Muzak - anno I - n.06 - aprile 1974

GONG « Non sono libero, NON SONO LIBERO / una 1ita110 si agita nel mio cervello / Corde di seta vibrano nella cascata / dove il saggio ROSPO bruno / dispensa CONSIGLI PRINCIPESCHI / ma non per te, o per me ... » Majorca, 1966. Un eccentrico milionario dell'Oklahoma decide di finanziare il progetto di costituzione di un gruppo rockn'roll imperniato sulle figure di due assurdi personaggi, un freak transfuga dalla Australia - ex allievo di Terry Riley -, ed una specie di «cantante» cresciuto in una scuola-bene londinese. Quando la polizia decide di cacciarlo sulle montagne, a seguito di una serie di sparatorie e cose del genere, i suoi due ex beneficiati si trovano improvvisamente senza mezzi di sostentamento: così si trasferiscono nel Kent, dove prelevano uno studente di Oxford - Mike Ralledgc - e il batterista di un gruppo chiamato Wilde Flowers - Robert Wyatt -, dando vita ad una formazione ormai celebre: i Soft Machine. Daevid Allen e Kevin Aycrs muovono così i loro primi passi sulla scena di Canterbury, la stessa in cui gravitano i va• ri Hugh Hopper, Pye Hastings, Richard Coughlan e David Sinclair (Caravan), Richard Sinclair (Hatfield And The North): i Soft inc_idono alcuni nastri, un 45 (« Love l'vlakes Swcet Music » ), ed ap- ,.,.::iono a St. Tropez in occasione della presentazione di un'opera di Picasso, « Le Désir Attrapé Par La Queue ». Ma al ritorno in Inghilterra, a Daevid viene negato il visto d'ingresso: mentre Aycrs, Wyatt e Ratledge si appresta· no ad incidere il loro primo album, la scena francese si trova così improvvisamente violentata dalle esibizioni di un nuovo gruppo, che viene ben presto definito « la materializzazione dei vostri in· cubi più allucinanti ». Daevid Allen è una figura troppo incredibile per essere vera ... narra di essere stato visitato, in una sera di luna piena, da un curioso essere verdognolo, arrivato sulla terra con una teiera volante dal pianeta Gong (un corpo celeste trasparente e perciò invisibile agli astronomi). Da quel momento Daevid ha una missione da compiere: ritrasmettere in tutto il mondo le emissioni di « Radio Gnome Invisible », la radio-pirata telepatica che opera dal pianeta: messaggi acidi di lucidità e follia, appendici tangibili della filosofia di questi omini verdi - che ovviamente si chiamano pot-headp1x1es, cwe folletti-testa-dipot (mariagiovanna ...). D. « Daevid, sinceramente: credi davvero nelle storie che racconti?». R. « Credere? Non credere? Per chi è incatenalo alla realtà, Radio Gnome è un sogno: per chi sa vivere nei sogni, non esiste niente di più reale ... ». I Gong si creano una certa fama suonando in qualche club parigino: la loro musica risente di mille influenze, principalmente rock e R&B, ma è sempre libera cd improvvisata, autentica trascrizione sonora della costante « ebbrezza da fumo » che regna tra i suoi componenti. Siamo nel '68, nel momento più incandescente del risveglio «culturale» dei giovani francesi: gli echi della beat generation sembrano gravidi di significato, e l'Immaginazione prepara la sua grande battaglia contro il Potere. Daevid conosce una poetessa «d'avanguardia», Gilli Smyth, e la trascina immediatamente nella Gong-orbita: quanto basta perché la . « Gestapo » ritenga la musica del gruppo « socialmente pericolosa », costringendo i due a lasciare Parigi per qualche tempo. Bene o male, nel 1969 Jcan Karakos - il « Fide! Castro del rock francese » - convince i due ad incidere un album. Gilli scrive testi e musica, Daevid raduna intorno a sé una delle più eterogenee formazioni dei Gong: da Barre Philips (il noto bassista jazz) a Burton Green, dal sassofonista Didier Malherbe al percussionista Rachid Howri. « Magick Brother » non offre molti spunti di rilievo: ma è singolarmente vicino ai primi lavori dei Soft Machine, dei Caravan, dei Dclivery di Lol Coxhill. Mentre altrove infuriano i Led Zeppelin, la dimensione qui ricercata ha connotali ben più sottili e freschi; brani apparentemente canzoneltistici, banali, celano un'ironia cristallina, la capacità di abbandonarsi senza alcun ritegno a viaggi sensoriali senza ritorno (« Princess