Muzak - anno I - n.06 - aprile 1974

CHE FL E HA FATTO L'UNDERGROUNDDIBATTITO Che fine ha fallo l'undergro1111d?Secondo me ha fatto la fine che si poteva vedere benissimo all'inizio. E' morto perché non è mai nato. Ma dove lo vedono quei signori (giornalisti proressionisti, pittori, disc-jockcy, cantanti pop, etc.) o dove l'hanno vista l' underground in Italia? Secondo mc l'underground è nato nell'unico paese dove aveva mille ragioni per nascere, in U.S.A.. e non è nato da noi perché non c'era alcuna ragione. Quali prodotti nostrani si possono definire underground' L'alto livello di politicizzazione dei nostri campai rioti impedisce questi movimenti a metà rra il giovanilist;co. il pacifista. il cÒntroculturalc. E non è del resto evidente - a chi ci ripensa - che l'unico movimento contro-culturale italico è stato il ruturismo di Mai-inetti: perretto alleato del fascismo? on parliamo di underground, d11nquc. Chiediamoci piuttosto: che fine ha fatto il movimento del '68? Carlo A1arti11i Vero11a SULl.'U DERGROU 10, PER L'Ut DERGROU, D Sul numero 5 di muzak è stata publJlicata una farsa dal titolo: • Che fine ha ratto l' underground»; interpreti «maggiori» critici italiani. Il dibattito non fa che conrermare le voci che ormai girano intorno all'ambiente dei 6 cnt1c1 m Italia; in c~~o tutto sta diventando stantìo, bisogna allargare la visuale e non credere ancora nel critico di ;,rofessione continuando a somministrarci la dose giornaliera di Cascone o Salvatori, che da anni continuano a dire di essere vissuti nel!' underground e poi non son capaci di discuterne (Raffaele conosci Peppino di Capri ... underground vero?). Che l'argomento fosse un po' difficile va bene, ma che poi si siano portate delle tematiche così sciocche e stupide, O. Ricco di contraddizioni il dibattito a cosa è servito? Forse a mostrarci le foto dei « signori critici»; o meglio (meno male) a farci capire che bisogna abbattere anche il loro sistema così falso (perché si criticano gli amici banchieri e poi si va a finire in un sistema capitalistico-borghese come la TV?). L'undcground, signori miei (e voi lo sapete meglio di me) non rappresenta solo un mito, quel qualcosa che faceva riconoscere i « contestatori »; ì'under è stato cd è una nuo\'a rorrna di vita; ci ha suggerito nuovi moduli di esistenza e di rottura con ciò che i nostri buoni padri borghesi ci partorivano per facilitarci la vita. on si può limitare il discorso a dire « io ho vissuto nel movemcnt », l'underground cc lo siamo costruiti e da ciò il dovere di una visione globale di esso. Non si può sviare il discorso sull'indu tria del disco e poi dire l'undcr vive! Certo che vive, l'underground è sempre vissuto in quanto movimento alternativo ed esso sempre vivrà. Cristo era un rivoluzionario perché era un alternativo! Con tematiche diverse ognuno si costruisce personalmente una propria alternativa, che poi essa si riveli uguale a molte altre e una conglobazione di esse porti alla formazione di movimenti alternativi di massa, ciò è indifferente. To posso fare dell'underground ( scm pre considerando con tale termine il fare dell'alternaI iva) anche da solo, magari incominciando a far musica con un segnale strada le!! TI bisogno di portare la propria alternativa a livelli di cognizioni più ampi porta alla formazione dei v:iri « Mo- \'Cmcnt ». Voi per poco non ci uccidevate l'underground togliendo all'uomo la capacità di critica e di alternativa. aturalmente bisogna andare oltre quello che si è fatto ieri, in quanto oggi è un'altro giorno, non si può rimanere sulle orme di cose passate che abbiamo vissuto, né si può discutere se è vivo o che fine ha fatto; è brullo che ne parli gente che ha vissuto il movcment... o ... quello che avete vissuto è stato per voi un gioco, una bella farsa. Alberto Nardi Cosenza ell'odierno nevrotico e confondente intersecarsi di fuggevoli cd incoerenti tematiche musicali, notevolmente lontane dal passato, travolgente passato; sinonimo di protese esperienze innovatnc1, assistiamo increduli e passivi alla frenetica lotta imperniata e mirante alla sola ad unica acqu1s1Z1one di disgustose piazze classificatorie guidate con danarosa avidità ed abilità da esµcrti ricercatori di mercato che presto, consci del loro potere, ci intrappoleranno nelle anguste pareti di desolanti compromessi; incredibilmente da noi cercati. Ci stanno pia mando attorno e avvolgendoci nei limiti di una ingiustificabile mentalità che presto ci ridurrà in « semplici automi» ideati nell'intento di meglio soddisfare i precisi bisogni della più sfruttatrice ed aguzzina macchina industria le. Albeggianti e spesso genuine personalità vengono crudelmente guidate e ridotte a semplici congegni spinti i quali si azionano inesorabilmente vere e proprie azioni commerciali che senza ritegno distruggono ciò che la nostra reale cultura e coscente presa di posizione aveva creato, libera da ogni restrizione materiale, nel libero campo della pura ideologia. Viviamo, nevrotici e paranoici, apµesi ad un freddo e incolore mondo, consapevolmente scaldati e tranquillizzati da avide e distorte figure che sicure della nostra miserabile complicità ci vomitano addosso falsi deliri, riprorevoli moniti nelle vesti di traditrici e illusorie promesse. E' un terrificante gioco portato avanti senza parsimonia da tutte le forze in ballo nel preciso scopo della reciproca eliminazione. Ma siamo ancora padroni di distruggere ciò che la nostra esperienza culturale aveva creato, e che ora la nostra mente sta distorcendo a favore di sporchi bisogni di mercato? Dov'è finita la nostra coscenza? E' realmente esistita o è stata solo una infatuante creazione accolta ingenuamente e propinataci da bugiarde ed affariste menti nel più degradante e riprorcvole dei rnodi? Su tali domande e sulle conseguenti alternative si pone la derelitta tematica del discorso. Un discorso, una contro-cultura, quella « Underground » che sembra definitivamente compromessa e sfocata da dissolventi e giovanili critiche ma che non è mai morta perché sorretta dalla sua trascinante atmosfera pregna di frizzanti percezioni. Nella creazione di un blocco d'opposizione, di una reale presa di posizione verso la logora società consumistica; fonte e sbocco di ogni sfruttamento materiale e ideologico, riconosceremo la nostra posizione al di fuori ed al di dentro di essa per meglio rifiutarla. Figure divinizzate, idoli plateali non ci hanno mai condotto a nulla se non all'accetare le vigliacche violenze o le furbesche pacatezze dei loro traballanti messaggi. Crumiri al servizio di industriali-discografici! Il divismo e l'idolatria ~crso il personaggio musicista, racchiuso nella sua radice umana o nell'ambito del suo messaggio anti-sociale, mira alla sistematica eliminazione dei quesiti da lui posti.

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