\\'•"'" S-60.J0), SOJ\lE OF MY BE.ST FRIE DS (Pre~ti!!~· S7356), ·sroo:--: CO~CÈRTS (do p l'io Fantasy, 24701), SPOO1 IN LO DO - (Prestigc S-7418). Whitcrspoon ha anche inciso un'album insieme a Gerry Mulligan (Are. Folk. 26-l) e compare in alcune antologie pubblicate dall'Archivc of Folk ami Jazz Music e dalla Chcss. Le più significative sono: 1959 MONTÈREY JAZZ FESTIVAL (Are. Folk. 239) e SHOUTIN' SWI, Gi ' & MAKIN' LOVE (Chess -1'2). I problemi posti dal vostro referendum, piuttosto acuti, mi fanno senti1·c l'esigenza cli dire la mia un po' più diffusamente. Innanzitutto mi congratulo con voi per l'idea che, ~se ben sfruttata (non in senso commerciale!) potrà contribuire alla rinascita di un circuito alternativo su grande scala, ora che il circuito alternativo «classico» è ridotto ad un'élite settaria che vive nell'ombra, senza desiderio di allargamento o di contesto. Vorrei toccare due punti del vostro questionario che secondo me meritano un discorso più ampio e cioè cosa sono gli « altri » giornali per giovani e cosa vuol essere Muzak. Se io, e con me tanti altri giovani, avevamo fame cli un giornale come questo è perché si discosta dal giornale per giovani « tipico». spesso inquinalo da una logica partorita eia gente matura (in senso lato) ad uso e consumo del giovane « tipo», nato e svezzato a suon cli TV, condizionamenti e frustrazio11i, pronto. nel dubbio, a spo. .are un'ideologia che respira, che reputa propria senza capire che è un'ennesima truffa commerciale, il conformismo dell'anticonformista, il rivoluzionarismo più ufficia12 [J le, tollernto e consentito perché non ri,·olu/.iu11.1 11i..:1111.:. lo ho ventidue anni e lavoro in ospedale, e quando esco da un'istituzione così orrenda, vedendo quanti giovani sprecano la propria forzapensiero nelle assurde ideologie di « peace and love » o « Jesus is freak », mi vien male vedendo come ogni evoluzione viene ritardata da questa inerzia, da questo paradiso ideologico inesistente e paralizzante. Purtroppo molti giornali per giovani favoriscono questo stato di mente. Il giornale viene così assunto dal lettore come microcosmo « giusto» dove potere scrivere le proprie .;•crili poesie pararivoluzionarie, le proprie misere d.'!lusioni, dove parlare di psicoanalisi con gente che non ne sa niente, dove scrivere: se ami i bluejeans e i capelli lunghi (fenomeni eminentemente commerciali) scrivetemi in 100. MUZAK si deve opporre a tutto questo, deve tirare fuori la schifezza della realtà quotidiana del giovane, e non proporgli un recinto dolce e fiorito dove è seducente entrare e « dolce naufragar». La musica con tutti i suoi risvolti umani sociali e culturali è il veicolo ideale per sviscerare l'acredine della giornata, della situazione, del secolo intero, di questa cultura occidentale ormai agonizzante. MUZAK deve cercare cli rendere consaocvole il giovane perché E.L.P. è reazionario anche se è piacevole da ascoltare (per esempio) e non magnificare le « fantastiche vibrazioni » di questo o quel disco, come succede invece su altri giornali. Altro punto, le lettere dei lettori: qualche tempo fa 2001 pubblicò la lettera di un lettore secondo cui i Rolling non sapevano suonare: seguì una polemica, infarcita di luoghi comuni, che occupò, per vari numeri, parecchie pagine. Per me tutto questo è da evitare in quanto sterile, perché induce il giovane lettore a identificarsi passivamente con la una '? l'altra parte, ad applaucl1rc questa o quella replica, senza che gli venga proposto niente di nuovo o di utile. Cercate quindi cli perdere poco tempo con quelli che sono convinti di aver « aperto la mente» perché hanno il coraggio(?!) di scrivere che un articolo « fa cadere i genitali», con quelli che c11'dono di essere depositari ciel.a ver.tà, che ti scrivono doomaticamcntc « quello eh~ 0 hai scritte.. sul tale è falso». Siamo o meglio siate, seri! Vo1.::te parlare cli musica, ebbene quelli cli cui ho parlato non vogliono parlare di mu- ,ica, ma si masturbano con le loro idee per far vedere che )oro « hanno capito», e la musica è solo uno elci tanti pretesti. Quindi perdeteci poco tempo, occupate la vostra carta (ormai preziosa!) con dei discorsi, non con Vi cerali sfoghi. Saluti e congratulazioni Stefano Pulga li taglio del/'11/ti111a lei/era 11011 è u11 dispe110. 