Muzak - anno II - n.05 - marzo 1974

Jarrett dà parecchi concerti con il gruppo Davis e registra pure (cfr. il doppio « Live Evi!»), ma ormai si sente pronto per spiccare il suo de• finitivo volo da solo. Arriva la separazione e, da questo momento, Keith si getta nella mischia con un intenso e pro• lifico lavoro creativo, documentato da una fin troppo numerosa discografia. Dappri· ma registra per la Atlantic con il gruppo del vibrafonista Gary Burton, poi riprende il suo prediletto trio con Haden e Motian. Compone a rotta di collo; riprende seriamente in mano il pianoforte acustico dopo l'esperienza davisiana, sostituendolo gradatamente alle tastiere elettriche; suona di tanto in tanto vari altri stru• menti, come il sax soprano, il flauto e le percussioni, sui quali si dimostra tutt'altro che un dilettante. Nascono co· 32 sì eccellenti LP, come «The Mourning of a Star», e « Birth », in cui l'organico si amplia con l'ingresso del per· sonalissimo sassofonista Dewey Redman, un altro cole· maniano, che diventa subito un elemento stabile del gruppo. Si tratta di una musica fresca, viva, scattante, piena di ritmo e di abbandono; sentimentale e ironica, in cui si mescolano tutti gli elementi più significativi del jazz clas· sico e moderno, unitamente a moduli e spunti da altre fonti di musica popolare, dal folk al rock. Ne viene fuori un flusso contagioso e vivificante, pur se spesso frammentario, che prende tutte le corde dell'ascoltatore. Ma Keith ha un altro amore che coltiva da sempre: la musica classica, Bach in particolare. Da un incontro con un ragazzo di MoKEITHJARRE naco, appass-ionato ugualmen· te di jazz e di classica, che è riuscito a mettere su con al• cuni amici una piccola etichetta discografica, nasce l' idea di incidere e di esibirsi unicamente con il piano acu· stico. Manfred Eicher porta Jarrett in Norvegia, e gli fa registrare, con il favoloso strumento dello studio Bendiksen di Oslo, il tanto celebrato «Facing You », uno dei record di vendita della ECM e finora il disco più fortunato di Jarrett. Per la ECM Keith incide an· cora un succosissimo duo con Jack De Johnette, « Ruta + Daitya », in cui riprende tra le mani anche il piano elettrico». Nel frattempo non dimentica il suo gruppo di base, con cui continua ad esibirsi in pubblico e con cui registra un eccellente doppio per la Colum5 ' bia: « Expectations », in cui la tavolozza jarrettiana si arricchisce di una sezione d'archi, una di brass e, oltre a Charlie, Paul e Dewey, dei bravi Sam Brown, chitarrista, e Airto Moreira, percussionista. I concerti che Keith dà in Europa solo con il suo piano a coda fanno sensazione, e. i critici più sfiduciati gridano al miracolo. Vogliono a tutti i costi un nuovo genio (del jazz naturalmente!) e, dal momento che anni fa non rico· nobbero al primo ascolto il valore incalcolabile di auten• tici innovatori come Coleman o Coltrane, ora cercano a tut· ti i costi una riabilitazione e credono di averla trovata con Jarrett. Ma si sbagliano: Keith è solo un eccezionale musici· sta, coscio dei grandi limiti in cui si muove la sua generazione sul piano creativo. Una generazione di musicisti

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