volentieri al distorsore, la chitarra è un frutto maturo strappato al rock. Ne deriva che grazie a questo concetto avanzato dell'elettrico Corea si può avvalere di quella gamma di piani volumetrici propri dell'elettrificazione a dispetto di una certa piattezza che si registra in tanti altri gruppi jazz-elettrici che non sono ancora riusciti a esser padroni delle loro possibilità nuove. Con queste cognizioni alle spalle e con una tecnica pianistica veloce, nervosa. prepotente il leader si inoltra in un vivace discorso con gli altri musicisti: istanti colmi di sonorità. di discorsi veloci e incrociati a cui si alternano fasi sognanti. distensive, ammantate da quella misteriosità dei suoni che sembra essere una delle prerogative nuove di questi inediti orizzonti musicali. Ne nasce un disco di quella che potremmo chiamare musica totale o globale, o semplicemente d'avanguardia. ma che in fin dei conti mi sembra incontri il libero entusiasmo di suonare molto più di tante scuole stilistiche: insomma una musica affascinante e vivissima per un artista che sembra nato apposta per lei. LEO SAYER Sllverbird (Chrysalis) M.F. in pochissime settimane Leo Sayer, da perfetto sconosciuto. è giunto in Inghilterra ai vertici della popolarità: il suo primo 45 giri, « The show must go on». è stato per diverse settimane al primo posto. e questo LP non è stato da meno; i concerti dal vivo si moltiplicano a vista d'occhio. e così gli inviti per una tournée americana; i giornali specializzati continuano a pubblicare foto e servizi su di lui. Non vedere in tutto questo, almeno in parte. il risultato di una abile campagna pubblicitaria condotta in grande stile e con vastità di mezzi dalla sua casa discografica sarebbe da ingenui: ma nello stesso tempo c'è anche da dire che il personaggio dimostra di avere le doti e i mezzi per poter realmente diventare artisticamente interessante. Finora, la cosa più originale è ii fatto del suo travestirsi. in scena. con i malinconici panni di Pierrot, la famosa maschera di origine italo-francese dalle caratteristiche decadenti. lunari, pregne di un misterioso lirismo e di una arcana, soffusa tragicità: questo travestimento sottolinea perfettamente le principali caratteristiche che formano il microcosmo poetico e artistico di Leo Sayer: lo stralunato, misterioso mondo del circo. soltanto apparentemente felice, proiezione in chiave grottesca della vita stessa; questo mondo sfuggente e surreale del circo, dei clown, delle maschere è visto da Sayer attraverso lo stesso spirito onirico e deformante di Fellini. Interessante il personaggio, dunque, che dei brani qui presentati ha scritto appunto i testi, mentre le musiche sono state composte da Dave Courtney (la stessa coppia, in chiave di gran lunga più disimpegnata, aveva scritto la maggior parte dei brani del recente « solo » di Roger Daltrey); un pochino al disotto delle aspettative. visto il grandissimo battage, si dimostra la musica, che ci presenta brani interessanti e originali ma spesso ancora grezzi. Eppure, si intuisce che Leo Sayer, se non si farà fuorviare dai fasti del konsumo, potrebbe diventare prestissimo un artista assai significativo. visto che le buone premesse ci sono. Nonostante i toni spesso elettrici, il fulcro della musicalità di Leo è una sorta di delicato, sensibile intimismo: tra le cose migliori, oltre alla saltellante e stralunata « The show must go on ». segnalo la cupa e futuristica « Tomorrow ». le allucinate e strascicate brevi composizioni felliniane « Silverbird » e « Slow motion ». le lente. commosse e intense « The dancer » e « Why is everybody going home ». La voce di Sayer. sottile ma a suo modo grintosa. ricorda a tratti certe intonazioni tipiche di Neil Young. EMTIDI Saat - Pilz M.I. Recensisco questo album con un certo ritardo a causa della confusione che si è accesa in me con questa terribile invasione di gruppi tedeschi. Spuntano fuori come funghi, non a caso la loro etichetta preferita riporta proprio un fungo, forniti di nomi complessissimi e intricati, di musiche diaboliche e cervellotiche, interessanti quanto volete ma che dopo un po' ti bucano orecchie e cotenna cerebrale. E' stato quindi con un certo ritardo che mi sono accorto che in questa selva di musicisti validi