Muzak - anno II - n.05 - marzo 1974

la questione, ci si rende conto come in realtà Emerson utilizzi senza rifondarle le cose migliori e più moderne di Mussorgskj e snaturi, senza sapergli però dare vera forza innovatrice, le cose più classiche e quadrate da un punto di vista formale. Se abbiamo fatto questa rapida analisi non è per riproporre in termini idioti una vecchia (e tuttosommato marginale) questione sulla liceità della reinterpretazione dei classici. Tutto in musica è lecito, sono solo i risultati che possono permettere un giudizio. Ma poniamoci qualche domanda. In primo luogo: dato per scontato che riprendere e rielaborare testi musicali è operazione difficoltosa, quanto in E.L.P. Questa operazione è realmente nuova, e quanto invece copre solo una povertà creativa, un'incapacità di partire da un proprio mondo compositivo? Secondo: il pezzo classico deve es~ere inteso come un tema· su cui variare, o un'opera d'arte da riesaminare e dunque riproporre modificata, con gli strumenti e la sensibilità dei moderni? Terzo: il patrimonio classico è una cosa importante da cui ci allontana forzosamente non quella musica in sé. ma le incrostazioni ideologiche e mondane che la circondano; non è allora più giusto servirsene come background comune, come trampolino culturale e tecnico, piuttosto che come archivio, come campionario di cose già dette da tradurre? Qualcuno potrà rispondere che è un problema inutile, nel momento in cui la musica di E.L.P. è in sé piacevole (o spiacevole) indipendentemente dal suo punto di partenza. Secondo noi è vero piuttosto che: in Emerson questa operazione non è affatto ragionata, ma nasconde un sottilissimo ricatto: « se non vi piaciamo noi, siete degli ignoranti a cui non piace Bach ». L'opera musicale classica se utilizzata correttamente può dar luogo a stupende musiche rock, ma ciò non sempre accade in E.L.P. proprio per l'uso non critico di questa musica. E, per terminare. operazioni come ouellc di Terrv Riley. La Monte Young, Philip Glass e altri dimostrano come la cultura e l'educazione classica valgano, ai fini di un rock realmente progressive, immensamente di più che non le scialbe riproposizioni di Copland, Sibelius e compari o le violenze musicali su Bach. Ecco dunque una seconda conclusione: E.L.P. fanno, oggettivamente, della musica reazionaria (culturalmente, non politicamente che non avrehbe senso) nel momento in cui: mancano di capacità reintegrative, affidano la loro fortuna alla tecnica, manipolano senza reale interesse la musica del passato, prendono per i fondelli la gente ricattandola sul piano mistificato e mistificante dell'erudizione e dello impegno culturale da lettori di fumetti. La fortuna di E.L.P. E da questa seconda conclusione nasce un altro ordine di problemi. Tutti quei problemi, cioè, che oltrepassando la musica ne sono incancellabile contorno: tecnica strumentale, isterismo di massa, mistificazione, riduzione( senza mediazioni di sorta) dell'arte a marketing. E' indubbio che il pop abbia, fra le sue tante caratteristiche, anche quella di richiedere un'abilità tecnica notevole. Ne fa fede il misero tonfo di complessini e grossi complessi (leggi: Black Sabbath) a cui tolto il rumore fracassone, il basso iterativo e monotono, le percussioni suonate come un'intera batteria da cucina, rimangono in mano tre note e cinque accordi senza fantasia, e una tecnica strumentale indecente per chi ha venduto tanti dischi. La tecnica, dunque, è inscindibile dalla musica e soprattutto da questa musica con ritmi complessi e accavallati, armonie piene, improvvisazioni frequenti. Ma esiste nonostante ciò un problema, quello di affermare l'utilità della tecnica e di scartare come dannosi il tecnicismo fine a se stesso e l'esibizione che fa dimensione la povertà dei contenuti. I salti di Emerson, il suo passare da una tastiera a un'altra o suonarne contemporaneamente due, o suonare rivoltato e tutte le altre capriole e coreografie di dubbio gusto, potrebbero· fargli vincere le olimpiadi ma toccano solo marginalmente la sostanza musicale. E' del resto vero che la musica pop è nata insieme all'incisione discografica e che dunque questo tipo di esibizioni dovrebbe essere lasciata perdere. Ma in realtà una volta di più, lontano di mille miglia dalla ftmzionalità delle acrobazie hendrixiane o dei veri e propri spettacoli rock, il clownismo di Emerson tende a coprire la musica, a sostituirsi ad essa. Anche ammesso che queste esibizioni fossero importanti, è inaccettabile offrirsi al pubblico con questa frenesia eia ginnasta da circo e dare di sé, dunque, un'immagine distorta e a priori abilissima giocando sulla falsa uguaglianza abilità-bravura. Il mondo del rock è costellato di strumentisti preparati che fanno della musica pregevole senza isterismi e senza spettacolarità. Da qui a sospettare che in fondo l'acrobatismo di Emerson sia funzionale a un grosso inganno, il passo è breve. Anche perché questo modo mistificato e divinizzato d'offrirsi non è interno al modo d'esprimersi della nuova cultura rock e underground, non dimostra nessuna reale esigenza del musicista, non si sposa affatto con una presupposta sofferenza o esaltazione. E non è spettacolo, se intendiamo per spettacolo il dire con musica, gesti e parole qualcosa di unitario e valido. Molta gente è caduta nel tranello. E se non è giusto dire che si è trattata di una truffa a larga scala, è certamente giusto vedere anche in questo un aspetto di quella pianificazione della propria « arte» ormai divenuta parola d'ordine ciel gruppo. Gli ultimi eventi, le scarse tournée, i dischi rigidamente programmati (uno l'anno), offrono la immagine di chi, ormai professionista della musica, si regge a galla su una vera e propria manipolazione del consenso. E' evidente che un disco all'anno venda molto (anche perché sempre annunciato come il capolavoro), è evidente che un concerto ogni tanto segni un vero e proprio consenso plcbiscita,io registrando affluenze incredibili. Le vendite gonfiate, i concerti stra-affollati producono poi una corrente cli conformismo continuando un processo a spirale senza fine. Ma se oggi, e nel vicino passato, Keith «miliardo» Emerson e CO. hanno basato il loro successo su vere e proprie tecniche cli persuasione occulta, come spiegare il loro successo passato. quello di Picture:-;, cli Tarkus, di Trilogy? E' sempre esistito l'inganno o, come vuole qualcuno, esso è nato sull'onda dei miliardi e sul bisogno di farne sempre di più? L'importanza musicale e sociale del fenomeno E.L.P. Fenomeno nel vero senso della parola. Avvenimento destinato a dare una nuova dire43

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