Non è da molto tempo che si è cominciato a sentir parlare di piano elettrico, negli ambienti della musica d'avanguardia. Fino a qualche anno fa questo strumento veniva impiegato quasi esclusivamente nei night-clubs da orchestre di musica da ballo, proprio per creare un 'atmosfera calda e piena. Ma ora, soprattutto con il "boom" del jazz-rock, sono sempre più i gruppi che adottano nel loro organico il piano elettrico, talvolta facendone il fulcro del gruppo stesso; le scelte, specie in quest'ultimo periodo, vertono principalmente su due ottime marche: la Hohner e la Fender. Il piano elettrico Fender Rhodes è senz'altro il modello maggiormente usato dai gruppi più all'avanguardia. Ve ne sono tre tipi, ciascuno con caratteristiche molto importanti che lo contraddistinguono dagli altri; il principale è il Rhodes 88: esso racchiude tutta la perfezione della tecnica Fender che, come al solito, anche qui ha creato un piccolo "gioiello". La meccanica è pressoché la stessa di un piano acustico: anche qui infatti i suoni sono suscitati dal meccanismo tasto-martelletto, solo che, invece di toccare' la corda, il martelletto agisce su piccoli circuiti elettrici. Il Fender 60 strumenti & tecnica Rhodes 88, come il nome stesso indica, è fornito di ottantotto tasti: l'accordatura e la disposizione in ottave è ovviamente la medesima di un qualsiasi piano normale; ciò che cambia è la sonorità: non ci si illuda che il suono del Fender possa assomigliare a quello di un piano naturale. Esso è, infatti, in grado di offrire un "sound" completamente trasfigurato ed assolutamente originale: basti notare che sulle frequenze basse è simile ad una marimba, sulle medie ad un vibrafono e sulle alte pressappoco ad una celesta (si può osservare che insistendo sui superacuti si può ottenere il suono tipico del carillon). Queste sonorità si compongono in un impasto che è raffinato e caldo al tempo stesso. È provvisto di regolatori di volume e di vibrato (ampiezza e frequenza). Uno dei pregi maggiori, da un punto di vista pratico, dei piani Fender è senz'altro la loro facile trasportabilità, non disgiunta da una notevole resistenza all'usura del tempo e agli urti. Di contro il Rhodes 88 presenta alcune difficoltà per l'adattamento dello strumentista abituato al piano acustico: i suoi tasti, infatti, una volta colpiti offrono un rimbalzo che è proprio dell'organo e ILPIANOFENDER. che non esiste in un piano normale, e per chi non sia abituato ad una tale particolarità, risulta un po' difficile compiere veloci passaggi o frasi complicate con sufficiente scioltezza; comunque l'inconveniente può essere superato con l'abitudine. La linea moderna ed elegante del Rhodes 88 è presente anche nel modello Rhodes 73. Quest'ultimo è particolarmente adatto per strumentisti poco esperti, o che non hanno molti soldi da spendere: il prezzo è infatti notevolmente minore del Rhodes 88 e la cifra è facilmente rateizzabile. Esso presenta una tastiera di settantatré unità ed è sostanzialmente molto simile, nella tecnica al modello 88. La grossa differenza, però, consiste nel fatto che questo modello, pur non possedendo grandi pregi di estensione tonale, è comodamente amplificabile con un semplice box per basso, o per chitarra (è consigliabile, comunque, un'amplificazione per basso, per dare maggior rilievo alle sonorità sostenute). Per il Rhodes 88, come spiegheremo in seguito, è consigliato l'impiego di un buon impianto-voce. Il modello Rhodes 73 è anche l'ideale per tutti quei gruppi che pur rimanendo in un ambito dilellantistico, mirano tuttavia alla formulazione di nuovi discorsi sonori e all'elaborazione di contenuti jazzistici e d' avanguardia. Il terzo ed ultimo modello, il Fender Rhodes Bass, e assai difficile da ottenere qui in Italia; esso ha una linea particolarissima: si tratta di una piccola tastiera formata da una trentina di tasti che fa le veci di un basso elettrico o di un contrabbasso. È usatissimo in molti dei complessi il cui bassista sia impegnato talvolta a suonare qualche altro strumento; si utilizza anche per raddoppiare la sonorità del basso e renderlo più incisivo. Ha un suono molto particolare, ed è stato rivalutato proprio in questo periodo, specie nell'ambito del jazz-rock e in qualche gruppo di dark-rock. Ma ritornando al problema dell'amplificazione di questi piani elettrici, è bene osservare che per il Rhodes 88 la cosa migliore è il collegamento ad un buon impianto-voce, soprattutto per gli effetti di eco e di riverberazione che è possibile ottenere ai fini di un impiego più originale, e per far risaltare meglio le sue notevoli capacità timbriche. Per il Rhodes Bass è ovviamente consigliato un buon amplificatore per chitarra basso (l'ideale sarebbe
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