pandorato ; ~ - i=,r.ii -@NBE>· , . ... creolina l patatina il tuttobuono pandorino oro ettmila . / I ---/,_,, l'immagine d'una casa felice, di una genuina parata di Prodotti, una colazione all'aperto, improvvisata, ma sapiente ... In via delle merende, l'attesa é premiata con una grande scelta di cose buone. industria dolciaria alimentare spa castiglione delle stiviere (mn)
i soldidi muzok I lettori ci chiedernnno conto, dopo over sfogliato ouesto numero, del cambio di genere della nutblicità: da ouella esclusiva.mente discografica. a auella Fenerice. Risnondiamo senza naure, sicuri che, a certi livelli, anche la politica editoriale di un giornale debba essere discussa e chiarita con i lettori. Avere solo pubblicità discografica rischiava di imno~ci scelte redazionali non libere. E non vi deve sembrare strano se una. Ca.sR discografica si rifiuta di fpre pubblicità su !!J..~Zaknerché una volta abbiamo criticato negativamente un loro grunl)O ■ E non deve annarirvi strano nemmeno che ci vengano f2tte proposte o nressioni ner nulla oneste da altri. Ma come volete che una compagnia aerea o una fabbrica di scarpe da tennis nossano influenzarci? Noi non parliamo, al contrario di altri che si dicono "specializzati né di viaggi né di tennis. Ma. del resto è noto, anche se la cosa può dar fastidio, che la principale fonte di vita di un giornale è proprio la pubblicità: per non morire materialmente o rischiare di morire affoga.ti nei compromessi o nei "redazionali" (pagati). E forse dovremmo d&1s.oli metterci a fare i nuri? E uerché poi? Per poche pagine di pubblicità che ci permettone di vivere e di vivere liberi? Voi sanete, ormEi.i, che non siamo disposti a vendere le nostre idee o le nostre penne, così come oggi vi dici~mo, una volta per tutte, che non stie.mo compiendo un' operazione editoriale "per ingrassarci sulle vostre orecchie", ma che ci diamo da fare nerché muzak sia un giornale libero, indipendente soprattutto dalle manovre dell'industria discografica, punto di incontro di esperienze, confronto di opinioni, momento di nartenza per nuove iniziative capaci di ridare alla musica e a ciò che la circonda il giusto nosto nella vita di ognuno di noi. II collettivo redazionale
IL I MENSILE DI MUSICA PROGRESSIVA - N. 7 ANNO Il - MAGGIO 1974 Collettivo redazionale: Giaime Pintor (direttore) - Antonìno Antonucci Ferrara {direttore editoriale) - Piero Togni (coordinatore dei serv,z, fotografIcI) - Domenico Ricci (coordinatore della redazione) - Riccardo Bertoncelli. Peppo Oelconte. Marco Fumagalli. Giacomo Pellicciotti, Paolo Maria Ricci (redazione) - Claudia Brambilla (segretaria) - Camilla Coppola (d1ffus1one centrale) - Maurizio Bezzi (d1ffus1one milanese) - Michela Gianoglio {d1ffus1one torinese) - Lucio Colle (d1ffusIone napoletana) - Ornella Amoriggi e Marco Tirabovi (grafica e 1mpagmazIone) - Bruno Ruggiero (ammmIstrazIone) - Janice Comstock e Sergio Manzari (comspondentI dagli Stati Uniti) - Danilo Moroni (comspondente da Londra) - Filiberto Lipparelli (direttore responsabile) Collaboratori: Toni Marcus. Mike Oldfield. Giovanni Lombardo-Radice. Roberto Masotti (fotografia). Carlo Cagni (d1setnI). Redazìone, amministrazione e diffusione: 00198 Roma - Via Alessandria. 119 - Tel. 84.48.483-84 56.072 - Un numero L. 500 - arretrati L. 800 (unire alla richiesta l'importo 10 francobolli) - Abbonamento a 12 numeri L 4.000 (a Roma e Milano la dtstnbuzione delle copie m abbonamento viene espletata a mano senza variazione dI prezzo) - Per cambio d'rndmzzo specificare 11vecchio recapito e InvIare L. 150 10 francobolli - Concessionaria esclusiva per la diffusione: Parrtni & C. s.r.l. • Roma - Piazza Indipendenza. 11-b - Tel. 49 92 - M1lano - Via Fontana. 6 - Tel. 790.148 - Stampa: Be1graf1ca - Roma - Tel. 799.42.39 - Registrazione Tnbunale di Roma n. 15158 del 26:1-1973 - Manoscnttl e foto. anche se non pubbllcat1. non sI restituiscono - E' vietata la riproduzione anch~ parziale di foto. test, e documenti. Concessionaria esclusiva per la pubblicità in lt&lia e all'estero: CEPE s.r.l. - D1rez1one Generale Piazzale B,ancamano. 2 • Grattacielo • 20121 MILANO • Telefono 666 381/2131415 • Uff1c1 a ROMA. Padova. Bologna. Firenze. Napoli, Palermo. Torino. Londra. Amburgo. Muzak non accetta pubblicità redazionale. Gli articoli, le recensioni, le immagini e la foto di copertina sono pubblicate ad unico e indipendente giudizio del collettivo redazionale . ..... ,,., Pagina Titolo Autore Foto 11 Posta 15 Notizie 16 Festival di Bergamo Peppo Delconte Silvia Lelli 18 Stampa estera J. Comstock 20 Teatro G. Lombardo-Radice 23 Pink Floyd Giaime Pintor 28 Mellotronmania M. Fumagalli Piero Togni 32 Allman Brothers Band J. Comstock 35 Woody Guthrye Paolo M. Ricci INSERTO CENTRALE: testi di Frank Zappa a cura di J. Comstock 40 45 46 Captain Beefheart Chick Corea Art Ensemble of Chicago R. Bertoncelli P.D. G. Pellicciotti cortesemente dalla Virgin Ree. Silvia Lelli Roberto Masotti ·------------------ 49 52 53 66 69 Due giorni con Mike Oldfield Discografia Birds Muzak L.P. Gli strumenti tibetani L'amplificazione del basso elettrico In copertina: WOODY GUTHRIE Danilo Moroni Virgin Ree R.B. Toni Marcus Mario Onofri Guitrase Fartezani
vivere1ns1eme l'eraspaziale conlaprecisione e l'eleganzBaulova Bulova Accutron ... lui, mini Accutron ... lei. Bulova ha inventato il movimento a diapason creando Accutron, lo strumento spazia e al servizio dell'Uomo. Accutron è già alla sua 5• generazione con mini Accutron, l'unico orologio a diapason per signora. Bulova Accutron con garanzia scritta di precisione al 99,9977%. Non si carica mai. Impermeabile, antiurto, antimagnetico. Bulova Accutron, che funziona ininterrottamente sulla Luna dal 1969, è in vendita nei migliori negozi orologiai. se pensate a un regalo ...pensate Bulova lei: MINISTAR acc,a10 e oro 18 Cl. lu,· SUB 21453/B acc1a101noss i \BULOVA ~ACCUTRON l'orologio dell'era spaziale •
