Muzak - anno I - n.06 - aprile 1974

tore è spostato dai singoli momenti al « tutt'uno •· lo svolgimento è esperienza mistica e purificatoria che richiede partecipazione e amore, aderenza perfetta. E in questa favola disegnata per aria, la musica trova luce e purezza, come di rado le accade negli acidi tempi contemporanei: riconquistando quel significato di « viaggio colorato•· di scoperta cauta/ esaltante del Cosmo che suona come intima benedizione. Dei due pezzi, Rainbow in Curved Air è senza dubbio quello che meglio descrive quest'ansia di stelle e pianeti: con un organo liquido e felice fatto vibrare in movimento eterno, su frasi brevi che si annodano e si dissolvono - grandi cerchi nell'acqua. Poppy No/Good ha un' inquietudine stravolta, al confronto, un arcano senso di angoscia: con i rumori di una banda preregistrata che sovrastano l'energico volo del sax, in uno scontro/ricamo che simula spazi enormi, combattimenti nell'occhio dell'Infinito (lento-mortale-orgasmico). Tutto rotola meravigliosamente verso l'Io. senza inciampi o inganni: e alla fine c'è un gusto nuovo nella mente. quello nella mPditazione e dAI risveglio. del satori forse mai accarezzato prima. Ascoltiamo Terry Riley per comorendere, dunque, per accenderci interiormente: togliamo di dosso le vesti di una falsa educazione all'ascolto e lasciamoci andare al libero corso delle parole e delle emozioni, verso una saggezra di gesti e di idee che il musicista stregone vuol evocare innanzi a noi. CLAUDIO ROCCHI «Essenza» r.b. Claudio Rocchi tenta per quarta volta di fermarci il sangue e il respiro con i suoi giochi d'amore e di prestigio, con questa Essenza, opera ambigua non molto distante dai mondi in bianco e nero di Vo'o Magico o di Viaggio in India. C'è ben poco da dire su Claudio dolce profeta. dopo i torrenti di cose che già sono stati scritti: e così va solo fatto un appunto sulla strabiliante ingenuità di tutto il lavoro. sul sogno raramente fatto carne, sulla musica che simula dolcezze senza mai uscire dall'ambito della «scenografia•· senza mai farsi, cioè, Vibrazione Pura. Gli è che l'artista è debole, senza idee o quasi: e le giuste pallottole già sono state sparate, ai tempi di Volo Magico N. 2 appena dopo i fuochi di « cantautore». pur tra incertezze ed estetismi. Tutto vive di riflesso su quelle scritture. almeno così sembra: e nessuno dei brani, se solo si esclude Radici e Semi davvero bello, ha dignità e voglia di uscire dalla strada maestra, con l'ennesimo apparire di tastiere e delicate strutture, con le poche esaltazioni e la molta fragilità di un tappeto strumentale per la calda voce dell'art!Sta. L'estetismo è sempre il nemico principale, il cattivo consigliere che tende agguati ad ogni angolo: ma più ancora può la monotonia e l'ingenuità deleteria, come l'Essenza d'inizio, giocata sullo scontro di tastiere/voce di bimba. può dimostrare ampiamente. E il resto non è da meno, sui versi di Claudio che ancora una volta sono docili e belli ma venati di patetica impotenza. di languida non-forza. Nulla è rivelato. come sempre: e l'artista continua a restare al suo posto nella scacchiera del pop italiano. senza rendersi conto dei pericoli e della morbida inutilità che una simile situazione comporta, senza riuscire ad evadere dalla triste prigione di « mito e luogo comune» che ormai lo va opprimendo da molte stagioni. r.b. CARAVAN « For Glrls Who Grow Plum In The Night » - (Deram) CPAAVAN Tra i gruppi provenienti dalla « Soft Machine Family •· i Caravan occupano un posto di assoluto rilievo: e ciò malgrado il totale disinteresse sempre manifestato da una critica troppo occupata ad inseguire i suoi miti ridicoli e decadenti. La formazione di Pye Hastings. in realtà. può vantare un passato brillantissimo: albums come « lf I Could Do lt Ali Over Again. l'd Do lt Ali Over You • o « In The Land Of Grey And Pink • testimoniano di una chiarezza d'intenti, di un'originalità. di una coraggiosa ricerca espressiva davvero rare. Basti dire