Muzak - anno II - n.05 - marzo 1974

e per quella di oggi, e sono pane quotidiano, non ledono affatto il freddo mondo britannico: invece il Regno Unito con questa sua asettica e moderna fisionomia è la sede preferita di nevrosi, di strani contrasti psicologici, di molti uomini il cui spirito si viene impoverendo ben più del corpo. Tutte queste nevrosi Kevin le conosce benissimo: per numerosi anni è stato il consulente sociale in un ospedale psichiatrico specializzato in una delle classi tipiche di questa nuova Inghilterra: i disadattati. Da loro Kevin ha imparato un mondo crudo, povero di risvolti poetici. ricco di lotte e di umiliazioni, una praticità estrema il cui fine disperato è la sopravvivenza del proprio io. Ad un tratto Kevin non ce l'ha fatta più: abbandonato l'ospedale e questo suo lavoro ha intrapreso, con alle spalle una montagna di esperienze umane drammatiche, la via della musica. Coyne aveva già a lungo suonato nei folk-club vera fucina dei cantautori inglesi, gli anni settanta lo vedono approdare come leader di un gruppo, Siren, che incide per la piccola etichetta Dendilaion di proprietà dell'ex Yarbirds ed ex Renaissance Keith Relf. E' questa la esperienza che lo mette a contatto con il mondo musicale professionistico: appena può si sgancia e approda come cantore solitario al castello di Manor, reggia della neonata Virgin. Marjory Razor Biade è dunque l'opera prima di questo cantautore: la classica opera prima dove l'artista cerca di raccogliere tutte le proprie esperienze e donarle a chi ascolta in modo immediato, privo di rifiniture, di raffinatezze. Un album doppio dove Kevin getta tutta la sua personalità di uomo di strada, una chitarra all'angolo della via e una voce che l'accompagna, il mondo crudo, pazzo. la musica semplice, dura ad effetto immediato, un album che tralasciando ogni attuale tendenza, ogni nota caratteristica dei suoni d'oggi, si avvicina ad un piccolo, originale capolavoro. Con Kevin cantano tutti assieme i suoi malati, le menti distrutte, i mille problemi quotidiani, l'essenza più acre della vita in cui il cantante si confonde: la sua musiéa è essenziale, ricca di armonie particolari, di sviluppi diversi, ma scarna nelle apparenze, organo piano e chitarre che giocano come giocavano nel Dylan di Bionde on Bionde, di Like a Rolling Stone. Ma è soprattutto la voce, graffiante e graffiata da toni troppo particolari da essere confusa. l'elemento che ci ricollega di più al cantautore americano. Dire se Kevin saprà approfondire questo suo discorso, se piacerà alla gente è difficile: proprio perché con la sua semplicità, con la rabbia nascosta a mala pena nella voce, con i suoi disadattati, Kevin Coyne è un discorso difficile. Per ora ascoltiamo questo suo Marjory Razor Biade, album doppio che vale più di parecchi altri doppi, e che costa anche meno di altri album doppi. M.F. SUZI QUATRO Suzi Ouatro (RAK) Che gli «snob» fautori della musica impegnata a tutti i costi si meraviglino pure. ma a me questo primo LP della prima cantante di sesso femminile uscita dalle file del « glam-rock » piace. Suzi Quatro, la provocante e sensuale monopolizzatrice delle recenti classifiche dei 45 giri di mezzo mondo con i rock scatenati « Can the can » e « 48 Crash », proviene, come la meno conosciuta sorella Patty, dalle file delle Fanny, un aggressivo gruppo elettrico, composto da sole donne, dell'underground newyorkese. Suzi è stata definita la versione femminile di Gary Glitter, altro variopinto idolo sexy dei sedicenni angloamericani, ma tale definizione non mi trova d'accordo: a mio avviso, mentre la figura di Glitter è oggettivamente squallida, con una musica greve e pochissimo originale dai toni triti e ritriti, il personaggio di Suzi, pur restando nell'ambito della musica commerciale, rivela doti di artista più particolari e interessanti, e mostra di avere una autentica grinta. Le nuovissime generazioni vogliono i propri idoli, e stanno riscoprendo la « cultura del 45 giri» e la conseguente musica orecchiabile, pregna esclusivamente di ritmo: di qui lo straordinario revival del rock'n'roll a cui stiamo assistendo negli ultimi tempi. Benché la grandissima parte di questi nuovi « idoli in scatola » dei giovanissimi sia oggettivamente ciarpame dal punto di vista artistico, l'obbiettività ci impone ugualmente di segnalare i pochi casi che, pur mantenendosi nei limiti di questo tipo di musica, ne emergono per una effettiva capacità inventiva o comunque sociologicamente significante. Mentre gli idoli