Sono w1 giuva11e chi1arris1a e vi scrivo per avere alcuni consigli. Possiedo una cl1itarra acustica EKO JUNIOR che aon uso quasi mai per le sue ovvie limitazioni di timbrro e di volume di suono. Avevo pensato di sistemarla in maniere! tale da poterla suonare anche in concerto come si rumen10 particolare. Usarla, cioè, amplificata con una testina che conservi il timbro acustico, ed adottare qualche accordatura un po' insolita. Ho infatti sentito parlare cii accordature strane, usate specialmente dai musicisti folk inglesi ed americani. Pot reste consigliarmi la testina da usare e darmi qualche informazione nguardo le accordature in questione? Bruno Giove Per quanto riguarda l'amplificazione della tua chitarra acustica, ti consigliamo J"::icquisto di un pick-up IBANEZ, facilmente reperibile nei negozi specializzati. Se questo non dovesse soddisfare le tue esigenze, ti raccomandiamo i pick-up dell'OVA1 TION e della ROWE DE ARMOND, questi ultimi non importati in Italia e quindi :li difficilissima reperibilità (falli comprare a qualche tuo •amico che ha intenzione di recarsi in Inghilterra o negli Stati Uniti. Valgono il disturbo: sono semplicemente eccezionali). Le accordature di cui parli sono molto usate non solo dai folk-singers, ma anche da bluesman e gruppi rock (primi tra tutti gli Stones). La più comune è l'accordatura in SOL (le cordt: a vuoto danno l'accordo SOL) che si ottiene accordando il MI cantino in RE, il LA in SI, il MI basso in SOL e lasciando invariati SI, SOL e RE. Sono possibili inoltre accordature in LA, MI e DO. Nel caso ti interessassero anch'esse, eccone la composizione: [J J J Ac..:ordatura in LA: SJ in DO diesis, SOL in LA, RE in MI· 2) Accordatura in MI: SOL in SOL diesis, RE in MI, LA in SI; 3) Accordatura in DO: SI in DO, RE in MI, LA in SOL, MI basso in SOL (o invariato). Vorrei che mi elencaste, in ordine cronologico, la discografia e le rispettive case discografiche dei seguenti com pi essi: Popol Vuh, Can, Kraft1verk, Faust e Amon Dul/ II. lno/t re desidererei sapere se tali LP sono reperibili in Firenze. Roberto P;,nzeri (Sesto Fiorentino, Firenze) La discografia dei Popol Vuh è la seguente: AFFENSTU - DE per la Liberty, IN DEN GARTEN PHARAOS per la DHR e HOSIA NA MANTRA per la Pilz. Dei Can sono in circolazione MONSTER MOVIE (Liberty), SOU1 DTRACKS (una raccolta di colonne sonore incise dal gruppo pubblicata anch'essa dalla Liberty), il doppio TAGO MAGO (Uniteci Artist). EGE BAMYASI OKRASCHOTEN (Un~ ted Artist) e il recente FUTURE DAYS (Uniteci Artist). I Faust, uno dei gruppi cli punta della Virgin Recorcls, hanno al loro attivo quattro album: FAUST, S8 FAR, FAUST TAPES e FAUST IV. Gli ormai « veterani» Amon Dull II hanno registrato per la Liberty PHALLUS DEI e YETI (doppio), per l'Uniteci Artist DANCE OF THE LEMMINGS (è in circolazione anche una riedizione col nome cli JOUR 1EY INTO A DREAM), CARNIVAL IN BABYLO , WOLF CITY, UVE IN LONDON e VIVA LA TRANC. La discografia dei Kraftwerk è già stata pubblicata sul n. 6 cli MUZAK. La maggior parte dei 33 giri citati sono facilmente reperibili nelle migliori discoteche della tua citta. Gradirei, se possibile, avere delle informazioni sull'amplificazione della chi /arra elell rica. Mi servirebbe un amplificatore con un suono limpidissimo e nello stesso tempo parecchie possibilità di timbro e di distorsione. Ho pensato ad un Marsha// e desiclere: ei avere alcune notizie su questa marca. Sono alle prime armi e vorvei sapere se la mia è una bu,,na scelta. Fuchs Angelo, Trento Fino a qualche anno fa uno dei maggiori problemi cli un giovane chitarrista italiano l!ra ottenere un suono lungo e distorto senza dover rinunciare alla pulizia di suono che i distorsori fatalmente compromettevano. Il Marshall con la sua presenza cli suono e con la costante capacità di una distorsione « naturale» fu per molti una soluzione e quindi anche una meta precisa nella scelta della propria amplificazione. Però col passare degli anni, con la evoluzione dei gusti e della musica stessa, il « sound Marsrall », ormai privo ciel suo fascino iniziale, ha cominciato a stancare il musicista che, alla ricerca cli nuovi timbri, si è finalmente accorto delle limitazioni che un suono così aggressivo comporta. Attualmente infatti « l'egemonia» ciel Marshall si è notevolmente ricliniensionata, lasciando spazio ad un più ampio arco cli preferenze. Ciò nonostante questo amplificatore potrebbe essere la giusta scelta, soprattutto SP., come nel tuo caso, si tratra del primo acquisto. Mi permetto, però, cli segnalarti un'altro amplificatore, a nostro avviso più completo, più moderno e quindi più conveniente: il FE1 DER VIBROSONIC REVERB, espressamente progettato per venire incontro alle esigenze cli un chitarrista moderno. Il VIBROSONIC infatti, oltre ad offrire quella insuperabile pulizia di suono, cara! teristica dei FENDER, dispone cli una gamma vastissima cli timbri e della « benedetta» possibilità cli regolare la distorsione desiderata a qualsiasi volume, mediante un doppio comando (controllo volume generale, controllo volume del canale) che garantisce la lunghezza ciel suono senza mai comprometterne la pulizia. ( on dimenticare che uno degli inconvenienti maggiori del Marshall è l'impossibilità cli una distorsione a basso volume). Altri vantaggi cli questo modello sono senz'altro la robustezza e le esigue dimensioni che assicurano rispettivamente una grande resistenza a qualsiasi tipo di maltrattamento e la facilità ciel trasporto, elemento questo molto importante per chi non possiede ancora un furgone. Ti consigliamo, però, cli provare a lungo entrambi gli amplificatori, dal momento che una sc<c!ltaciel genere va fatta soprattutto in base ai propri gusti. Un'ultima cosa: il FENDER VIBROSONIC REVERB sviluppa 100 watt, il Marshall è in commercio in modelli cl,i 50, 100 e 200 watt (esistvn-) anche altri modelli, in verità, poco diffusi in Italia). Desidererei sapere quali alb11111cli fohn Lee Hooker e Jimmy Whiterspoon sono in circolazione sul mercato americano. Nel/'ele11c:o dei 33 giri potreste specificare il numero di serie e la casa discografica? Gianni D'Angelo Gli LP cli John Le'.: Hooker reperibili sul mercato americano sono i seguenti: ALONE (Speciality S-2125), AT CAFE Y')IJ GO GO (Blueswavs S6002), BTG BAND BLUES (Buclclah BDS-7506), BOOGIE CHILLUN (doppio Fantasy 24706), BORN IN MISSISSIPI (ABC X-768), COAST TO COAST BLUES BA D (Unitcd Artist 5512), DETROIT SPECIAL (Ateo 7228), E DLESS BOOGIE (ABC S-720), GOI ' DOWN HIGHWAY 51 (Specially 2127), I FEEL GOOD (Jewel S-5005), IT SERVES YOU RIGHT (Impulse S-9!03), JOHN LEE HOOKER (Galaxv 8201), JOHN LEE HOOK.ER (Verve/Forecast S3003), JOHN LEE HOOKER (ARC. Folk. S-222), JOHN LEE (doppio Greene Bottle 3130), UVE AT SUGAR HILL (Galaxy 8205), UVE AT SOLEDAD PRISON (ABC X-716), MAN MAO BLUES (doppio Chess 60011), NEVER GET OUT OF THESE AUVE with MORRISO & MUSSELWHITE (ABC 736), REAL BLUES (Tradition 2089), RE AL BLUES (Chess S-1508), SIMPLY THE TRUTH (Bluesway S-6023), URBAN BLUES (Bluesway S-6012), VERY BE-. ST (Buclclah 4002), THA T'S WHERE IT'S AT (STAX 2013). Per quanto anche Jimmy Whiterspoon abbia i'nciso mo! tissimi album, soltanto una quindicina cli essi sono tuttora in commercip. Eccone l'elenco: BABY, BABY, BABY (Prestige S-7290), THE BEST OF JIMMY WHITERSPOON (Prestige S- 7713), BLUE SPOON (Prestige S7327), BLUES AROUND CLOCK (Prestige S-7314), BLUES FOR EASY UVERS (Prestige S-7475), BLUES SI 1GER (Bluesways S-6026) EVENIN' BLUES (Prestige S-7300), HANDBAGS & GLADRAGS (ABC S-717), HUNH (Blues11