Drcaming »), di presentare un volto fin troppo « gentile» e morbido continuamente chiaroscurato da lampi credibilmente frutto di un definitivo collasso nervoso. La tecnica del leader è ancora piuttosto grezza: ma - come dimostra il crescente successo ottenuto dal gruppo in tutta la Francia - l'omogeneità raggiunta può già essere considerata apprezzabile, e l'entusiasmo non accenna a diminuire. Il momento storico è - non a caso - quello dell'espansione della coscienza, della ricerca di nuovi livelli di percezione da contrappor• re agli archetipi ufficiali, istituzionalizzati, di una realtà che ha perso gran parte del suo fascino, rivelandosi trop• po estranea ad ogni tentativo di plasmarla secondo i propri desideri, le aspirazioni di un maggio definitivamente tramontato. E' un'utopia destinata ad esaurirsi altrettanto rapidamente, non senza lasciare importanti insegnamenti: ma intanto si può fantasticare ed illudersi, praticare la « politica del gioco» e sventolare come una bandiera eroica la propria sublime follia, l'incapacità di accettare qualsiasi canone 'mposto da mode, media, e ,,,formismi più o meno origi:iali. Ed il 1971 è l'anno di « Banana Moon » e di « Camembert Electriquc »: il suono ormai giunto ad una sua completa maturità. Ritmi addentati e reinventati secondo la intuizione del momento, nessun'altra guida oltre alla propria distorta ma acutissima sensibilità: che l'altercgo di Daevid sia Bob Wyatt o Didier, sempre più creativo e padrone dei suoi spazi strumentali, ha un'importanza ben relativa. Siamo giunti ad un punto in cui tutto è possibile, improvvisare un'intera facciata di un album senza alcun riferimento concreto, con lo stupore di trovare dietro ad ogni spunto una sintonia quasi perfetta ( « Stoned Innocent Frankenstein », dedicata al milionario-cowboy), o tramutare un momento rock ricco di autoironia in una idea che sembra essere uscita dalle pagine migliori dei Pink Floyd ( « Fohat Digs Holes In Space »). « Camembert», in particolare, contiene già tutti i germi del futuro di Radio Gnome: Zappa e Captain Beefheart tirati via di forza dal loro limbo stupendo ma a volte difficilmente accessibile, e ripresi qui con uno spirito terribilmente costruttivo, senza cadere mai nell'imitazione ma svolgendo una simile opera di demistificazione, di corrosiva ricerca sonora. Perché - giustamente - non ha più alcun senso ritornare su terreni g1a su• persfruttati, cercare qualcosa di nuovo all'interno dei tradizionali schemi ritmici, di un modo di strutturare brani cd idee che ha ampiamente esaurito il proprio potenziale innovativo. Così, mentre i necrofili del pop anglosassone scoprono l'uovo di Colombo della propria pochezza creativa - il « rock decadente», definizione che rende abbastanza bene l'idea di una cosa morta, che al massimo si può far sopravvivere artificialmente, a forza di trovate di cartapesta o di paillcttcs abbaglianti - è in terra di Francia che lJaevul Allen si covano fermenti ben più radicali ed importanti. Proprio - rico1·da Daevid - perché la scena continentale appare estremamente più fresca e vitale di quella inglese, maggiormente disponibile alle novità e ricca di idee, personaggi, assurdità. In « The Flying Teapot_» (Radio Gnome Invisible, Part I) troviamo al basso appunto un francese, l'ex Magma Francis Bacon: e l'album, prima che nell'edizione inglese della neonata Virgin Records, vede la luce per la vecchia e coraggiosa etichetta Byg. Il nuovo produttore è Giorgio Gomelski, un nome « storico » dell'era beat che sta attualmente svolgendo al di qua della Manica lo stesso prezioso lavoro che lo aveva reso noto in Inghilterra: a lui si deve la creazione di un circuito alternativo (prezzi bassi-lavoro duro) che permette al nome dei Con$ di ottenere una notevole risonanza un po' ovunque, cd all'underground locale di conoscere un'inattesa seconda giovinezza. In effetti la mitologia del pianeta, le caratteristiche dei pot-head-pixies, i nuovi personaggi che affollano il mondo di Dacvid suscitano una grande curiosità: ed il suono non viene minimamente meno alle brillanti promesse del 29

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==