COIEA e la divulgazione « Quando entrai nel gruppo di Miles Davis, sentivo terribilmente la responsabilità di sostituire un pianista del valore di Herbie Hancknock. I primi tempi furono duri, ma poi andò a meraviglia e ho ancora uno splendido ricordo di quell'esperienza. Ho semmai un solo rimpianto: di essere stato troppo giovane e di aver sofferto un po' l'immagine autoritaria di Miles. Altrimenti avrei potuto aiutarlo molto di più a superare i suoi punti deboli: non come musicista, che è grandissimo, ma come organizzatore ». E' una dichiarazione di Chick Corea, alla conferenza stampa che ha preceduto il suo concerto al Conservatorio di Milano. Un musicista maturo, conscio dei propri mezzi, quasi spavaldo nella sua certezza di aver acquisito ormai anche quelle capacità organizzative del leader così preziose p.::r raggiungere il successo. E che Return to Forever sia una macchina da successo perfot• tamente organizzata lo ha dimostrato anche il pubblico italiano accorrendo entusiasta e numeroso oltre ogni prev:- sione (il concerto milanese h.1 avuto anche il suo piccolo strascico di disordini, cosa davvero inaudita per un nome che viene dal jazz e si esibì• sce in una sala di conservatorio). Corea, grazie ad un prestigioso passato e forse anche alla sua componente classicheggiante, è un solista che gode da tempo di una grande stima in Europa; le sue svolte recenti hanno aggiunto al prestigio la simpatia delle masse giovanili. E il gioco è fatto: magari con calcoli a freddo ma anche con un indubbio senso della spettacolarità. Un semplice ed essenziale gioco di luci avvolge i quattro del Return to Forever sul palco dove si consuma il rito di una « divulgazione ad alto livello tecnico»: sono musicisti che vogliono divertire, che infilzano con una certa classe tanti luoghi comuni, che non aggiungono molte invenzioni al filone a cui si accodano {quello per intenderci della Mahavisnhu e del Weather Report). Il concerto è dosato alla perfezione e la parentesi virtuosistica con un pezzo solo di Corea al piano acustico e uno del magnifico Stanley Clarke al contrabbasso è l'immancabile tocco .. di. classe prima del trascinante - finale, che manda tutti a nanna beati. Gli. altri due strumentisti (Bill .Connors alla chitarra, e Lenny White alla batteria), corretti e impersonali, riempino l'aria di cliché raffinati e swinganti che scivolano via come l'olio e rendono solo più ardua l'impresa di chi vuol cogliere i pochi frammenti ambigui e sofferti nel magma di questa musica sorridente e artificiale. Resta l'impressione che questa festa del sound elettrico, stimolante e immediato, sia legata ad una concezione prettamente riformistica: diamo per il momento ai giovani l'occasione di migliorare il loro gusto con una evasione di più alto livello; poi si vedrà, con gli anni forse scopriranno gradualmente nuove strade, si stancheranno del manierismo (magari rinnegheranno lo stesso Corea oggi osannato)... Una concezione oggi molto diffusa, fors'anche interessante, ma discutibile. Durante la conferenza, Corea aveva parlato molto di ." comunicazione »: un'idea fissa di molti musicisti, specie della generazione posteriore a quella del free. Ma dietro certe ossessioni, dietro l'ottimismo di chi vuol raffinare un po' per gradi le orecchie del pubblico, c'è spesso in agguato l'astuzia del consumismo. Peppo Delconte 45
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