\\'•"'" S-60.J0), SOJ\lE OF MY BE.ST FRIE DS (Pre~ti!!~· S7356), ·sroo:--: CO~CÈRTS (do p l'io Fantasy, 24701), SPOO1 IN LO DO - (Prestigc S-7418). Whitcrspoon ha anche inciso un'album insieme a Gerry Mulligan (Are. Folk. 26-l) e compare in alcune antologie pubblicate dall'Archivc of Folk ami Jazz Music e dalla Chcss. Le più significative sono: 1959 MONTÈREY JAZZ FESTIVAL (Are. Folk. 239) e SHOUTIN' SWI, Gi ' & MAKIN' LOVE (Chess -1'2). I problemi posti dal vostro referendum, piuttosto acuti, mi fanno senti1·c l'esigenza cli dire la mia un po' più diffusamente. Innanzitutto mi congratulo con voi per l'idea che, ~se ben sfruttata (non in senso commerciale!) potrà contribuire alla rinascita di un circuito alternativo su grande scala, ora che il circuito alternativo «classico» è ridotto ad un'élite settaria che vive nell'ombra, senza desiderio di allargamento o di contesto. Vorrei toccare due punti del vostro questionario che secondo me meritano un discorso più ampio e cioè cosa sono gli « altri » giornali per giovani e cosa vuol essere Muzak. Se io, e con me tanti altri giovani, avevamo fame cli un giornale come questo è perché si discosta dal giornale per giovani « tipico». spesso inquinalo da una logica partorita eia gente matura (in senso lato) ad uso e consumo del giovane « tipo», nato e svezzato a suon cli TV, condizionamenti e frustrazio11i, pronto. nel dubbio, a spo. .are un'ideologia che respira, che reputa propria senza capire che è un'ennesima truffa commerciale, il conformismo dell'anticonformista, il rivoluzionarismo più ufficia12 [J le, tollernto e consentito perché non ri,·olu/.iu11.1 11i..:1111.:. lo ho ventidue anni e lavoro in ospedale, e quando esco da un'istituzione così orrenda, vedendo quanti giovani sprecano la propria forzapensiero nelle assurde ideologie di « peace and love » o « Jesus is freak », mi vien male vedendo come ogni evoluzione viene ritardata da questa inerzia, da questo paradiso ideologico inesistente e paralizzante. Purtroppo molti giornali per giovani favoriscono questo stato di mente. Il giornale viene così assunto dal lettore come microcosmo « giusto» dove potere scrivere le proprie .;•crili poesie pararivoluzionarie, le proprie misere d.'!lusioni, dove parlare di psicoanalisi con gente che non ne sa niente, dove scrivere: se ami i bluejeans e i capelli lunghi (fenomeni eminentemente commerciali) scrivetemi in 100. MUZAK si deve opporre a tutto questo, deve tirare fuori la schifezza della realtà quotidiana del giovane, e non proporgli un recinto dolce e fiorito dove è seducente entrare e « dolce naufragar». La musica con tutti i suoi risvolti umani sociali e culturali è il veicolo ideale per sviscerare l'acredine della giornata, della situazione, del secolo intero, di questa cultura occidentale ormai agonizzante. MUZAK deve cercare cli rendere consaocvole il giovane perché E.L.P. è reazionario anche se è piacevole da ascoltare (per esempio) e non magnificare le « fantastiche vibrazioni » di questo o quel disco, come succede invece su altri giornali. Altro punto, le lettere dei lettori: qualche tempo fa 2001 pubblicò la lettera di un lettore secondo cui i Rolling non sapevano suonare: seguì una polemica, infarcita di luoghi comuni, che occupò, per vari numeri, parecchie pagine. Per me tutto questo è da evitare in quanto sterile, perché induce il giovane lettore a identificarsi passivamente con la una '? l'altra parte, ad applaucl1rc questa o quella replica, senza che gli venga proposto niente di nuovo o di utile. Cercate quindi cli perdere poco tempo con quelli che sono convinti di aver « aperto la mente» perché hanno il coraggio(?!) di scrivere che un articolo « fa cadere i genitali», con quelli che c11'dono di essere depositari ciel.a ver.tà, che ti scrivono doomaticamcntc « quello eh~ 0 hai scritte.. sul tale è falso». Siamo o meglio siate, seri! Vo1.::te parlare cli musica, ebbene quelli cli cui ho parlato non vogliono parlare di mu- ,ica, ma si masturbano con le loro idee per far vedere che )oro « hanno capito», e la musica è solo uno elci tanti pretesti. Quindi perdeteci poco tempo, occupate la vostra carta (ormai preziosa!) con dei discorsi, non con Vi cerali sfoghi. Saluti e congratulazioni Stefano Pulga li taglio del/'11/ti111a lei/era 11011 è u11 dispe110. 11é 1111a fuga, /'argo111e1110 è i111eressa11te, 11e riparleremo 1110/10 presto e a lungo. Caro Collettivo Muzak. ho letto l'inchiesta del 5. numero sull'Underground. Prima di rispondervi ho guardato nel cestino ma non ho trovato niente purtrnppo. Vorrei dire alcune cose. Leggendo l'introduzione al dibattito ho notato che Emanuela Moroli si poneva una domanda. Si è persa: è alla ricerca infatti di fascette intorno ai cap,-Jli, cli campanellini e stracci colorati, di sit-in per la strada, dimo.,trazioni-provocazioni, happening improvvisi. Emozioni, vibrazioni, modi di vivere ed esperienze, creatività e disscnzo, musica e suoni. La Morali si chiede dove è anelato a finire tutto questo. Si chiede se l'underground è morto. E per trovare una risposta raccoglie un gruppo cli persone squalificate e parlano. In quella stanza, con quella gente la Moroli cercava l'underground. Loro hanno scoperto che tutto va bene, io ho t rovato, nelle loro parole, soltanto squallore. Io sono della 3.a generazione underground (ho 15 anni), e non mi è difficile affermare che l'underground sta in crisi, ma soprattutto voi. Ci troviamo in una situazione di «vuoto»; voi avevate da fare il casino in casa, a scuola, dovevate conqui tarvi la vostra libertà. Noi invece ci troviamo tutto falsamente aperto, a casa abbiamo una certa libertà, a scuola, io vado al Castelnuovo, non faccio niente insomma siamo già abbastanza indipendenti, ma non abbiamo un ideale in cui credere. Cioè, crediamo nel comunismo (?), nel rapporto con gli altri nell'amore, nella buona music'a e così via, ma ci troviamo col culo per terra. E non solo noi ragazzini cli 15 anni, ma tutti. Per questo il movimento è in crisi. Ma 11011è 111orto! E vivo ·emprc dentro cli noi, la voglia di !ollare ritornerà ad eploderc, ma ora siamo in un pe1·iodo di riflusso. Analizziamo e poi passiamo all'offenSi\'a. Cci-chiamo prima di ri- ~ol\'en: i nostri problemi in- ~icmc, cerchiamo cli creare un Movimento unito da un rapporto scrio tra le persone, e aspettiamo con fiducia. Non dico aspettare che un bel giorno scopip la rivoluzione. Prcnariamola intelligentemente. Solo così I'unclergrouncl tornerà a fiorire, e per te ·Emanuela ci saranno tanti bei campanellini. Francesco Breschi - Roma Sono un compagno simpatizzante di L.C. cd ho letto quella inchiesta sbrodolata fanfascista sull'underground. Per fortuna che chi parlava erano i soliti mac trini che sballa tu che sballo anch'io. Si è detto che Pasolini