11é 1111a fuga, /'argo111e1110 è i111eressa11te, 11e riparleremo 1110/10 presto e a lungo. Caro Collettivo Muzak. ho letto l'inchiesta del 5. numero sull'Underground. Prima di rispondervi ho guardato nel cestino ma non ho trovato niente purtrnppo. Vorrei dire alcune cose. Leggendo l'introduzione al dibattito ho notato che Emanuela Moroli si poneva una domanda. Si è persa: è alla ricerca infatti di fascette intorno ai cap,-Jli, cli campanellini e stracci colorati, di sit-in per la strada, dimo.,trazioni-provocazioni, happening improvvisi. Emozioni, vibrazioni, modi di vivere ed esperienze, creatività e disscnzo, musica e suoni. La Morali si chiede dove è anelato a finire tutto questo. Si chiede se l'underground è morto. E per trovare una risposta raccoglie un gruppo cli persone squalificate e parlano. In quella stanza, con quella gente la Moroli cercava l'underground. Loro hanno scoperto che tutto va bene, io ho t rovato, nelle loro parole, soltanto squallore. Io sono della 3.a generazione underground (ho 15 anni), e non mi è difficile affermare che l'underground sta in crisi, ma soprattutto voi. Ci troviamo in una situazione di «vuoto»; voi avevate da fare il casino in casa, a scuola, dovevate conqui tarvi la vostra libertà. Noi invece ci troviamo tutto falsamente aperto, a casa abbiamo una certa libertà, a scuola, io vado al Castelnuovo, non faccio niente insomma siamo già abbastanza indipendenti, ma non abbiamo un ideale in cui credere. Cioè, crediamo nel comunismo (?), nel rapporto con gli altri nell'amore, nella buona music'a e così via, ma ci troviamo col culo per terra. E non solo noi ragazzini cli 15 anni, ma tutti. Per questo il movimento è in crisi. Ma 11011è 111orto! E vivo ·emprc dentro cli noi, la voglia di !ollare ritornerà ad eploderc, ma ora siamo in un pe1·iodo di riflusso. Analizziamo e poi passiamo all'offenSi\'a. Cci-chiamo prima di ri- ~ol\'en: i nostri problemi in- ~icmc, cerchiamo cli creare un Movimento unito da un rapporto scrio tra le persone, e aspettiamo con fiducia. Non dico aspettare che un bel giorno scopip la rivoluzione. Prcnariamola intelligentemente. Solo così I'unclergrouncl tornerà a fiorire, e per te ·Emanuela ci saranno tanti bei campanellini. Francesco Breschi - Roma Sono un compagno simpatizzante di L.C. cd ho letto quella inchiesta sbrodolata fanfascista sull'underground. Per fortuna che chi parlava erano i soliti mac trini che sballa tu che sballo anch'io. Si è detto che Pasolini era un borghese, non lo conosco e non posso cli fenderlo, ma essere borghese significa, oltre che sottomettersi alla cultura, accettare i suoi prodotti culwrali pa sivamentc e non mi pare che oggi, il moneto underground piccolo - borghese dei vari Quattrocchi intacchi il potere borghese o anche solo la sua ideologia. E non scriva libretti stupido-erotici il nostro Angelo, che cli controcultura in senso rivoluzionario non capisce nulla. Mi sembra poi esplicito eh~ tutta la musica pop-rock-underground sia manipolata dal regime, perché accetta i canali cli distribuzione economico-pubblicitari di questo ma ciò non significa che il capitale debba gestire eternamente la musica. Sono d'accordo con Pintor, quando dice che è sbagliato proclamare ai quattro venti che « i Palaliclo saranno i nostri Vietnam » ecc., ma a certe organizzazioni cli contro cultura (S.A.R.E. Nudo) non si può non riconoscere il merito di star'.! a inistra per partire con un discorso rivoluzionario non parolaio ed intimista anche se con molte lacune. Ciò non si può dire d'altri. L'abbattimento del «sistema» non si fa riunendosi fra quattro amici, parlando cli «vibrazioni» «movement finito» «valori estinti per semore». Nella sinistra di classe si comincia a parlare insistentemente della musica,
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