Muzak - anno I - n.06 - aprile 1974

Marisa Volonnino in « Macbeth per esempio». tondo progressivamente esclusivo intorno a un simbolico cubo che formerà poi, con altri cubi, la scala del potere alla cui sommità sta Duncan, il vincitore del momento. Ma dolorosamente dal grembo di Lady Macbeth (la straordinaria Marisa Volonnino) nasce lo stesso Macbeth, che vedrà le streghe (funebri bambole inespressive), ucciderà Duncan e verrà a sua volta stritolato dal Grande Meccanismo della Storia. Mentre gli spettri del rimorso lo assaltano e le viscide liane della foresta di Birnam lo strangolano, sulla scala del Potere la lotta continua, eterna. Si tratta di uno spettacolo veramente notevole che tiene intelligentemente preu, senti gli stimoli critici del grande Jan Kott (Shakespeare nostro contemLa vicenda, sintetizzata nelle tappe fondamentali di viaggio della follia verso il delitto, è quella nota del povero soldato che per gelosia uccide la propria donna che lo ha tradito col tronfio Tamburmaggiore. Attento sempre alla precisione stilistica e sempre coadiuvato dalla bravura degli attori del Granteatro, Cecchi ha però prestato particolare attenzione al risvolto di classe della parabola di Woyzeck che, lui come del resto la sfortunata Maria, parla in un dialetto che somiglia molto al calabrese, polemicamente contrapposto alla « lingua » del Dottore e del Capitano, figure mostruose e giganteggianti dal volto espressionisticamente dipinto. E all'espressionismo, filtrato anche qui attraverso la lezione del Bread and Puppet, rimanda la stupenda scena dei mostri da baraccone che funge da tragicomico intermedio. Il teatro di Cecchi va avanti sulla strada della ricerca di un teatro popolare d'avanguardia e in questa direzione il Woyzeck è indubbiamente un felicissimo passo in avanti. Giovanni Lombardo Radice La scena del prologo nel « Woyzeck" del Granteatro.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==