era un borghese, non lo conosco e non posso cli fenderlo, ma essere borghese significa, oltre che sottomettersi alla cultura, accettare i suoi prodotti culwrali pa sivamentc e non mi pare che oggi, il moneto underground piccolo - borghese dei vari Quattrocchi intacchi il potere borghese o anche solo la sua ideologia. E non scriva libretti stupido-erotici il nostro Angelo, che cli controcultura in senso rivoluzionario non capisce nulla. Mi sembra poi esplicito eh~ tutta la musica pop-rock-underground sia manipolata dal regime, perché accetta i canali cli distribuzione economico-pubblicitari di questo ma ciò non significa che il capitale debba gestire eternamente la musica. Sono d'accordo con Pintor, quando dice che è sbagliato proclamare ai quattro venti che « i Palaliclo saranno i nostri Vietnam » ecc., ma a certe organizzazioni cli contro cultura (S.A.R.E. Nudo) non si può non riconoscere il merito di star'.! a inistra per partire con un discorso rivoluzionario non parolaio ed intimista anche se con molte lacune. Ciò non si può dire d'altri. L'abbattimento del «sistema» non si fa riunendosi fra quattro amici, parlando cli «vibrazioni» «movement finito» «valori estinti per semore». Nella sinistra di classe si comincia a parlare insistentemente della musica,
della cultura, della condizione femminile, per strapparne la gcstiunc alla borghesia. E' sempre più frequente che ai concerti si sentono scandire slogans più propriamente politici; « Erba libera» se ne è andato, è arrivato lo sfondamento sistemato a tutti i concerti, specie quì a Milano (esempio memorabile i 2 concerti serali dello Stomu Yamash'ta's Red Buddha Theatre dove erano presenti moltissimi compagni: Re Nudo non è più solo). Per questo mi fanno ridere certe affermazioni contenute nell'inchiesta. D'accordo col collettivo redazionale, specie per Quattrocchi e Salvadori. Ma anche per gli altri. Vorrei poi congratularmi con Muzak senza dubbi migliore del famoso giornalaccio con le pagine nere ( !!!). Un'altra cosa: ricordiamoci che alla borghesia dà tanto fastidio la sinistra rivoluzionaria e culturale, da fare delle perquisizioni gel,ando hascish ai piedi dei compagni o simulando furti di automobili con piani segreti di fantomatici « golphe ». Saluti a pugno chiuso. Paolo Milano A PROPOSITO DELL'UNDERGROU D Cosa vuol dire chiedersi a che punto è l'une\., chiedercelo noi, se adesso lo viviamo? Evidentemente si vuole fare il punto sull'und. inteso come fenomeno sociale e non sulla evoluzione dei suoi significati in noi. E' infatti, in genere ci si preoccupa di osservare i rapporti che intercorrono tra il Sistema e la struttura alternativa in questione, rapporti che siamo portati a definire, più o meno giustificatamente, in termini di conflitto. Ciò che non ha senso sono le conseguenti affermazioni, sia che si parli di sconfitte di vittorie o di prostituzioni. Vediamo perché tali affermazioni non sono esatte quando proprio noi le facciamo, e per far questo fermiamoci un attimo a considerare se è possibile operare una distinzione come quella fatta sopra, tra fenomeno sociale e partecipazione personale. Ai fini di una ra• zionale analisi possiamo an• che parlare di una storia dell'und., di una sua esplosione e di un successivo assorbimento dello stesso da parte della tentacolare società industriale avanzata (nell'esplosione dovuta ai media c'era già in germe l'assorbimento), e se vorremmo dilungarci potremo anche osservare la logicità dell'accaduto: questo tipo di fenomeno culturale, come gli analoghi esempi storici di rivoluzioni ideologiche al sistem:i che non si sono basate su una concreta forza, considerata anche la sua sostan1.i.tlc particolarità, ci ha tenuti , v· stantemente lontani dalle leve del potere manovrate, , ome sempre, dal capitale. ,\la è proprio questo il punto, ptT· ché ci chiediamo con apprc·11sionc: « è morto l'und.? », c,·.i veramente nelle prospettive di questo tipo di cultura, sia :,Ila nascita che dopo, una sc.1lata al potere? L'espressione concreta del « flower power » aveva la velleità di raggiungcce e fare sue le strutture dirczior1.1ti del sistema o e, a forse qualcosa di diversuJ Questa domanda che noi f,h:- ciamo sulla sorte clell'und. ha un valore o glielo imponiamo noi perché astraiamo sen1a razione? Se capiamo questo capiamu anche che il feeling eh'.; h.1 animato le rivoluzioni singolc dei Kerouac Ginsberg e su, i e le manifestazioni di mas~a come Woodstock è quanto di più alieno ci sia alle possibi• lità cli un effettivo potere sociale. Ma soprattutto dobbiamo tenere conto di ciò che· sentiamo senza bisogno di spiegazioni che è la vera e~- senza del'und. e che non puù essere trasmesso completamente in un discorso. Vivendo quest'esperienza e integrandola come tale la rendiamo partecipe del cambiamento vitale, è impossibile e sarebbe innaturale voler cristallizzare l'Lmd. in una forma: è uno stadio di un processo interiore dell'uomo eh,· si è realizzato all'esterno esattamente nella misura in cui è stato accettato e approfon• dito da noi, ma è un passag• gio ben particolare. e siamo d'accordo nel convenire che questo tipo di impostazione mentale è teso soprattutto alla liberazione dell'uomo (una nuova società ne sarebbe lo immediato effetto, senza peraltro dover sottostare a una rigida consequenzialità) non possiamo rifiutare una musica altamente espressiva e poc• tica (come Genesis, G. Giant, etc.) e porla al di fuori del movimento solo perché escc da un certo schema rivoluzio• nario basato sull'impatto: 11011 possiamo «rifiutare» alcun tipo di musica seria capace cli scuotere le radici dell'uomo. L'und. può essere impegno politico, è buona vibrazione. è una scelta, anche se il termine scelta non è proprio e salto, esistenziale, ed è, in ogni caso, una cultura vissuta nella misura in cui ognuno la sente, e poi: Non guardare troppo lontano, puoi trovarlo ovunque. Ma puoi anche perderlo senza un preavviso. Se tu lo afferri troppo forte o cerchi di leggerci troppo, lo sai, è solo musica. (Bob Hunter). Peviani Valter iViUSICFORMARCELDUCHAM(P6'30") MUSICFORAMPLIFIED TOYPIANOS(l2') s2.detwo RADIOMUSIC(6') 4:0311( :i.ntre p2-rti: 30'1/ 2' 23'1/1'40")(4'33") SIXTY-TWOMESOSTICREMERCECUNNIGHAM (frammento)(9') (in distribuzione dal 20maggio) ··-~ '. :. .. •:.<; ·')tBA-MUSIPCOAP ._··-t'I.]:lRlT:RA DENTRO :_.>?':· 1EN-TR:A-DENTRO •'•:·:_LAtN()V.i\.MUSICHA! 11 ·;i·:~:·--:·.:\~~/:~~~f ~! 6gi~~;~:anea ...-al .P:!:',~z:10dei normali L.P. ·.· ... :,;•;.·. .-',: .. •.• 13
IL PRIMO MENSILE DI MUSICA PROGRESSIVA - ROCKFOLKJAZZ abbonatevi 4 numerinregalo Muzak costa 500 lire 1 abbonamento a 12 numeri, 4.000 lire '
