Muzak - anno I - n.06 - aprile 1974

a cura di Riccardo Bertoncelli e Giacomo Pellicciotti recensioni di: Riccardo Bertoncelli (R.B.) Peppo Delconte (P.D.) Marco Fumagalli (M.F.) Giacomo Pellicciotti (G. Pe.) Giaime Pintor (G. Pi.) Paolo M. Ricci (P.M.R.) ~?/11 UZIIA !J[; FRANK ZAPPA • A'po! Stro'phe (!) » DISCREET Frank Zappa spogliarellista arriva solo fino al reggiseno, guardandosi bene dal mostrarci le sue vere nudità, i capezzoli turgidi di un'arte pazza e depravata che lo ha portato dalle beffe dell'altroieri (Freak Out!) all'intrico felice appena scorso (Grand Wazoo). A'po! stro'phe suo nuovo ambiguo album. rifà infatti il verso al precedente Over Nite Sensation, correndo giù per gli stessi scalini di timidezza / insulsaggine: senza che nulla sia rivelato. alla fine di tutio. senza che appaia la danza frenetica degli strumenti, l'immagine di una musica presa a schiaffi e a feroci coltellate. Gli è che Zappa si accontenta di poco. del sorriso divertito. del piccolo sconquasso da giullare: senza che l'ironia vada realmente a fondo e si faccia cattiva, perversa. irresistibile. senza che lo stile prenda a scivolare in mosse alla Chaplin o in sogghigni alla Frankestein. ammaliandoci sino allo stupore e al dolore fisico. Insomma. siamo in quel reame agrodolce e un po· miserabile che già avevamo scorto in Just Another Band From LA, in Live at Fillmore East, in tutte le pièces dell'artista istrione con poca voglia di musica: e non a caso ci rotolano addosso istanti déja vu, frammenti di musica già masticati. i coretti e i ritmi cadenzati che sono per noi incubo e terrore dai famigerati tempi di Kaylan e Volman. La musica trepida e liberissima dei concerti dal vivo. il suono smidollato e superbo del Grand Wazoo irrinunciabile. sono particolari travolti e fustigati, idee che solo appaiono in radi momenti, nell'orgia di parti « recitate» e di fuochi R&B che qui la fanno da padrone: e dobbiamo affidare a flash occasionali (qualche appunto alla chitarra. due o tre deliziose « fanfare» jazzistiche) la nostra smania di 52 vero Zappa, i sogni di un Duca delle Prugne lucido e deciso. Soprattutto la facciata A è povera d'impennate. chiusa a chiave nello smilzo mondo dell'artista d'oggi. con il secco battere delle percussioni e la voce amara e irridente che porta avanti il discorso eterno di I Am the Stime e brani simili: e la quasisuite. iniziale in special modo (da Don't Eat Yellow Snow a Father O'Blivion già messa per iscritto nella tournéee italiana) dorme sonni profondi, nuda della magia zappiana. dell'impennarsi e morire di rabbia/emozioni. Più digeribile la seconda parte. che gioca con Apostrophe la carte del brano strumentale senza uscire però da un'aurea e placida mediocrità (qualche mozzicone di Gumbo Variations, voilà!): ma in fondo si resta sino alla fine ad aspettare il miracolo e il colpo di frusta. delusi e sgomenti dal vano Carnevale che va sfilando innanzi a noi. Bene, Over Nite Sensation non era un miraggio, e dunque possiamo riporre nel cassetto desideri e voli infiniti: con albums come questi Frank Zappa concorre alla Grande Lotteria del Consumo. mettendo a tacere l'obliqua anima di musicista che gli urla dentro. Il Businessman ha mangiato il cuore al condottiero: e nell'attesa di ritrovare l'uomo come da antica gloria non ci resta che metter da parte questo disco. continuando a danzare sul ricordo incancellabile di Burnt Weeny Sandwich o di Uncle Meat. r.b. PAPA JOHN CREACH Playing My Fiddle For You (Grunt) Il vecchietto dei Je!ferson è alla sua terza prova discografica da solo: ormai sembra avere abbandonato la collaborazione con l'altro gruppo-satellite degli Hot Tuna e voler viaggiare con un suo proprio sestetto. gli Zulu, composto per i quattro sesti di musicisti neri. La immissione di Papa John tra le file dei Jefferson ai tempi di « Bark » fu una trovata davvero geniale: la voce profondamente bluesy del suo violino ha arricchito in maniera più che tangibile la già ricca e brillante tavolozza del gruppo californiano, inserendosi perfettamente e creativamente nel sound complessivo con un amalgama sorprendente. Anche il suo contributo alla musica ridotta ma deliziosa degli Hot Tuna è stato tutt'altro che irrilevante. Ma per quanto riguarda il ruolo di leader e la sua produzione a nome Creach. i risultati non sono stati finora altrettanto riusciti. 11 fatto è che Creach, analogamente ad un altro violinista d'ispirazione marcatamente blues. lo zappiano e mayalliano Sugarcane Harris. pur avendo non comuni doti di strumentista (e di cantante). non possiede la capacità di sintesi e di autonomia per portare avanti un discorso soddisfacentemente originale e costruttivo. Questo suo ultimo LP. come i precedenti del resto. non è che sia brutto: tutt'altro... Anzi. è piacevole e simpatico. come Papa John in persona. ma non offre nulla di particolarmente degno di brivido. Faccio un esempio: uno dei pezzi che mi piacciono di più è anche uno dei più brevi e disimpegnati. « Golden Dreams ». un brano ritmato e scorrevole. di una semplicità disarmante. in cui la zavorra di certi arrangiamenti alquanto convenzionali (curati da Marty Paich) è ridotta al minimo, e inoltre il contrasto che spesso. negli altri pezzi, si crea tra il linguaggi:J più o meno « aggiornato » dei compagni del leader e quello un po' old fashioned di Creach. risulta meno evidente e castrante. E questa mia preferenza mi pare abbastanza indicativa: Creach è commovente e vero nel suo smisurato amore per il blues (e probabilmente ha più diritto di altri di cimentarvisi). ma non riesce ad uscire fuori da una certa scolasticità e superficialità. Comunque è preferibile ascoltarlo nei tempi più veloci e sostenuti, dove il suo violino è graffiante e pieno di grinta. ma in pezzi come « Gretchen ». dove il ritmo rallenta, Papa John si lascia prendere dai cascami della nostalgia e del ricordo, ed allora sembra quasi di assistere ad un vecchio film di Claudette Colbert e di Clark Gable alla TV. con il fazzoletto a portata di mano. g.pe. LOU REED Rock 'n' Roll Animai (RCA) Registrato dal vivo ad un recente concerto alla Academy Music di New York questo album è la controprova di uno strepitoso ritorno di popolarità. La biacca sul viso. i capelli rasati a zero, Lou Reed ha ottenuto da un pubblico sconvolto una grande consacrazione postuma:·: un rituale per la ve-

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