maschi del « glam-rock, tendono ad assumere aspetti sempre più femminilizzati. Suzi segue all'inverso la stessa strada, presentandosi estremamente mascolinizzata, con tanto di giacca di cuoio, jeans. mimica facciale aggressiva e sensuale. I tre musicisti che la accompagnano (chitarra, tastiere e batteria, mentre la stessa Suzy suona il basso) sono tecnicamente bravissimi: la musica consiste in un aggressivo. elettrico rock'n'roll dalle secche atmosfere futuristiche, ossessive, molto orecchiabili (vedi, oltre alle note « Can the can » e « 48 Crash », brani tremendamente « punk» quali «Glycerine queen », « Skin tight skin », « Get back mamma » o una aggressiva versione della gloriosa « I wanna be your man»). La voce di Suzi, forte, acuta e travolgente. è una via di mezzo tra Mick Jagger e Grace Slick. Resta soltanto da sperare. e lo sapremo proprio in questi giorni, che Suzi non accetti, come le è stato proposto. di venire a sputtanarsi a Sanremo: se lo facesse, chi potrebbe più difenderla? NUCLEUS Roots (Vertlgo) SOFT MACHINE Seven (CBS) M.I. Ho voluto accomunare in un contesto questi due dischi, usciti a breve distanza di tempo uno dall'altro, perché entrambi sono la dimostrazione di come i due maggiori gruppi dall'avanguardia inglese abbiano oggi, nello stesso periodo, e,1trambi cominciato a perdere il glorioso smalto di un tempo, in favore di una orecchiabilità e di un poco originale ma.1ie• rismo schientemente acqu;s:ti con l'alquanto scoperto intento di uscire dal « ghetto• dei pochi appassionati e della avanguardia per raggiungere il grosso pubblico meno specializzato: la stessa discutibile operazione che, nel campo del rock, hanno compiuto i Pink Floyd con i loro ultimi dischi. L'altro fatto curioso è che ormai l'intera formazione dei Soft Machine, ad eccezione di Ratledge, è composta di ex Nucleus, per cui il sound dei due gruppi si avvicina notevolmente, purtroppo con risultati alquanto deludenti, anche se è difficile, per chi li ha sempre amati, e in alcuni momenti anche venerati. il doverlo ammettere. In particolare, « Roots » conferma le cedevolezze, l'involuzione verso livelli più fumistici e tradizionali, l'assenza di una genuina ispirazione che avevamo già potuto notare nel corso dell'ultima recente tournée italiana dei Nucleus: le pur recenti vette di « Belladonna » e « Labyrinth » (per non parlare dei dischi ancora precedenti) sono ormai lontane, dileguate: la musica dei sette presentati si svolge fiaccamente, anche se tecnicamente ineccepibile vista la qualità dei musicisti presenti, come Dave McRae, Brian Smith, Clive Thacker, Aureo de Suza e naturalmente lan Carr. Anzi, proprio Carr ci offre una delle poche note veramente positive del disco, con il suo stile alla tromba ormai perfettamente interiorizzato, personale, vivace, che si è ormai lasciato alle spalle l'ombra incombente di Miles Davis. « Seven » dei Soft Machine, composto di brevi asettici brani creati, tutti tranne uno, o da Jenkins o da Ratledge, si mantiene anch'esso su livelli tecnici più che buoni, ma perde colpi per quanto riguarda la vita::tà e l'originalità dell'espressione, in funzione di un facile gusto dell'estetismo fine a sé stesso che mai avevamo finora riscontrato nella sublime musica del gruppo. Molte incertezze e frequenti geniali soprassalti ci fanno però ritenere che si tratti di un album di transizione, per cui qualche speranza di pros simo rinsavimento possiamo conservarla, anche se i recenti concerti dal vivo del gruppo ai quali abbiamo assistito non ci hanno certo confortato in tal senso. Staremo a vedere. M.I. DAVE MASON lt's Like you never left - CBS Dave Mason: il glorioso periodo dei Traffic, la carriera solitaria, un session-man di lusso, album di successo. l'incontro con l'America. Molti artisti inglesi, specialmente quelli che gravitano intorno all'ormai classico rock-blues, stanno oggi incontrando l'America. Alla scoperta, è il caso ad esempio di Alvin Lee, di una musicalità più semplice e i1neare. meno caotica ~ mi;.n.:> lega• ta agli esibizionismi caratteristici del rock-man; e, probabilmente senza accorgersene, stanno anche riscoprendo un aspetto inedito della propria personalità musicale. Questi novelli seguaci di Van Morrison o di Graham Nash a differenza di questi molto probabilmente non si istalleranno e artisticamente e fisicamente in via definitiva tra le colline della California, ma daranno vita ad un proficuo scambio di esperienze tra un mondo ricco 53

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