Muzak - anno I - n.06 - aprile 1974

gamma di tastiere. percussioni, fiati a disposizione. la chitarra resta ancora lo strumento più amato. più popolare, più diffuso. Chi ha saputo interpretare le sei corde nel modo più spettacolare si è ritrovato improvvisamente mito. simbolo di un'era e di una generazione: preda facile per gli ingranaggi stritolanti del business. figura costretta ad inseguire sogni troppo spesso già tramontati. A questo personaggio è dedicata l'antologia in questione: che trova un suo limite nel presentare quasi unicamente una storia blues dello strumento (con le sole eccezioni di McLaughlin. Hendrix. Akkerman). ed un merito nell'azzeccata compilazione. nell'intelligente successione cronologica di sti.Ji e figure. Si riascoltano così con vero piacere Duane Allman (« Tel1 The Truth »). Clapton (« Let lt Rain»). John Mayall con Harvey Mandel ( i Unanswered Questions »). Pete Townshend (« The Ox »). ovviamente Jimi (la dylaniana «Ali Along The Watchover »); e poi Rory Gallagher, Les Harvey, gli « antenati » B.B. King, Roy Buchanan. Freddie King, Link Wray e così via. Non si creda che riascoltare questi uHimi sia mera operazione di archeologia: anzi. la lettura delle più recenti pagine di storia musicale può riuscirne molto semplificata ... Dal punto di vista tecnico, i mostri della rock-era raramente hanno saputo dire una parola nuova: ma anche dove mancano nel modo più evidente i mezzi per uscire dal risaputo e volare di moto proprio. esiste sempre un enorme feeling a tappare i buchi, a far chiudere un occhio sulle pur evidenti carenze di spirito e di cuore. Ma è solo con i McLaughlin, i Garcia, i Fripp (per non parlare dei vari Terje Rypdal, Ralph Towner ...) che lo strumento può sperare in un futuro: l'era del recupero del blues si è definitivamente conclusa, ed iniziative come questa ne rappresentano, chiaramente, l'elegia. Completano l'album un libretto 54 contenente la biografia dei musicisti, una storia della chitarra, e perfino una breve « prima lezione» di tecnica. AREA • Cautlon Radiation • (Cramps) m.f. Secondo lavoro degli Aea, dopo le numerose vicissitudini e cambi di elementi che hanno caratterizzato gli ultimi mesi. La formazione - dopo la defezione di Massimo Urbani - ha ora assunto un assetto stabile, rinunciando ai fiati ed insistendo in modo ancor più marcato (radicale ...) sulle strade di ricerca sonora proposte nel primo album. Gli Area presentano oggi due volti piuttosto dissimili, anche se in qualche modo complementari: ciascuno di essi viene esplorato con coraggio ed energia, dimostrando se non altro un'invidiabile -lucidità. Il primo aspetto è quello più strettamente derivato dal rock, un rock che in ogni caso ha ben poco a che vedere con la furia cieca e masochista dei divetti dell'hard, e che - tanto per intenderci - ricorda nelle sue caratterizzazioni più i Gentle Giant che una Mahavishnu Orchestra. Su questo tessuto si innestano a turno tutti gli strumenti, a tratti piacevolmente liberi da schemi troppo soffocanti e capaci di esplorare con notevole lucidità ogni sfaccettatura del suono ( « Zyg », «Brujo»). altre volte ancora legati alle caratteristiche costruzioni di «Luglio. Agosto, Settembre» («Cometa Rossa»).. Il secondo aspetto appare idealmente legato ali' «Abbattimento Dello Zeppelin»: la voce come strumento, un suono duro, aggrovigliato e nevrotico, sempre più informale e teso allo scavalcamento di qualsiasi limitazione strutturale. I risultati appaiono qui meno convincenti: l'ascolto. ovviamente, diviene sempre più faticoso e passivo (perché gli spazi a disposizione della tua immaginazione si restringono in modo evidente). a volte completamente impossibile («Lobotomia», quattro minuti di fischi elettronici giocati su frequenze acutissime, con qualche arietta di sketch pubblicitario a rendere un'atmosfera completamente allucinante). Gli interventi vocali appaiono più misurati, e tra gli strumentisti - oltre alla conferma del pianista Patrizio Fariselli, che ha assimilato in modo più completo un certo linguaggio di derivazione jazzistica - si mette in bella evidenza il batterista Giulio Capiozzo. L'album - che è stato registrato agli studi Trident di l.ondra - si pone sicuramente come una delle cose più originali prodotte nella nostra depressa scena, anche se non sempre riesce a mettere in mostra una completa maturità espressiva: le idee, comunque. non mancano certo. ed i sentieri da battere appaiono ancora in grado di offrire ampi spazi, numerose possibilità. m.f. DARRYL WAY'S WOLF Saturation Point (Deram) I disciolti Curved Air si reggevano principalmente sulle persona. lità alquanto diverse di Sonja Kristina, Francis Monkman e Darryl Way: non era un gran gruppo e la produzione discografica che ci è rimasta non raggiunge certo vette temerarie, anche se i Curved avevano una grande padronanza scenica e, pertanto. sapevano dare il meglio solo dal vivo. Più che la Kristina, bravina ma nulla di più; più che Monkman, estroso. miscelatore di suoni, ma tutto ...:..._:!!.. ... i - ' ~-.. i. .. ' sommato alquanto fumoso; colui che offriva maggiori doti di fantasia e più ottimistiche possibilità di sviluppo (a parte le sue tutt'altro che indifferenti referenze di showman) era il giovanissimo violinista-compositore (e occasionalmente tastierista) Way. Gran parte del sound dei Curved Air era opera sua, anche se si capiva fin troppo pesantemente che gli interessi e gli amo ri di Darryl erano ancora retoricamente rivolti a certa musica classica del periodo romantico. Oggi, mentre gli altri due excompagni navigano in acque incerte e vaghe, Way è l'unico che sviluppa un suo proprio discorso degno di attenzione. con il gruppo che ha messo su all'indomani della separazione dai Curved Air. I Wolf in Inghilterra e altrove finora non hanno raggiunti vertici di successo eccezionali, ma hanno compiuto un lungo e paziente lavoro di rodaggio. la cui summa si può giudicare da questo loro secondo LP. Se il primo album si rivelava abbastanza inconcludente e mostrava un Way ancora prigioniero dei suoi vecchi schemi, qui le cose cambiano e i progressi sono superiori alle aspettative. Non che si tratti di un gran disco, ma di un lovoro ben costruito. godibile e che si eleva alquanto rispetto alla media

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