Robert Wyatt sta terminando di incidere il suo primo album dopo lunga assenza, per la Virgin Records. Le registrazioni avvengono per ora in un piccolo villaggio dello Wiltshire, Little Bedwin. Non è escluso che alle sedute partecipino in seguito complessi legati all'orbita di Wyatt, dagli Pienrv Cmv ad Hatfield & the North. notizie E' uscito il s~condo LP della serie Greasy Truckers, una iniziativa « alternativa » inglese che cerca di fottere i canali industriali uccidendo il concetto di copyright e opponendosi agli alti prezzi ormai cari al consumo. L'album è doppio, si intitola Live at Dingwa/1 Dancehalls e costa circa 5.000 lire. Le registrazioni contenute appartengono ai Carnei, agli Henry Cow (brani inediti), ai Global Village Trucking Company e ai Gong di Daevid Allen ( due nuovi brani, di cui uno registrato lo scorso .giugno al festival di Tabarka in Tunisia). notizie Nuvità discografiche tedesche, come sempre introvabili da noi (bisogna andare a Chiasso o peregrinare in Francia per racimolar qualcosa). I Popul Vuh, passati alla OHR, hanno inciso Soligpreisung, mentre gli Ash Ra Tempel con formazione rinnovata sono presenti con il luminoso Starring Rosie. Due nuovi artisti si danno invece da fare con LPs doppi, in aree sperimentali: uno è Peter Michael Hamel (Hamel), l'altro è Walter Wertmuller (Tarot). Infine il nuovo disco doppio del grandissimo Klaus Schultze,, già leader degli Ash Ha Tempel e ora alle prese con uno stupefacente Cyborg dopo l'esordio bello di Irrlicht. Nuova formazione per Captain Beefheart in tournée europea: accanto al leader ci sono ora i chitarristi Zoot Horn Rollo e Alex Saint Claire, il bassista Rockette Morton, Ed Marimba alla batteria e i nuovissimi Mark Marcelino alle tastiere e Del Simmons ai fiati. notizie Sorprendente revival del beat , in GB: per ottobre è previsto una carovana viaggiante di vecchi miti degli anni '60, dagli Swingin' Blues Jeans ai Mojos ai Love Affair, ai Nashville Teens. notizie Ultime notizie sui Quicksilver: Duncan ed Elmore cercano di tener legato un complesso che non esiste più, e che ora si avvale di Bob Hogan, organista già con Buddy Miles, e di John Nichols ex It's A Beautiful Day.· Dino Valenti si fa vedere ogni tanto: ma la sua occupazione fondamentale è la registrazione di un Lp da solo, prodotto da Jack Nitzsche per -la Wamer Bros. Altre novità californiane: Dan Hick ha ripreso a calcare le scene dopo la liquidazione dei vecchi Hot Licks. Barry Melton vecchio compagno di Country Joe ha fondato gli Head Hunters, e va collaborando con Mickey Hart alla stesura del secondo Lp del vecchio Dead. Anche David Freiberg, ormai fuori dai Jefferson, partecipa alle sedute. Sammy Piazza, già batterista di Hot Tuna, ha invece raggiunto la New Stoneground Band, la continuazione del vecchio complesso di Sai Valentino. I Dead, infine, vanno approntando il Pig Pen Memoria/ Album, e nel frattempo hanno remixato una vecchia opera, l'eccellente Anthem of Sub, rimessa in circolazione in una nuova scintillante versione. notizie Novità spicciole: un disco dell'indimenticabile -Lenny Bruce è previsto dalla Playboy Records. Si intitola Purple Priest e contiene inediti del 1962. Rick Wakeman sta completando il suo secondo disco da solo, basato sul Viaggio al Centro della Terra di Jules Verne. Vivian Stanshall finalmente ~!1 terminando il suo primo LP dopo i Bonzo (ci sta lavorando da anni): nel frattempo scrive i_ testi per il prossimo album dei Traffic. La Mahavishnu va ricostruendosi lentamente, musicista dietro musicista. 'Si è parlato molto di Jean Luc Ponty come violinista, nell'ultimo mese: ma ora pare che la sua candidatura sia sfumata E' certo ad ogni modo che accanto ad una struttura di basso " chitarra . pianoforte - batteria il nuovo organico comprenderà un quartet,i:o di archi. ' \ notizie Delizie discografiche: in volo durante questo mese il nuovo elisco di Boz Scaggs, Slow Dancer, l'ennesimo album di Bre-· wer and Shipley, un buon duo folk american9, Paradise a.nd Lunch di Ry Cooder, il primo Lp di Richard Greene (violinista dei Sea Train) con gli Zone. In volo già da tempo un Tribute to an American Duck di Doug Dillard e il nuovo Saints & Sinners di Johnny Winter, oltre al Crosswinds del prolifico Billy Cobham, e a due dischi di Jesse Colin Young, il recente Light Shine e la riedizione del vecchio e ottimo Soul of a City Boy. Più in là nel tempo un nuovo Pink Floyd, la milionesima opera solistica di Rod Stewart, e gli altri fondi d'archivio di Janis Joplin. Quarto album dei Weather Report sempre rimandato, e così pure per il ritorno di CSN&Y. Nell'area Virgin, da segnalare il secondo 33 di Kevin Coyne, Blame lt On the Night e il Casablanca Moon d'esordio degli Slap Happy, oltre al Max dello sconosciutissimo Max Handley per la Caroline. 15
bergél.mo Jan Garbarek (foto Silvia Lelli) il futuro • spazio 16 cerca L'Italietta del jazz, lo sappiamo da tempo, non è in grado di offrire le massime fiere musicali (un Montreux, un Chateau Vallon), ma può (o vuole testardamente) permettersi il lusso della prima e della seconda classe, come sui treni: da una parte i festival maggiori (Bologna, Perugia, Bergamo), dall'altra le manifestazioni di serie B, dove ogni anno faticosamente si ~ tenta di far le nozze con i fichi secchi. Una grama consolazione: una parvenza di noblesse oblige," che basta a premiare la vanità di volenterosi e ottusi maneggioni, ma non ha niente a che vedt.:;·e con la situazione reale, quella che oggi più che mai è determinata dal pubblico. Così mentre nelle lussuose hall degli alberghi critici e vecchi crociati della prima ora del jazz stanno ancora a titillarsi sugli ammuffiti dilemmi di sempre (il jazz è davvero morto?), premono le folle affamate contro le mura del castello incantato e impongono ben altre, impellenti questioni: ha ancora senso, anche in Italia, la formula del Jazz Festival, così com'è? La VI Rassegna Internazionale, tenutasi a Bergamo dal 20 al 22 marzo, ha sottolineato questa urgenza di rinnovamento; e ciò nonostante l'alto livello medio dei musicisti che almeno in partenza prometteva (e in parte ha mantenuto) il programma e nonostante anche il sontuoso contorno di manifestazioni collaterali (mostre di pittura, fotografica, • discografica, dibattiti, etc.) proposte dal vivace impegno dell'Azienda Autonoma di Turismo. Insomma s'era fatto tutto il necessario perché Bergamo si confermasse festival di serie A; ma il problema fondamentale non era quello... La musica e il suo pubblico marciano oggi molti anni luce più avanti della « lungimiranza » di impresari e organizzatori: qualcosa - verso formule più aggiornate - s'era fatto a Perugia, ma evidentemente non c'è stato un seguito... Esplorare è faticoso, specie per un , entourage come quello del jazz italiano, vecchio, stanco e sospettoso nei riguardi dell'entusiasmo delle masse giovanili.
