Muzak - anno II - n.05 - marzo 1974

di personalità musicali tanto originali come quello inglese e un metodo diverso di interpretare e di vivere la musica come quello della costa orientale statunitense. Il disco di Dave Mason nasce da questi presupposti; intendiamoci, quello dell'ex ammiratissimo chitarrista dei Traffic non è un album esplosione, ma con la sua linearità, la godibilità di ascolto, le composizioni limpide e melodiche, la ·vena ritmica onnipresente, esso diviene sulla lunganza una delle cose più apprezzabili che si possano oggi ascoltare. E' una raccolta di semplici canzoni dove si vanno a collocare con precisione e con molta armonia tutte le matrici stilistiche che sono a monte della formazione musicale di Dave: rock, rock-blues, R&B. e in ultimo, dolce dono dell'America il country; in tutto ciò Dave infonde una raffinatezza di composizione e di arrangiamento che lungi dall'essere studiata, trova proprio nell'istintività del musicista la sua fonte maggiore. Cantante non eccessivamente originale. ma nemmeno troppo orgoglioso, Dave ha nella chitarra la sua arma migliore; fluida e scorrevole come poche, semplice nelle sue linee esteriori, ma tecnicamente apprezzabilissima, essa infonde ad ogni brano colore e ritmo. Accanto a Mason in questa fatica accomunato è Graham Nash, il musicista che nel lontano tempo degli Hollles gli fu legato da una sincera amicizia: ruolo principale di Nash è quello di supplire in maniera più che valida alle mancanze vocali del titolare, ma sotto sotto, la sua collaborazione deve essersi estesa anche nella forma54 muzakLP zione vera e propria di alcuni brani del disco. Disco che tra l'altro si avvale anche dell'immancabile, e ormai noiosa collaborazione di Jim Keltner alla batteria, dell'armonica di Stevie Wonder e delle doti tecniche di Malcom Cecil, uno dei due sintetisti della Tonto's E Band. M.F. HENRY COW Henry Cow (Vlrgln) Henry Cow è il nuovo gruppo della più genuina e ispirata avanguardia inglese. che potrebbe diventare in breve tempo il legittimo successore, erede e addirittura unificatore delle due linee che hanno finora contraddistinto il suono più innovatore d'Inghilterra: quello pittorico e estetizzante oppure sinfonico-jazzistico dei King Crimson e dei Soft Machine e quello improntato alla follia scardinatrice delle forme sonore derivate dai Matching Mole o dai migliori Caravan. In effetti, il fatto meraviglioso è che nella musica di questo gruppo riescono a confluire tutte queste influenze (sono stati fatti anche i nomi della Art Ensemble of Chicago, di Frank Zappa, di Edgar Varese, di Stravinski. ..). pur informate in un qualcosa che si rivela intimamente originale, autonomo. nuovo. Difficile, dunque, trovare le esatte parole per descrivere la musica composita e dilatata prodotta da questi giovani e geniali musicisti: musica che, pur partendo da schemi scritti e preordinati, trova il suo fulcro espressivo e la sostanza essenziale delle sue strutture nella improvvisazione, la quale non resta all'embrionalità informale del « free», ma si sviluppa invece organicamente strutturandosi su costruzioni armoniche e melodiche che si definiscono e si concretizzano nell'attimo stesso della creazione. Gli strumenti suonati prevalentemente sono la chitarra, le percussioni, il piano, il violino, determinati strumenti a fiato (sassofoni, flauti, clarini, recorder) ai quali si alternano un po' tutti i musicisti, svi lur>Qando una complementarietà espressiva ricca di fascino e di interesse. Tra essi si distingue in particolare il chitarrista Fred Frit che sembra destinato ad essere accolto ben presto nella ristretta schiera dei chitarristi più genuinamente rivoluzionari di questo periodo, come Robert Fripp, John McLaughlin o Derek Bailey. I brani presenti in questo loro primo interessantissimo LP sono diversissimi tra loro per impostazione e sviluppo, per cui sviscerarne ogni singola matrice diventerebbe una sterile e burocratica impresa: restano in ogni caso particolarmente impressi nella memoria i tre brani della prima facciata, vale a dire la jazzata e contorta « Nirvana tor Mice », la sinfonica e variegata «Amygdala », la futuristica, complessa e sconcertante « Teenbeat », ripresa in tre momenti nel corso dello svolgimento del disco. Henry Cow è un gruppo di cui sentiremo parlare per molto tempo. M.I. HOT TUNA The phosphorescent rat (Grunt) Quarto album per gli Hot Tuna, il gruppo privato di country-rock acustico-elettrico di Jorma Kaukonen e Jack Casady, rispettivamente chitarrista e bassista dei Jefferson Airplane. Qualche mese fa venne annunciato un disco «solo• di Kaukonen, completamente acustico: tale album venne effettivamente registrato. ma ne fu all'ultimo momento impedita la pubblicazione ad opera della stessa Grunt. proprio pochi giorni prima dell'uscita sul mercato. Oggi. questo nuovo disco degli Hot Tuna. ripropone in gran parte i brani contenuti in quel LP mai uscito. naturalmente con nuovi arrangiamenti. Gli Hot Tuna sono stati sempre in bilico tra una tendenza più bluesistica. intimista e acustica (che era la caratteristica dei primi due album) e un'altra più acida, elettrica, violenta, maggiormente improntata alle strutture del rock (come mostrava la svolta in tal senso del precedente « Burgers », che resta, a mio avviso, la loro opera più compiuta): in « The phosphorescent rat », queste due tendenze tendono ad unirsi, ad amalgamarsi, con risultati non sempre perfetti, visto che, essendo i musicisti rimasti in tre (Jorma, Jack e il batterista Sammy Piazza) dopo la recente defezione del violinista Papa John Creach. deciso a dedicarsi soltanto alla carriera solista. il suono tende ad evolvere verso atmosfere vicine all'hard. Naturalmente, si tratta di un hard che non ha niente a che vedere con le squallide cose dei Ten Years Alter o dei Grand Funk. ma che invece è sanguigno. vitale, pregno di forza e originalità (vedi, ad esempio, brani come « I see the light, o « Easy now »). Vi sono, naturalmente, anche dei brani acustici, contenuti: e anche qui notiamo la magica cristallinità e semplicità del suono e l'armonia spontanea che vi regna incontrastata (vedi brani delicati come « In tre kingdom , o « Soliloquy tor 2 »). Peccato che in due brani si sia ricorso ad un ambiguo uso di una sezione d'archi. che non può che appesantire un suono, come quello degli Hot Tuna, costituzionalmente scarno. semplice. alieno da ogni fronzolo superfluo. Tutti i brani sono di Kaukonen.

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