o Giancarlo Sepe, trent'anni circa, è forse tra i giovani teatranti romani il più schivo e timido. Senza dubbio è quello di cui la critica, spesso troppo attenta per quel che riguarda il nuovo teatro ai fuochi d'artificio degli esibizionismi, si è occupata di meno. E ha fatto male, perché il lavoro che Sepe e la sua « Comunità teatrale» portano avanti da qualche anno è veramente di grande interesse. Se gettiamo un occhio al passato, possiamo dire che gli orientamenti .::he convivono nel teatro di Sepe sono sostanzialmente due. Da una parte c'è una vena ironica e raffinata che si colora a tratti di moralismo e dall'altra una propensione verso la disperazione, il grido di angoscia; verso la pietà, anche, per un'umanità derelitta. E per noi c'è da un lato la memoria di quel delizioso spettacolo che era « I misteri dell'amore» di Vitrac e dall'altro la constatazione che il recentissimo Scarrafonata, quanto mai simbolico del secondo orientamento; è senza dubbio fino a oggi il miglior spettacolo di Sepe. Non è però un caso che a guidarci nell'universo stravolto di questa Napoli funebre e lussuriosa, nobile e miseranda, sia un Pulcinella allampanato e aristocratico, dalle movenze languide di Pierrot lunaire. Perduti gli attributi originari, limato dai secoli, il Pulcinella bianco è in fondo un nobile travestito che muove alla scoperta di Napoli. La cultura borghese va in visita da quella popolare e il Sepe raffinato e rarefatto va a trovare il Sepe immaginifico. Il panorama che appare al Pulcinella bianco è apocalittico e i filtri culturali usati dal regista non fanno che rendere più rapido, con l'aiuto della memoria, il pulsare delle sensazioni. , Ci sono prostitute che rimandano a Caravaggio, la testa reclinata e i capelli sciolti, in dolente attesa; nani ululanti e tronchi umani che ricordano il primo Bufiuel. Ci sono, racchiusi miracolosamente nel breve spazio della scena, tutte le sofferenze, i rantoli e le imprecazioni di un popolo di sfruttati. Il Pulcinella bianco vuol trarre il suo piacere dalla miseria di chi gli sta di fronte: paga per assistere alla tarantell~ erotica, danzata da una prostituta a seno scoperto, getta lo scompiglio e dà inizio a un'orgia nel dormitorio pubblico. Ma qui, nel luogo che per eccellenza ospita squallore e povertà, dorme forse da secoli, il vero Pulcinella. Destato dagli schiamazzi, fiutando la presenza del nemico, si erge nei suoi stracci e dà battaglia. Comincia a danzare ed è la sua una tarantella feroce e selvaggia, ritmata La tarantella erotica di « Scarrafonata ». Nella foto: Sofia Amendola e Claudio Conti Figuratevi che c'è persino un copione. Ma se fra voi ha trovato asilo qualche estimatore del vecchio « testo», tra virgolette e col birignao, non si esalti prima del tempo. Ubaldo Soddu, critico assai stimato e autore alla sua prima esperienza, è stato infatti così intelligente da capire che il talento e la versatilità di Orfeo non andavano schiacciate con un masso vecchia maniera, ma incoraggiati con qualcosa che fosse simile al lavoro di uno scrittore di compagnia, sensibile alle capacità degli attori e partecipe di una creazione di gruppo. Charlot c'entra e non c'entra. E' continuamente evocato, citato e ricordato, nelle espressioni del protagonista Orfeo, nelle smorffette della sua partner che rifà il verso a Paulette Goddard e sopratutto nei
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