Ralph Towner (foto Silvia Lelli) Ardzie Shepp (foto Silvia Lelli) C'è stata forse anche un po' di sfortuna nel contrastato iter organizzativo di questo festival, nei forfait di Omette Coleman e Gato Barbieri, nelle difficoltà di viaggio che hanno fatto spostare in extremis l'apparizione di Shepp dalla seconda alla terza serata. Ma non si può imputare alla sfortuna la cocciuta imprevidenza di organizzatori che trasferiscono precipitosamente la terza serata dal prezioso teatro Don'.zetti al cassone acusticamente indegno del Palazzetto dello Sport sotto la pressione di una affluenza di pubblico assolutamente non calcolata; che portano nomi nuovi e di non facile comprensione per poi farli suonare due o tre pezzi; che affiancano con leggerezza nella stessa serata prodotti troppo diseguali pur di offrire un cartellone strapieno (si immagini che alla Scala proponessero insieme Lehar e Beethoven); che insistono sul!' ineluttabilità della presenza italiana ma non faranno nessuno sforzo poi per tentare almeno di uscire dalle solite scelte, di una sclerosi umiliante e persino immeritata. Alla fine, di un programma con molti nomi e parecchie ambizioni è rimasto soprattutto il grosso brivido che nel finale della prima serata ci ha dato la breve apparizione dell'Art Ensemble of Chicago. Il quintetto, con Lester Bowie (tromba), Roscoe Mitchell e Joseph Jarman (sassofoni), Malachi Favors (basso) e Don Moye (batteria), si è confermato una delle poche voci originali e vitali delia musica afro-americana d'oggi. Suonano insieme da pilrecchi anni ed hanno al loro attivo una notevole (anche se piuttosto ignorata) produzione discografica, ma erano al primo contatto con il pubblico nostrano e meritavano una esibizione più lunga e consistente. La loro musica, spietata e fiammeggiante aggressione dei vecchi miti, non è mai provocazione gratuita, neppure negli orpelli scenici, nei clowneschi travestimenti. E' critica feroce e creativa, è rifiuto di un ruolo servile, quello di pittoreschi ambasciatori della « gran cultura » d'Amerika. Alla luce della loro esibizione, suonava ancor più comico lo sforzo di chi, per evitare l'irritazione dei conformisti, aveva anticiparo che la musica del AEC non voleva avere alcun significato politico. La politica aveva già fatto capolino nella precedente esibizione del sassofonisti\ norvegese Jan Garbarek (ben coadiuvato dal pianista Bobo Stenson, dal batterista Jon Christensen e dall'ottimo bassista Palle Danielsson). Garbarek infatti ha concluso con un brano in cui il suo apprezzato ~irismo scandinavo assumeva tinte alla Gato, riprendendo le note della ballata del comandante Che Guevara: un bel colpo sul piano emotivo, che strappava molti applausi, ma non cancellava le perplessità sul temperamento di questo musicista, assai più raffinato e personale sui dischi che non sulla scena. Tra Garbarek e l'AEC c'era stata la patetica esibizione di Kenny Clarke con uno sgangherato trio: il vecchio lupo che aveva lasciato le sue impronte in tante storiche sedute, dal bop del• dopoguerra fino alle primissime incisioni di un Modem Jazz Quartet non ancora fradicio di melassa settecentesca, non era a Bergamo: dietro la sua batteria c'era soltanto un'apparizione spettrale quanto inutile. •D'altronde l'apertura della seconda serata non è stata degnata neanche di apparizioni spettrali: dall'Amleto si è scivolato nella pochade, nella seduta spiritica più goffa e ciarlatanesca in cui Carlo Loffredo e soci hanno tentato inutilmente di rievocare le glorie di New Orleans. Al tradizionale pretestuoso ha fatto seguito l'attualità velleitaria: sei pianisti europei capitanati da George Gruntz si sono esibiti in un ambizioso quanto insignificante « piano conclave», dove anche le idee buone erano sepolte nel gran ribollire di tastiere prevalentemente elettroniche. Sotto molto fumo si cuoceva un minestrone insapore e anche la noia del pubblico, che forse già meditava qualche vendetta. E l'occasione è venuta la sera dopo, con il linciaggio acustico del Palasport. Sbarazzati senza pietà i pesci pie-, coli (Banda ùel Conservatorio di Bologna e la cantante Karin Krog) è toccato a Ralph Towner e ad Archie Shepp, applauditi molto (forse per la rilòpettabilità dei loro nomi), ma indubbiamente a disagio. Towner è uno dei più interessanti chitarristi dell'ultima leva, ha un ottimo gruppo (con Glen Moore al basso, Paul Mc Candless all'oboe e Collin Walcott ai tabla) e la sua musica, una sintesi assai cameristica di jazz e moduli orientali, è piuttosto fredda ed estetizzante; comunque per essere al meglio richiede l' acustica di un teatrir.o di lus• so. Quanto a Shepp, egli è un vero grande del jazz, un maestro che non ha mai amato l'esibizione da primadonna. Invece, in quel contesto, con lo squallido contorf'\O di accompagna tori raffazzonati alla meglio, vi è stato quasi costretto ed è apparso stanco e svogliato. Forse è davvero sul viale del tramonto, ma non si può portare come orova questa sua disgraziat.. e innaturale apparizione. Gli ap. plausi comunque sono piovuti sul suo malcelato disagio: érano quelli di migliaia di ragazzi che lo scoprono ora. Ma la loro ingenuità non tragga in inganno: sono loro a far pesare la bilancia del ,iazz dalla parte del futuro, a fare la fortuna delle manifestazioni musicali, ma anche a dettare la fine delle vecchie formule. Peppo Delconte 17
" ., ~ . •• 18 Dopo le dichiarazioni rilasciate da Lennon e Mc Cartney intorno al comune desiderio di una nuova collaborazione, a molti è sembrato che i Beatles stessero preparando il pubQlico ali' idea di una riunione a livello di sala d'incisione. Rolling Stone ha infatti annunciato (forse un po' prematuramente) che lo storico quartetto ha steso un programma ben preciso per la realizzazione del fantomatico album in questione. Basando le proprie asserzioni sulle trattative svoltesi tra avvocati e musicisti stessi. l'articolista sostiene che le registrazioni inizieranno quanto prima a Los Angeles. Nel frattempo però continuano a infuriare i pettegolezzi di immaginarie collaborazioni attribuite separatamente ai quattro di Liverpool: un trafiletto su Rolling Stone e Melody Maker annuncia la partecipazione della coppia Lennon-Starkey al rock festival che dovrebbe aver luo- .. li • • " • >I tr • * .. r, • li • li i, • .,} " • * tr .. • .. . ~ ~ • li " • * • ,. .. .. ;, -1, . .. go a Woodstock nel prossimo giugno (reclamizzato come Woodstock Il). Harrison-Starkey-Clapton, che smentita in un primo momento da tuttj gli interessati, è stata ora confermata definivamente. Harrison infatti terrà in autunno una serie di concerti in compagnia di Ringo Starkey, Alvin Lee e Jim Keltner; l'adesione di Clapton (è tuttora molto improbabile anche se non impossibile. Clapton, che