distant Hills », « Canyon Song », o « Song tor A Friend », un duetto di basso e chitarra. In conclusione, malgrado i punti deboli, la musica di Towner & Co. deve essere considerata con riguardo, in attesa che magari acquisti maggior vigore ed intensità, liberandosi di ogni facile e troppo formale calligrafismo. g.pe. 65

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==