TEMPEST « Livlng In Fear » (Bronze) C'era una volta un chitarrista, sveglio e freschissimo. padrone di mille tonalità limpidissime. autentica speranza di tutta la !,Cena inglese; un batterista in possesso di una tecnica •nettamente più completa rispetto a quella della stragrande maggioranza dei suoi colleghi; un bassista non eccezionalmente personale ma sicuramente onesto. Quando i tre vollero unire ingegno, volontà ed emozioni (?) nacquero i Tempest, e da più parti si cominciò a sperare nella nascita di un gruppo originale, creativo, capace di esprimere le idee giuste al momento giusto... ma la favola, questa volta, si è risolta all'incontrario. Hiseman, Halshall e Clarke non erano mai scesi così in basso, in anni di onorevole carriera artistica: i lidi su cui hanno voluto approdare sembrano rappresentare una perfetta miscellanea di ottusità. mancanza di idee, suono noioso e superamplificato, prostituzione ai più sbracati calcoli di cassetta. Rock duro che non riesce più nemmeno ad irritare, tanto è palese la sua inutilità, la sua totale cecità, l'incapacità stessa di regalare un solo brivido eccitante, una sola riga minimamente dinamica. Superfluo aggiungere che, in quest'orgia distruttiva e mefitica, le reali possibilità dei singoli affogano o si sublimano: e le ombre del passato of58 trono un contrasto tanto più stridente, di fronte alla realtà di una simile realizzazione. A questo punto non vale nemmeno la pena di entrare nel merito dei singoli brani: titoli come « Yeah, Yeah, Yeah », perfino la povera « Paperback Writer » a completare la festa ... la• sciate che i morti seppelliscano i loro morti: il futuro, di certo, segue direzioni diametralmente opposte. SUN RA The Magie City (lmpulse) m.f. Vecchio pazzo v1s1onario sgangherato geniale dissacratore, Sun Ra! Il sistema ti detesta e ti respinge, ti schernisce e ti confina nel limbo. ma tu continui imperterrito da sempre a tessere trame surreali ed extragalattiche, che fanno rabbrividire e tremare i benpensanti e i borghesi senza speranza. Ma oggi perlomeno il tuo nome è uscito dal ghetto: dopo tanto tempo i giovani e le anime più libere si sono accorti che tu e la comunità della tua Arkestra cercate di comunicare qual. cosa di estremamente nuovo e vivificante, cercate di liberare la mente umana dalle tortuose prigioni di sovrastrutture pietrificate da secoli, cercate di mostrare al mondo unitamente a migliaia di altre testimonianze da svariati campi l'iniquità e la stupidità di un sistema basato sullo sfruttamento e la sopraffazione. Sei stato tu che hai osato infrangere per primo, o almeno più radicalmente di tanti altri, l'altare sacro del jazz (mentre i suoi vecchi e ciechi sacerdoti gridavano al sacrilegio!). ma l'hai fatto non negando, ma anzi riaffermando i valori più solidi e ·antichi della cultura afroamericana. E non ti sei contentato della musica: infaticabile e febbrile hai fatto capire ai tuoi musicisti, li hai educati, li hai svincolati dagli schemi prefabbricati, ne hai fatto degli stregoni creatori di mille suoni senza più lo spauracchio di uno stile o di uno strumento, dei mimi, dei cantanti, degli attori, dei ballerini, dei buffoni irriverenti e folli. Il tuo show è stato uno dei primissimi storicamente ad avere una dimensione veramente totale: oggi questo aggettivo si usa molto e spesso a sproposito, ma se c'è uno che ha il diritto di fregiarsene, sei tu, Sole. Il tuo messaggio, si sa, tu lo riesci ad offrire pienamente soprattutto dal vivo, alla gente che è il più possibile vicina a te e ai tuoi. che può così vedere e vivere tutto, fino a divenire protagonista del vostro universo. I tuoi dischi (finora stampati avventurosamente da te o da poche sparute etichette coraggiose) ci danno solo un piccolo squarcio, una limitata porzione del tuo mondo (che è poi anche il nostro ...). Ma se uno non ha la possibilità di vederti in persona, può scegliere le incisioni migliori. Per esempio le tre finora pubblicate dalla lmpulse (soltanto adesso la grande industria è costretta ad accorgersi di te!). Questo « The Magie City » è senza dubbio uno degli esempi migliori registrati sulla vinilite: è un viaggio realmente magico e straordinario, che tu e i tuoi (i nomi di sempre: John Gilmore, Pat Patrick, Marshall Allen, Danny Davis, Ronnie Boykins e tanti altri) incideste per la vostra misconostiuta ed artigianale etichetta, la Saturn, nel remoto 1960, e che ora viene ripubblicato sotto la nuova etichetta con una pulizia di suono pressoché fedele e attuale. Il tempo è trascorso, ma nulla è andatp perduto: il suono e l'impatto della musica sono vivi come fossero incisi oggi, come volessero uscir fuori dai solchi e raggiungerci direttamente nella profondità del nostro essere fi. sico. (Chi non ha nessun disco di Sun Ra compri questo: mi pare l'esempio più efficace e riuscito tra quelli ora in circolazione). g.pe. THEM cThem Featurlng Van Morrlson» Oecca Piove nostalgia, sul selciato di questo disco: e vengon giù gocce grosse di 1964, di primi capelli lunghi, di beat impazzito e frenetico, come da immagini chiuse nella nostra mente quando Beatles e Stones erano Il mondo per intero e fuori dal!' orbita di chitarre elettriche I Want To Hold our Hand c'era poco o nulla. E a farci inseguire nuvole andate sono loro, gli inafferrabili Them. complesso tra i più chiari e bistrattati di tutta la generazione beat: cinque irlandesi con ritmo e veleno che seppero far correre le immagini della swlngln' London dell'epoca come certo non era nelle possibilità di John Lennon e compagni. Questo album doppio ce li con-
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