aveva letto sui giornali l'annuncio della propria partecipazione, si è affrettato a smentire attraverso un portavoce dell' RSO (Robert Stingwood Organization) ogni notizia in proposito; più tardi discusso il progetto con Harrison. Eric ha commentato: « Non c'è niente di definitivo: tutto può succedere». L'organizzazione dei concerti è affidata per adesso a Bill Graham (produttore della trionfale tournée di Dylan) che produrrà il tour e ne coordinerà gli affari. / .stampa estera CHE FINE HANNO FATTO Questa è la domanda che la Warner Bros.. organizzatori e pubblico si sono posti al termine della tournée americana dei Fleetwood Mac. Infatti coloro che si sono recati ai concerti per ascoltare la storica blues band inglese. si sono trovati di fron. te la nuova formazione che Clifford Davis, manager del gruppo, ha mandato in tournée col nome Fleetwood Mac senza informare gli organizzatori del totale cambiamento di personale. « Voglio far capire al pubblico». ha detto Davis, « che questo complesso è mio e di nessun altro. Ho deciso semplicemente di cambiare gli elementi, ed è ciò che ho fatto». I risultati sono stati disastrosi: pubblico deluso e irritato ha interrotto più volte i concerti. reclamando i soldi del biglietto; successivamente molte date del tour sono state cancellate. In seguito Davis tentando di calFLEETWOOD MAC? l. mare le violente reaziqni prodotte dalle sue squallide tattiche, ha giustificato il suo operato con inefficaci e complicate scuse insistendo sull'impossibilità manifestatasi poco prima dell'inizio della tournée di riunire e presentare gli originali Fleetwood. Questa versione dei fatti è stata subito smentita dal chitarrista Bob Welch. Secondo Welch il gruppo smise di lavorare nell'ottobre scorso per concedersi un necessario periodo di riposo e per venire 'incontro ai problemi personali di Mick Fleetwood; tutti i componenti il gruppo ricevettero in seguito lettere di Davis che comunicavano le proprie intenzioni di formare un nuovo gruppo se l'attività non fosse stata subito ripresa. « E' semplicemente una fregatura. Il manager ha messo insieme un complesso molto velocemente ed ha ·usato il nome Fleetwood Mac prima che noi potessimo impedirlo». Azioni legali sono in corso.
LE NUOVE PROMESSE DELLA CAPRICORN RECORDS La Capricorn Recorlls nel tentativo di imporre all'attenzione del vasto pubblico la musica del basso sud degli Stati Uniti. sta· ingaggiando. con la collaborazione degli Allman Brothers. un grande numero di artisti della zona. dandogli finalmente la possibilità di· mostrare il proprio talento e di sfuggire l'inesorabile anonimato cui erano fatalmente destinati. Uno dei primi gruppi a godere del lancio pubblicitario della Capricorn è stato Marshall T"ucker Band, una formazione che in pochi mesi è già .riuscita a conquistare una notevole popolarità. La promozione del primo album Marshall Tucker Band (che ha venduto ben 400.000 copie) è stata aiutata da una lunga tournée durante la quàle il gruppo ha suonato da « spalla » agli Allman Brothers, ricevendo )'unanime consenso della critica americana. Toy Codwell, il diciottenne chitarGRAHAM NASH DA SOLO rista-prodigio del complesso. ha spiegato a Rolling Stone, « fino a poco tempo fa le possibilità di un complessò del sud erano limitate nel migliore dei casi al lavoro nei night locali e all'esecuzione delle canzoni dell'hit parade. Prima dell'arrivo degli· Allman Brothers nessuno poteva raggiungere il successo da queste parti. Adesso finalmente la gente sta incominciando ad ascoltare». La Capricorn inoltre sta offrendo i suoi servigi ad alcuni veteran°i del blues: presto sentiremo ancora parlare di Elvin Bishop, Kitty Wells ed aItri vecchi bluesman che hanno recentemente firmato un contratto con la casa discografica.· Infine John Sandlin, produttore di « Brothers and Sister ». curerà la realizzazione dell'album di Bishop e del nuovo LP di Elvis Presley che usufruirà tra l'altro della collaborazione di Dicky Betts. « Ciò che ha separato Crosby Stills Nash e Young sono stati gli stupidi e infantili problemi di ego. Ciò che li riunirà sarà la buona musica». ha affermato Graham Nash in un'intervista con Rolling Stone. « Lo scorso anno abbi6mo provato a lavorare insieme un paio di volte e poco è mancato che la riunione diventasse una realtà ». Secondo le dichiarazioni di Nash l'entusiasmo di suonare insieme un'altra volta è culminato nell'estate scorsa con la realizzazione di un album mai pubblicato « a causa dei differenti impegni dei quattro interessati». Infatti una parte dei pezzi inclusi in Wlld Tales, l'ultimo album solo di Nash, erano stati originalmente preparati per il 33 giri del gruppo; successivamente, falliti gli sforzi comuni, il compositore ha deciso di incidere il materiale da solo. Nash ha incluso nell'album anche pezzi di grande importanza personale, come quella « Prison Song ». che narra la commovente morte del padre. (Il padre di I stampa estera QUALCHE COMMENTO SULLA PFM In una intervista rilasciata a Sound, Peter Sinfield ha espresso alcune sue opinioni sulla PFM per la quale ha scritto i testi inglesi dell' ultimo album. « Musicalmente questo complesso è spaventoso». ha detto, « manca decisamente di fascino e presenza. Conoscendo loro come persone mi chiedo se avranno mai quel "certo non so che" che crea una star. Spesso questi ragazzi salgono sul palco con maglioni col collo alto o qualsiasi alGraham. classico capo famiglia della media borghesia, fu arrestato per il possesso di una macchina fotografica rubata che aveva acquistato per strada e quindi condannato ad un anno di reclusione. La vergogna e il disonore della situazione lo condussero alla morte in un brevissimo arco di tempo). Per quanto le canzoni di protesta non godano in questo momento di una grande popolarità, il compositore inglese ha sentito la necestra cosa che si trovano indosso in quel momento; più di una volta gli ho detto "Non potreste pensare a cambiare la vostra camicia?" Ultimamente però mi sono astenuto dal fare osservazioni; la PFM fa buona musica ed è questo che importa ». Sinfield sta ora lavorando sul suo secondo album con l'aiuto di lan Mc Donald {ex King Crimson) e un gruppo di sessioman americani. sità di comur;iicare i profondi sentimenti infusi nella sua musica, e quindi deciso di fare una tournée, rinunciando alla collaborazione di David Crosby con il quale egli ha continuato a suonare regolarmente. « Avevo bisogno di sapere chi sono e I che cosa stc1 facendo. Recentemente ho cantato da solo con una chitarra acustica e sono riuscito a "toccare" molta gente. E' stato estremamente importante per me sapere che posso comunicare con loro». 19
