mento più genuino che arriva al '69 è arrivato il galateo: come comportarsi in ambienti « in » e « freak ». Un galateo che va dal letto al concerto. Una cosa ridicolissima. RAFFAELE: A proposito di concerti, c'è un volantino di Stampa Alternativa che circola puntualmente ad ogni concerto, in pratica dire: « riprendiamoci la nostra musica ». E' un'affermazione molto pericolosa. L'underground si è sempre identificato attraverso il linguaggio della musica. La musica per noi ha significato tante cose: ha significato il nostro desiderio di liberazione, ha significato che seguirla tutti insieme per no è come uno speed che ci carica, ci fa salire ... ANGELO: Ma Cascone parli come nel '67! RAFFAELE: E si vede che sono arretrato, mannaggia mi hai fatto perdere il filo! EMANUELA: Eri partito dallo slogan di Stampa Alternativa e stavi spiegandoci perché a tuo avviso è uno slogan pericoloso. RAFFAELE: Ah, si mi ricordo! dicevo che quella musica ci serviva perché la vivevamo profondamente, ma una volta che si è commercializzata e quindi snaturata, una volta che è caduta nelle mani di tipi come Mamone che fanno onestamente i loro soldi disonesti cosa può più darci? Comunque i veri disonesti sono i gruppi di genere industriale, tipo i Genesis, i quali offrono una musica che non ha nessuna delle caratteristiche di liberaziorie della musica underground. A questo punto considerare ancora come nostra questa musica e usarla ancora come linguaggio, significa fare della archeologia. Cominciamo quindi a distruggere questa musica. Il discorso su la «nostra» musica ormai è un discorso mistificato. A questo punto è evidente che lo slogan di Stampa Alternativa «ripigliamoci la nostra musica» suona «ripigliamoci il cadavere» oppure «ripigliamoci il cadavere vestito da sera». NANDO: Allora tu conisderi la musica finita? Ma guarda non c'è mica solo la musica pop super industrializzata l'unica di cui possiamo fruire. C'è per esempio tutta la musica contemporanea che è fatta da gente che non s'è 10 chefine hnfotto 1 1 undergroun -------- RAFFAELE: Ginsberg dice « la poesia è respiro » anche nel ritmo dei versi greci avvertiamo un certo ritmo, che è il ritmo del respiro umano, dei ritmi biologici insomma. Quando c'è una esibizione dal vivo c'è un contatto di energie fra il pubblico e l'artista, un contatto biologico di massa, sul disco tutto questo si perde e il messaggio che arriva all'ascoltatore è molto filtrato. Raffaele Cascane CLAUDIO: Tu dici che in un concerto dal vivo s-i possono creare belle e forti vibrazioni mentre con il disco è tutto più diluito. Io dico invece che i media hanno trasformato il disco in qualcosa di completamente diverso dal concerto. I dischi ormai sono una realtà totemica, si dividono in dischi per ricchi e dischi per poven, oppure con copertma doppia o tripla, quelli doppi dei più ricchi hanno un albumino interno con un poster ... RAFFAELE: Il problema, la necessità del prodotto musicale oggi è quello di cambiare continuamente. Non potendosi evolvere nel senso della emotività che non riesce a convogliare, il disco si muove nel senso della complessità. Così il disco diventa sempre più complesso e il ragazzo entra in questo trip e comincia a dire: « Fico questo chitarrista è anche più difficile di quell'altro! Poi ne nasce un altro che è ancora più difficile di tutti i più difficili. Per cui diventa una astrazione ascoltabile solo su dsco, perché dal vivo fa schifo. Emanuela, aveva chiesto a che punto sta la musica, ecco a che punto sta! MARCHETTI: Ritornando alla domanda di partenza, molti pensano che questo modo di concepire l'esistenza attraverso concerti, vibrazioni, musica, emozioni, comporta il grosso pericolo che ci si distrae troppo e un giorno arrivano i generali e nessuno se ne accorge in tempo. RAFFAELE: Essere veramente, profondamente radicali significa proprio questo, da una oarte occuparsi di alimentare la nostra carica spirituale che è sempre antiautoritaria nell'underground e farla però coesistere insieme ad una attenta e costante lotta contro l'autorità. certo venduta e va avanti e oggi sta uscendo fuori. Non me la sento di dire che non c'è più musica. Ci sono i tedeschi che ormai hanno case discografiche completamente autogestite. E' gente che oggi sta tirando fuori cose bellissime e le case discografiche del Sistema non possono più fermarli, sono completamente sfuggiti di mano. EMANUELA: Per Raffaele la musica è morta, per Nando si riaffaccia da altre parti e tutto sommato gode ottima salute, io però voglio sapere da Alan che è l'unico fra noi che in questo momento fa musica sul serio, cosa ne pensa. ALAN: Non credo alla musica per pochi alla quale· accennava Nando. Io voglio sentire intorno a me tantissima gente perché questo mi da energia e sono sicuro che riesco a dare energia, emozione, forza, bellezza, me stesso a chi mi ascolta se c'è la situazione giusta. Naturalmente parlo dei concerti, non dei dischi. RAFFAELE: Siamo finiti nella mistica del disco, in una civiltà dei consumi del resto era inevitabile che ci si affezionasse al disco come prodotto. ANGELO: Mi ricordo che quando Bob Dylan ha smesso nel '67 di essere acustico per diventare un cantante massi• ficante è stato violentemente fischiato. MARCHETTI: Mi sembra di
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