Muzak - anno II - n.05 - marzo 1974

6 "novamusicha:' una nuova collana di musica per chi vuol vi vere il futuro del sound. LA RIVOLUZIONE MUSICALE E' GIA' INTORNOA NOI. ASCOLTA! John Cage Walter Marchetti Juan Hidalgo Charlemagne Palestine Gianni Emilio Sirnonetti Robert Ashley etc. tf po,ta scouccrtante come se si parlasse di zucchine e cavoli. Siamo d'accordissimo che in FIRST e in SECOND il rock è la rampa di lancio verso le folli astralità future, rna non vediamo che nesso ci sia col folle ZAPPA, preso come pietra di paragone per quanto riguarda la base ritmica, il .solismo percussivo e tutte le altre castronerie elencale dopo. A proposito cli THIRD e FOURTH è assolutamente falso che i Solfts « cerch:no delle strutture che rendano corrente il discorso musicale totale», ma sono semplicemente il completamento di ciò che era slato abbozzato nei primi due album. Ciò si nota specialmente in THIRD dove R. WYATT (genio folle!) non è ancora stato sopraffatto dal «quadrato» M. RATLEDGE e dal!'« egocentrico» E. DEAN e ci regala una perla come « THE MOON IN JUNE ». E non è tutto: in seguito abbiamo letto le più bestiali assurdità mai scritte. Infatti lei si contraddice come un « bambino bugiardo»: dice che FIFTH è un « risult<_1tome_raviglioso », poi ag- .gIUnge, inopportunamente ol1.re che « i musicisti sembrano farsi un po' il verso» (alludeva forse a boccacce?), che c'è del jazzismo scontato (boh!) e che il loro jazz-rock « diviene punto di vista e finisce col mordersi la coda » (povero jazz, che dolore?!). E come se non bastasse afferma che a causa di queste debolezze (cioè le sopraddette assurdità) i Softs, in SIX, scadono » almeno nella parte live » per il « tentativo (un po' goffo) di recuperare una credibilità di pubblico». Forse che ne avevano bisogno? Forse che avevano detto menzogne (in senso musicale) o avevano ingannato i loro estimatori con qualche compromesso tipo (e ci risiamo) Mina? Poi parlando della parte studio vi riscontra influenze (o copiature?!) della musica russa tipo SCRIABIN - MUSSORGKY (ma l'ha ascoltato bei1e il disco? Mi sorge questo dubbio) oppure quegli « ammiccamenti a RILEY » che « non salvano il disco ». Ma è proprio vero? O fors..: sono proprio quei ,famigerati « ammiccamenti a RILE Y » che rendono l'album più sperimentale dei precedenti e che portano di nuovo i SOFT MACHINE ai livelli di . THIRD? Ma forse, e vogliamo essere buoni, il suo sbaglio di fondo è l'apprezzare un gruppo solo se continua sempre gli stessi c identici schemi di come ha cominciato. Ma questo cambiamento di campi musicali, alla fin fine, non dimostra soprattutto la grandezza e la molteplicità del genio, della mente guida dei Softs, M. RATLEDGE> Inoltre, parlando di SEVEN, potremmo riscontrare l'unico punto su cui siamo d'accordo, cioè quando dice che l'album è una cristallizzazione del gruppo ma non è possibile perché solo in alcuni punti ci sono riferimenti all'opera precedente; perciò non è il completo cristallizzarsi ma è semmai il perdere un colpo. Non è infatti una commercializzazione anche perché, volendo accettare la sua tesi, provi a mettere CAROL ANN (che sarà, forse per lei un pezzo negativo nell'opera, ma che ha sfumature d'incantesimo anche se si rimane ancorati ai precedenti album) su 45 giri per vedere le grandi vendite, e non solo, questo pezzo non è la fine dei Softs perché non moriranno mai anche se facessero roba commerciare proprio per tutti i capolàvori che fino ad adesso ci hanno regalati. Inoltre, per concludere e anche per cercare di chiarirle certe idee {sperem!) le vorrei dire due parole riguardo a quello che lei dice sulla produzione e cioè: FIRST e SECO D partono da basi rock, in THIRD e FOURTH c'è la ricerca delle strutture che « rendano corrente il discorso musicale m1z1ato », in FIFTH e SIX « l'esplosione di forme musicali vere e canonizzate» e in SEVEN si corre il pericolo « di fare sperimentalismo di maniera». Ma tutto ciò è assolutamente falso. Perché lei divide la pro-

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