o Giancarlo Sepe, trent'anni circa, è forse tra i giovani teatranti romani il più schivo e timido. Senza dubbio è quello di cui la critica, spesso troppo attenta per quel che riguarda il nuovo teatro ai fuochi d'artificio degli esibizionismi, si è occupata di meno. E ha fatto male, perché il lavoro che Sepe e la sua « Comunità teatrale» portano avanti da qualche anno è veramente di grande interesse. Se gettiamo un occhio al passato, possiamo dire che gli orientamenti .::he convivono nel teatro di Sepe sono sostanzialmente due. Da una parte c'è una vena ironica e raffinata che si colora a tratti di moralismo e dall'altra una propensione verso la disperazione, il grido di angoscia; verso la pietà, anche, per un'umanità derelitta. E per noi c'è da un lato la memoria di quel delizioso spettacolo che era « I misteri dell'amore» di Vitrac e dall'altro la constatazione che il recentissimo Scarrafonata, quanto mai simbolico del secondo orientamento; è senza dubbio fino a oggi il miglior spettacolo di Sepe. Non è però un caso che a guidarci nell'universo stravolto di questa Napoli funebre e lussuriosa, nobile e miseranda, sia un Pulcinella allampanato e aristocratico, dalle movenze languide di Pierrot lunaire. Perduti gli attributi originari, limato dai secoli, il Pulcinella bianco è in fondo un nobile travestito che muove alla scoperta di Napoli. La cultura borghese va in visita da quella popolare e il Sepe raffinato e rarefatto va a trovare il Sepe immaginifico. Il panorama che appare al Pulcinella bianco è apocalittico e i filtri culturali usati dal regista non fanno che rendere più rapido, con l'aiuto della memoria, il pulsare delle sensazioni. , Ci sono prostitute che rimandano a Caravaggio, la testa reclinata e i capelli sciolti, in dolente attesa; nani ululanti e tronchi umani che ricordano il primo Bufiuel. Ci sono, racchiusi miracolosamente nel breve spazio della scena, tutte le sofferenze, i rantoli e le imprecazioni di un popolo di sfruttati. Il Pulcinella bianco vuol trarre il suo piacere dalla miseria di chi gli sta di fronte: paga per assistere alla tarantell~ erotica, danzata da una prostituta a seno scoperto, getta lo scompiglio e dà inizio a un'orgia nel dormitorio pubblico. Ma qui, nel luogo che per eccellenza ospita squallore e povertà, dorme forse da secoli, il vero Pulcinella. Destato dagli schiamazzi, fiutando la presenza del nemico, si erge nei suoi stracci e dà battaglia. Comincia a danzare ed è la sua una tarantella feroce e selvaggia, ritmata La tarantella erotica di « Scarrafonata ». Nella foto: Sofia Amendola e Claudio Conti Figuratevi che c'è persino un copione. Ma se fra voi ha trovato asilo qualche estimatore del vecchio « testo», tra virgolette e col birignao, non si esalti prima del tempo. Ubaldo Soddu, critico assai stimato e autore alla sua prima esperienza, è stato infatti così intelligente da capire che il talento e la versatilità di Orfeo non andavano schiacciate con un masso vecchia maniera, ma incoraggiati con qualcosa che fosse simile al lavoro di uno scrittore di compagnia, sensibile alle capacità degli attori e partecipe di una creazione di gruppo. Charlot c'entra e non c'entra. E' continuamente evocato, citato e ricordato, nelle espressioni del protagonista Orfeo, nelle smorffette della sua partner che rifà il verso a Paulette Goddard e sopratutto nei
Valentino Orfeo protagonista di « Ah ... Charlot » da urla ansimanti. Un ballo e nello stesso tempo un'inesorabile avanzata contro l'usurpatore che non sa contrapporre che una scipita tarantella di maniera. Sconfitto e cacciato, il Pulcinella bianco cercherà di vendicarsi profanando una ampolla sacra, ma invano. La furia del popolo lo farà a pezzi. Ah ... Charlot. Come va pronunciata l'ultima fatica di Valentino Orfeo? Si potrebbe usare un tono nostalgico, memorando il Chaplin dei tempi che furono, oppure, dimenticandosi dell'acca, dare l'intonazione della dedica, o far sì che quell'« ah» diventi invocazione struggente. Oppure ... Credo ci siano perlomeno dieci maniere di dire due parole. Scegliete !::! voi, visto che nello spettacolo c'è tutto questo e. molto altro ancora. rapporti tra l'omino-Valentino e il mondo che lo circonda, sempre accompagnati da botte e turlupinamenti a cui Orfeo-Charlot contrappone una fantasia personale e poeticissima. Ma nella sostanza lo spettacolo vuole mostrare, prendendo come spunto la macchietta chapliniana, i problemi di un artista nel suo scontrarsi con la società. Il nostro nasce a Napoli, patria designata dei begli ingegni puri, e nasce cameriere, fidanzato con una fioraia ansiosa di far carriera. Per diverse vie i due vanno al Nord. Lei diventa mantenuta di lusso e poi attrice. Lui viene accolto a Milano prima da un via vai di traffico impersonale e poi dalle manganellate di una banda di teppisti (neri naturalmente). Il tutto sotto gli occhi di una « Bela madunina » tutta nuda e procace come una réclame. Va poi in fabbrica dove la catena di montaggio (memoria di Tempi modemi) passa fra le gambe divaricate di una donna urlante. Infine, dopo l'incontro con un registone corpulento (che a pensarci bene somiglia un po' al Direttore del Teatro di Roma ... Ah l'autobiografismo!), e dopo aver recitato un variopinto e gustosissimo monologo in cui c'è di tutto un po' (del tipo: « Vai in convento bambina e tu mi amavi per le mie sventure, Alfredo, Alfredo!), il nostro amico diventa attore. In una grande apoteosi finale gli viene offerto l'Oscar con cui il Pretore si ripromette di castrarlo. Lui, diventato un po' più del mondo esperto, lo rifiuta. Siamo difronte a uno spettacolo pieno di trovate e di invenzioni, sorretto brillantemente dalla foga di Valentino Orfeo, che si è qui confermato il miglior erede della tradizione che fa capo a Carmelo Bene. Ma siccome Roma è una città dove i restauri dei teatri costano due miliardi e dove si ama, come amarono i Cesari, costruire circhi, capita che alcuni di quelli che fanno teatro un po' più modestamente e tanto più sul serio, non dispongano di una sala. E' il caso di Orfeo che ha potuto presentare Ah ... Charlot, per pochissimi giorni, al Tordi nona di Roma. Ma lo riprenderà in autunno. , Ed ora due parole sui primi risultati del Referendumuzak per quel che riguarda il sottoscritto. Come immaginavo alcuni, lancia in resta ~ disco pop sotto il braccio, hanno chiesto l'abolizione della rubrica. Altri però hanno plaudito all'iniziativa (e non sono io che ho compilato più di una scheda. Maligni!). Ai primi chiederei, se ne hanno voglia, di specificarci i motivi del loro no (può darsi che abbiano ragione loro!). Ai secondi (che naturalmente possono passare da me per riscuotere la mancia concordata) chiedo di farsi vivi con qualche idea e qualche consiglio. Giovanni Lombardo Radice
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