che la seconda anima dei Matching Mole di Bob Wyatt. il tastierista David Sinclair, è cresciuto musicalmente proprio tra le file dei Caravan. dove ha voluto ritornare in occasione di quest'album. - che ha anche rappresentato, in Inghilterra, il primo successo di un certo rilievo. Peraltro, come spesso avviene in questi casi, « For Girls Who Grow Plump In The Night», non appare proprio il momento più felice della produzione del grupoo: anche se molti caratteri di rilievo - linearità, omogeneità, impasti strumentali curatissimi - non sono andati perduti, l'impressione penerale che si ricava dall'ascolto del disco non è entusiasmante. Rispetto al precedente • Waterloo Lily », in cui già iniziavano ad affiorare i segni di una certa stanchezza, si è voluto qui ricercare una maggiore varietà di dimensioni ed una più grande descrittività del suono, principalmente mediante arrangiamenti più corposi ed elahorati, soesso addirittura affidati ad un· orchestra. Di fatto, l'appesantimento delle costruzioni appare a volte eccessivo. ed in più di un punto (« Headloss •· • Surprise, Surprise •· «C'thlu Thlu») si nota l'incapacità di esplorare a fondo. senza paure od incertezze, le idee abbozzate: così si fi. nisce per svolgere ogni tema senza consistenti intuizioni o spraui di luce. cadendo a tratti in un conformismo piuttosto pericoloso. Tra le due facciate la seconda apoare decisamente la migliore. soprattutto per « Be Ali Right/ Chance Of A Lifetime • e « L' Auberge Du Sanglier », i momenti in cui ancora si ritrova la vena freschissima ed immediata dei tempi migliori: buono anche « Hoedow ». brano che riecheggia insolitamente sonorità folcloristiche. ed in cui è evidente l'impronta del nuovo violista Peter Richardson. Quarantacinque minuti di musica gradevole e ben confezionata, sicuramente di livello superiore alla media, ma che solo raramente riesce a trovare la determinazione necessaria oer coinvolgere. affascinare. emozionare. Il discorso per il futuro è ancora aperto: certo che le notizie più fresche (incisione di un LP con un'orchestra sinfonica) non lasciano sperare troppo bene ... AMON DUUL 2 " Vice la Trance » Unlted Artists m.f. Abbandonata la paranoia sin dai tempi felici di « Journey lnto a Dream • (Tanz Der Lemminge), gli Amon Duul 2 continuano a giocare con scampoli di gioiosa psichedelia, appesi a divinazioni californiane e a un pop veloce e stravolto che ancora una volta li getta fuori dall'orto della «normalità». Vive la Trance, comunque. loro ultimo lavoro in ordine di tempo, non è la cosa migliore in questa direzione: per via di una certa stanchezza, di una velata pigrizia che certo non venava il Wolf City precedente, colmo sino all'orgasmo di luci mistiche e di fiori di ritmo. Quello che qui scricch iota. soprattutto. è la fantasia: la capacità di sorprendere e di stranolgare con idee nuove; e in realtà troppi attimi sono statici e piani, troppe atmosfere hanno maschere di comodo, in un'orgia di morbide innocue verità che porta in seno profumi consumistici. Specie le chitarre sfreccianti, con scampoli di pop risaputo, non convincono più di tanto: e brani come Pig Man o Manana, in verità, sono versioni aggiornate e un po' diverse di cose scritte secoli addietro, magari anche nella nebbia del beat. Ma va detto pure di cose belle, di un sottile genio malato. <ielle voci stranite e malvagie e del contrasto tra gola e strumenti: l'inizio di Morning Excuse è un piccolo gioiello di questa terribile ispirazione. e la stessa favola racconta la finale ladles Mimikry, con sax sboccati e ritmica faustiana, e tutto un vorticare d'idee che muta in continuazione il piano del cfiscorso. Ancora. tra gli attimi più esaltanti, la festa/delirio di Mozambique, dove Renate Kroteschwanz-Knaup ha modo di tagliuzzare il nostro Ego con voce da fata cattiva. facendosi perdonare gli sfracelli di un altro brano dell'album. l'orrido Jailousle: e anche Apocalyptlc Bore, 61

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==