e di volgari impostori, c'era qualcosa di completamente diverso: gli Emtidi. Ponendo come fonti di ispirazione per tutto il nuovo movimento musicale tedesco la West Coast, la musica contemporanea e i Pink Floyd ecco che vediamo facilmente come gli Emtidi si ispirino abbastanza manifestamente al gruppo «liquido,,: ma lo fanno in modo da non compromettere affatto tutta la originalità e la sostanza di un bellissimo album degno dell'interesse di tutti. Contrariamente agli altri complessi tedeschi, duri e spesso fin troppo « oltre ». speso basati su intricati schemi ritmici, gli Etmidi poggiano tutta la loro musicalità sulle melodie e le armonie, spingendosi verso una musica dolcissimamente pittorica: è una musica che lascia molto spazio per sognare, per fantasticare intorno a visioni limpide e serene. insomma tutto l'opposto di quello che accade normalmente con gli altri gruppi tedeschi. Gli artefici di tutto ciò sono due. un ragazzo tedesco Maik Hirschfeldt e una giovane inglese Dolly Holmes: il primo suona chitarre elettriche e acustiche, flauto, sintetizzatore e a volte canta. lei suona piano. organo, mellotron e con la sua dolcissima voce interpreta quasi tutti i brani. Sono due musicisti abbastanza abili, soprattutto dotati di buon gusto a cui riescono ad applicare quella particolare ricerca sonora che è una costante nei gruppi germanici; ricorrendo ad espedienti semplici come quello di collegare gli strumenti acustici al leslie, riescono ad arricchire di effetti e di spazialità tutta la musica. Il tema compositivo dominante è quello di musiche rarefatte e magiche, staticamente descrittive che mano mano vengono riempiendosi del ritmo e del suono degli strumenti: in questa sonorizzazione rientra anche il ruolo del canto, particolarmente dolce e fluido quello della ragazza. indurito dalla lingua tedesca quello di Maik. Ma tutto è legato da una musicalità accentuatissima, armonicamente perfetta. che non vuole conoscere né vertici improvvisi, né contrasti troppo accentuati, con questa loro estrema dolcezza compositiva e con la contemporanea ricerca sonora gli Emtidi si pongono così al centro della scuola spaziale generata dai Pink Floyd e abbastanza così idealmente come punto di contatto tra la scuola spaziale dei Pink Floyd e i gruppi barocchi inglesi: ma lo fanno con tanta semplicità, originalità e freschezza da essere considerati come un fenomeno a se stante e degno del massimo interesse. CHUCK BERRY Bio (Chess) M.F. The best in rock'n'roll (Chess) Chuck Berry, insieme ad altra gente favolosa, leggendaria. veri « punk» onorari della primissima ora, è stato con altre fantasmagoriche teste bacate come Bo Diddley, Buddy Holly, Jerry Lee Lewis e altri l'iniziatore, e tra i più grandi, del rock'n'roll, cioè di quella forza scatenante e distruttrice che, alla fine degli anni Cinquanta, generò i germi del rock e di tutta la rivolta giovanile autentica e disperata, prima che le maglie del sistema intervenissero a privare subdolamente i nuovi fermenti di ogni sostanziale vitalità rivoluzionaria. Beatles, Rolling Stones, Animals, Yardbirds. Them. vale a dire i padri più grandi del rock, si ispirarono a lui, alle sue canzoni, al suo modo selvaggio di « sentire» la musica, di intuire l'importanza di una carica di rettamente sessuale nel tenere la scena per instàurare un nuovo tipo di comunicazione, un nuovo tipo di liberazione dai rigidi tabù della società borghese. Oggi Chuck Berry ha superato la quarantina ed è un agiato possidente di eleganti ville con piscina; ma per quello che è stato. e anche per l'ammi razione umana che suscita il fatto che egli continui a calcare la scena, pur potendosi ormai permettere di vivere tranquillo, egli ha il diritto di continuare a meritarsi tutto il nostro rispetto. dietro l'inevitabile sentimento di nostalgia che possiamo provare riascoltandolo. Per chi volesse conoscere le versioni originali di alcuni suoi inni poi resi celebri dalle nuove versioni date dai gruppi della generazione elettrica. esce oggi una antologia, « The best in rock'n'roll » che riunisce effettivamente alcuni dei brani più leggendari di Chuck, come « Maybellene •· il suo primo 45 giri che lo fece conoscere a tutta 51
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