Muzak - anno II - n.05 - marzo 1974

tanti che in quegli anni avevano mirato a costruire la sempre sognata « nazione underground » i Dead hanno reagito al fallimento non con l'indurimento della lotta e la più radicale politicizzazione della prassi rivoluzionaria, come sarebbe stato auspicabile, ma con il rassegnato arrendersi agli avvenimenti, e la conseguente azione riformatrice entro i limiti del sistema, giungendo fatalmente ai risultati poco lusinghieri ai quali li abbiamo visti approdare in questi ultimi due anni. Questo articolo non vuole essere la solita particolareggiata retrospettiva su di un gruppo, ma suo principal~ intento è stato quello di affrontare con determinazione, senza farsi impressionare dai mitologismi fini a se stessi. un aspetto finora poco approfondito dei G.D., che però si pone come chiave di volta per la giusta comprensione e collocazione della loro musica dal 1970 in poi: e la mia speranza è di esserci riuscito con un minimo di chiarezza. Sul resto, sugli inizi, sui sogni di paradiso che schiusero un giorno lontano del 1965 le pupille dilatate, drogatesognanti dei componenti di un sanguigno gruppo californiano di rock-blues chiamato Warlocks, è stato detto tutto, già da gran tempo: il mito è stato creato ed è giusto e santo che non muoia: ma perché possa trattarsi di un mito fecondo, reale, e non già di un vuoto « mostro sacro » lasciato a incartapecorirsi nei giochi masturbatori e adornanti delle belle parole, è altrettanto giusto sottoporlo a critiche, chiarimenti, discussioni: è giusto rimetterlo in gioco, continuare a confrontarlo continuamente con la realtà in evoluzione: è giusto, in definitiva (o almeno così mi sembra) restituire al mito una sua collocazione storica e umana, proprio affinché possa essere meglio capito. E magari anche meglio amato. Così, in un immaginario scenario ruotante, rivediamo formarsi nella nostra immaginazione i ribollenti «flash-back» di un'epoca irripetibile, indimenticabile, ma ormai irrevocabilmente estinta: Jerry Garda dall'infanzia turbinosa pas213 sata in una riserva indiana, fanatico ammiratore di Chuck Berrv e dei rantoli elettrici del rock;n'roll, poi sognante adoratore dell'astro sorgente della rivoluzione Beatles-StoncsDylan e chitarrista folk e blue grass... L'assurdo Phil Lcsh, cultore di violino classico e tromba jazz, compositore allucinato di interminabili suite concreto - contemporanee mai usci te sudisco, infine improvvisamente convinto da Garcia a dedicarsi al basso elettrico, che sviscererà nel giro cli due sole settimane .. Bill Sommers-Kreutzmann, il batterista reduce da scalcinate band di jazz e soul music ... Bob Weir, già allora fremente ammiratore dell'altrettanto sconosciuto Paul Kantner, come lui chitarrista ritmico, come lui musicista folk da stapazzo in fumose coffee-house ... E Ronald « Pig-Pen » McKernan, organista, fanatico di blues, fin d'aliora perduto irrimediabilmente nel suo solitario, inafferrabile delirio di stelle .. Il destino che rimescola le carte della vita, rimescola le fila invisibili che muovono questi cinque personaggi e crea la leggenda del Morto Riconoscente, cinto di rose elettriche tinte di sangue purpureo ... la (ebbre dell'acido in fusione, gli happening e gli spasimi sonori lunghi un'eternità, e i pazzi poeti lisergici Ken Kesey e Stanley «Bear» Owsley, loro tecnico del suono... due nuovi compagni di strada, Tom Constanten e Mickey Hart, e un disco misterioso e sperimentale chiamato « Anthem of the sun », inno del sole ... la ribollente parentesi di « Aoxomaxoa » e la commemorazione sublime di « Live & Dead »... Ma su questo sapete già tutto, e sento di potervi risparmiare, per una volta, un'ennesima meticolosa ricostruzione di un periodo sfumato dolcemente come la bellezza trascendente e disperata cli un sogno impossibile: che forse è meglio rimanga, nel particolare contesto di questo scritto, sotto l'aspetto inafferrabile che è appunto proprio dei sogni. Perché questo scritto, nonostante tutto, intendeva soprattutto parlare della realtà. Manuel Insolera

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