I GRUPPI ITALIANI GliUNOa Londra L'Inghilterra è sempre stata un po' l'onnipresente eminenza grigia del rock italiano e fin dai tempi di « Please please me » ha assu:ito quell'ambiguo ruolo di presenza mitica, di modello inimitabile ma da imitare che, assieme al nuovo vento musicale, alla diversa sensibilità, ha portato anche opprimenti clichè, mode ritardatarie lente a morire quanto facili a nascere. Se nella maggior parte dei casi questa anglomania si è rivelata una scelta di comodo o u:ia maschera per nascondere l'endemica mancanza di idee della musica italiana, in qualche rara eccezione è stata una necessità, anche scomoda, cui sono stati costretti alcuni musicisti dall'arretratezza dell'apparato musicale di casa nostra. Eccezione recente ce la offre il gruppo degli U:io. Come è noto questo complesso nasce dalla semiscissione (artistica e non discografica) degli Osanna. Danilo Rustici ed Elio D'Anna, unitisi al batteristapercussionista Enzo Vallicelli, han:io sentito il bisogno di rinnovare la loro esperienza musicale, di liberarsi dai suddetti clichè per approdare a sonorità differenti, sostanzialmente più sentite e personali. Al fianco del problema del nuovo corso musicaìe è sorta la questione, an:iosamente italiana, dell'adeguata registrazione del disco e del missaggio. Senza volere entrare in una sciocca polemica con i tecnici nostrani, vittime essi stessi di una arretratezza difficilmente superabile, bisog:ia pur dire che spesso lavori musicalmente interessanti sono stati rovinati, su disco, dalla cattiva registrazione in studio, dalla mancanza di conoscenza de g I i strumenti usati. Abbiamo parlato con gli U:io e con il loro produttore Corrado Bacchelli, che stanno lavorando al Trident Studio di Londra per preparare il primo album che uscirà in versione sia italiana che inglese, per capire cosa li ha spinti a questa scelta, vorremmo dire, necessaria. Riportiamo alcune risposte degli U::io stessi che meglio possono illustrare le motivazioni del soggiorno londinese. Elio D'Anna e gli altri sono piuttosto stanchi, incidere un disco non è certo un divertimento. D. Qual è, dunque, il motivo 12 che vi ha spinti a venire a registrare il L.P. a Londra? Elio D'Anna: Senza dubbio il perfezionamento qualitativo del disco che nasce, tra le altre cose, da una migliore riproduzio:i.e dei suoni e da un missaggio decisamente diverso per quanto riguarda la interpretazione. D. Chi è il tecnico che cura la vosrta registrazione? Gli UNO in sala con il tecnico Denis Mac Kay (al telefono) e il paroliere Nick Sandgwick. Danilo Rustici: Denis Mc Kay, engeneer del Trident Studio, che oltre al nostro disco cura anche il L.P. di Bill Cobham, ex batterista della Mahavish- :iu Orchestra. D. Ci potete dire, tanto per dare un'idea al lettore, quanto viene a costare l'affitto dello studio di registrazione e qual è il compenso per il tecnico inglese? Corrado Bacche/li: Il Trident Studio costa circa 65.000 lire ogni ora, mentre al tecnico vanno 4 milio:ii in lire italiane per 15 giorni di lavoro, più· l'l % sulle vendite. Bisogna dire però che l'aiuto di Mc Kay è fondamentale, ci segue con molto interesse, ci dà consigli preziosi, partecipa veramente alla realizzazione di questo lavoro; il suo apporto va al di là del professio::iismo asettico e tecnicistico, sta vivendo questa esperienza con noi. D. Voglio lasciarvi riposare perché fra poco ricomincerà il lavoro, però vorrei che mi spiegaste quale tipo di musica fanno gli Uno, in che cosa si differenziano dagli Osanna? Elio D'Anna: Il nostro primo intento, e anche il principale distacco dagli Osanna, è quello di creare e di vivere una musica più semplice; abbiamo abbandonato il sintetizzatore, cerchiamo una comunicativa meno mediata, che vada al di là della freddezza dell'elettronica esasperata. Abbiamo abba::idonato quello che stava per diventare il vicolo cieco degli Osanna, ovvero una certa magniloquenza sonora, l'amore per gli stacchi improvvisi e le imponenti riprese. Usiamo, in questo disco, solo chitarre, sa flauti, batterie e voci. Appunto per le voci e per i testi in inglese ci hanno aiutato quelli del clan dei Pfok Floyd: Liza Strike. la voce più armoniosa di « The dark side of the moon », e Nick Sedgwick paroliere e collaboratore del complesso. Comunque la nostra ricerca è ora indirizzata verso la più nitida semplicità espressiva. Abbiamo lasciato gli Uno al loro stressante lavoro con la speranza che questa collaborazione inglese produrrà per la coscienza e la chiarezza con cui è portata avanti, degni risultati senza il peso della retorica e del mito di Londra « caput mundi ». Piero Togni
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