vissuto certe esperienze che Io può valutare. L'underground Io sappiamo ha dato quasi solo noi, gente che vive in maniera diversa e che oggi deve impegnarsi a lasciare le orme di quello che è stato il suo passaggio, altrimenti la nostra esistenza non avrà nessun valore né storico, né culturale o peggio ancora la nostra cultura non sarà mai esistita. NANDO: Le orme di cui parla Alberto non si stampano né nel giro di un anno né di 5, ma dall'esperienza di tutta una vita; per cui l'underground non è il movimento rivoluzionario di 2-3 anni, ma di tutta un'esistenza e per noi che ci crediamo durerà per sempre. ALAN: a proposito di orme, c'è il gruppo « Le Orme » e la gente crede che siano loro una delle espressione dell'underground. ALBERTO: quelli sono solo mistificatori dell'underground. TERRY: però la domanda di partenza è posta in modo tale che sembra quasi scontato che l'underground sta in crisi. ma questo non è vero! CASCONE: cerchiamo di fare un discorso più organico. Il valore dell'underground come ogni prodotto è legato alla sua vendibilità. L'underground c'è arrivato perché in America c'era una élite che faceva un certo tipo di cultura definita alternativa che, persone lungimiranti, hanno giudicato vendibile; è così che è arrivata anche a noi che siamo la massa. Attualmente la vendibilità di questa cultura è aumentata, ma il propellente umano è diminuito, il materiale umano anzi è quasi scomparso. A questo punto ci sono solo dei consumatori. Ma chi ha iniziato il Movimento e lo ha divulgato sono state persone ben diverse come Corso, Ferlinghetti, Ginsberg ... ANGELO: ma dai balle! museo! storia! vecchiume ... RAFFAELE: Ma fammi finire! dico che quella gente ha iniziato un Movimento che oggi ha solo dei consumatori: siamo circondati da ragazzi con i capelli lunghi che fanno il segno della V! Ma quanti ne sono rimasti che hanno capito qualcosa e vivono nelEmanuela Morali, Alberto Gasparri e Terry lo spinto di una nuova concezione del mondo? Da questo punto di vista l'underground è stato consumato, è un cadavere, è finito! Nel momento che è diventato un prodotto e non più un modo di vivere è morto! Che a Roma ci siano 12 persone come quelle che stanno qui stasera che vivono nello spirito dell'underground è bello, ma non significa niente! ANGELO: Ma quale spirito dell'underground! Noi siamo professionisti dei media, freak dei media se preferisci. Siamo solo delle casse di risonanza di cose che stanno succedendo nella provincia, perché l'underground Io fa il ragazzino di Abbiate Grasso che tenta di vivere una controcultura e magari gli piomba il poliziotto in casa o la madre lo sbatte fuori. Dunque due cose differentisisme: noi casse di risonanza e loro veramente, possibilmente, underground. RAFFAELE: Come alternativi siamo nati in un momento genuino in cui abbiamo preso coscienza del nostro desiderio di liberazione e abbiamo avuto il coraggio di portarlo avanti. Ora continuiamo a parlare di muoverci nell'underground non più per desiderio di contatto, perché abbiamo perso la fede nel contatto underground (personalmente l'ho persa quando i miei amici del '62-64 sono diventati banchieri) ma perché viviamo dei media, ci creiamo il nostro mercato in cui siamo <i migliori e quindi ci speculiamo sopra. CLAUDIO: State prendendo una toppa! Emanuela ha chiesto: che fine ha fatto l'underground e non che fine ha fatto Cascone o Quattrocchi. NANDO: Ma che ci frega di essere rigorosi, l'importante è tirare fuori dei concetti. DARIO: Secondo me c'è da fare una precisazione. In molti hanno constatato che stare sempre fuori non serve a niente e allora si sono infiltrati, di conseguenza il modo di vivere che era proprio del Movimento qualche anno fa è quasi scomparso, in ogni caso è stanco, vecchio. Però queste persone anche se infil tra te operano ancora in linea con certi spaz,i di creatività, di libertà interiore, di comunicazione e sono queste cose il bagaglio che l'under-, ground ci affida per sempre. ANNA: Probabilmente underground è una parola superata, ma di sicuro c'è che ha partorito una cultura alternativa che invece è definitivamente radicata in noi e prevarica qualsiasi sistema consumistico che cerca di inglo- • t,arci. .. RAFFAELE: Per me è importante sottolineare che l'underground, pur se partito da poche persone, si è diffuso come coscienza, linguaggio comune di molte persone; quindi la sua storia è la storia del circuito, del linguaggio underground che era un modo di concepire lii vita completamente antitetico al Sistema. Ora mi domando: in noi dopo l'esperienza dell'acido, l'esperienza della povertà come scelta, l'esperienza di famiglie alternative tutte esperienze queste superate o fallite, cosa resta? Se per noi, come diceva non ricordo più chi, la vita è ancora swing, se siamo riusciti a mantenere il swing che ha caratterizzato la nostra esistenza di ieiri, allora anche se l'underground è morto ce ne -possiamo fregare perché l'underground è un linguaggio e possiamo sempre trovarne un altro; ma l'importante è sapere· se siamo ancora vivi o mort,i! ALBERTO: La vita è swing, l'ha detto Coltrane. DARIO: Alt! No, l'ha detto Parker. non diciamo fesserie che poi Caffarelli sghignazza ... ANGELO: C'è da notare che non appena terminato il mo, 9
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