dal basso: D011 Moye, lester Bowie Ma/aschi Favors, Roscoe Mitchel A destra: Juseph .far111a11 nu l'AEC è poco meno che niente. Eppure chi li ha potuti vedere di persona a Bergamo o in un breve giro nei quartieri di Bologna, si sarà certamente reso conto che la proposta che i 5 di Chicago portano avanti da anni è una delle più vive e intelligenti che la musica afroamericana ci possa oggi offrire. Assisten· do al loro spettacolo, che è veramente uno dei pochi che attualmente possa fregiarsi a giusto titolo dell'aggettivo «totale», ci si può convincere senza titubanze della fa). laci tà (e della conseguente reazionarietà) della pretesa avanzata da parecchi che dà come morta o superata quella musica nera a suo tempo eti• chettata come « Free Jazz » o « ew Thing ». E' una conce• zione che segue da vicino i lcntativi dell'industria di sna• turare o insterilire un tipo di musica che evidentemente dà fastidio e evoca problemi e tematiche tutt'altro che di· simpegnate o consumistiche. Quando Bowie, Jarman, Mitchell, Favors e Moye -salgono sul palco dipinti in volto e abbigliati in esotici o grot• teschi costumi, inizia puntual• mente uno show che esalta e deride allo stesso tempo più di mezzo secolo di mu• sica afroamericana. Ne esal• ta i \"alori e le caratteristiche più significativi, com e la spontaneità, l'energia, il calo· re, il feeling. Ne deride tutti i luoghi comuni e le stereotipatizzazioni, accumulatisi nel corso degli anni quasi sem• pre per l'opera di sabotaggio e di sfruttamento da parte della cultura occidentale. Quello che abbiamo potuto vedere in Italia, però, è solo una parte dello spettacolo che l'AEC è in grado di offrire. Purtroppo (e- per fortuna) il loro show non è quello di Alice Coopcr, ed evidentemente non può permei tersi tutti i mezzi e le attreaature di cui avrebbe bisogno. Il polistrumentismo dei 5 dell'AEC, ad esempio, è uno dei più strabilianti cd incredibili che si possano immaginare, e a Bergamo malauguratamente si erano potuti portare sol• tanto una piccola parte dei loro strumenti. Per non par• lare degli ausilii cosiddetti « coreografici » (costumi, scenarii, filmati, ecc.). ridotti per forza di cose davvero al mi• nimo. « ... Nel nostro lavoro, ci sono parecchi aspetti diversi. Il primo, il più importante (almeno lo speriamo) è l' aspetto puramente musicale ... Noi ci impegnamo a sviluppare i veicoli della nostra mu• 47
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