Muzak - anno I - n.03 - dicembre 1973

mila e fonde matrici musicali così diverse e le piega e le distorce ali-a sua personalità meravigliano non poco; a ciò si aggiungeva la spavalderia di sobbarcarsi tutta la parte esecutiva creando arrangiamenti abilissimi e uggestivi, polifonie strumentai-i in cui ogni singolo suono tr0va la giusta collocazione ed ecco che appare chiaro che ci troviamo davanti a una di quei personaggi meritevoli tutta la nostra attenzione e nel nostro rispetto. Un personaggio soprattutto con caratteristiche e matrici diverse quelle a cui siamo ormai abituati; domina qui l'um0rismo, la ironia sottile ma non è difficile scorgere anche la poesia e una vena di piacevole modernità. Rimane il fatto che si tratta di canzoni piacevoli, confezionante per un pronto uso dell'orecchio: tanto dimostra così che esse possono nascere senza ricorrere alla muzak o al copiatore! M. F. PHILLIP GOODHAND-TAIT Phillip Goodhand-Tait (DJM) Phillip Goodhand-Tait è un cantante che ha avuto la sfortuna di maturare all'ombra di una grande stella, di condividerne la casa discografica, il man-agement e spesso anche le tournée: stiamo chiaramente parlando di Elton John. Ad Elton GoodhandTait è staro quasi sem. pre accostato come un disceoolo o uno scopiazzatore; in effetti pur essendo innegabili un certo numero di contatti, proprio nell'album che stiamo esaminando figura un reggae, • Emile •, che, sembra uscito fuori dalle esperienze creative giamaicane di Elt0n, .Phillip possiede matrici ben differenti da quelle del • m1:estro » non nasce come lui dal rock degli anni sessanta ben. sì ,in lui confluiscono le doti più classiche del cantante tradizionale di musica leggera e una sottile vena di country inglese. Vocalmente più vicino a Joe Co. cker che a Elton John, Phillips è un cantautore timido e raffinato, a su'0 agio sia se accompagnato dal pianoforte che da una complessa orchestrazione, più portato verso composizioni di tipo melodico-intimista ma che non disdegna ritmi gradevoli e abbastanza accentuati. La causa di un suo insuccesso in Gran Bretagna cred0 sia dovuta ·ad una mancata localizzazione della personalità di questo cantante che nei suoi tre precedenti album non era mai riuscito a dare un'opera omogenea, alter. nando a episodi piacevoli e sognanti composizioni scialbe e in colori. Ora che invece questa personalità, anche se c0n una certa lentezza, riesca ad emergere; questo suo quarto album è indubbiamente una raccolta felice e armonica, dove ,il cantan. te forse rinuncia ·a certe semplici ma pregievoli orchestrazioni acusticheggiant-i per dirigersi verso la massiccia presen. za di grandi orchestre: ma tutto sommato gli arrangiamenti di Richard Heuson e del più noto Del Newman contribuisc0no a creare ·intorno -alla sua voce un clima di sugqestiva sofficità. Così con molta naturalezza Goo. dhand-Tait percorre molte strade, dalle ballate western, al reg. gae, alla canzone intesa nel senso più dassico: tra tutte particoarmente efficace ci sembra essere I Thinck I Can Belive dove Phillips, in un clima emotiva. mente molto vissuro, torna a sfoderare quella sua voce particolarmente roca e sofferta che anche nelle incisioni precedenti aveva costituito la migliore ·attrattiva. In sintesi un album che potrà avere ·il suo successo tra qli amanti della mus1ica semplice, delle belle canzoni. ma non certo tra gli amanti della progressive-music. M. F. STRING DRIVEN THING The Machine That Cried (Charisma) Mi credete se vi dico che i Jefferson Airplaine h·ann-0 dei figli illeggitNmi che vegetano in Inghilterra? Accaniti Westcoastiani vi vedo storcere la bocca ma quanti di voi confonderebbero le canzoni migliori di quesN ultimi String Driven Thing con le composizioni di Grace e dei suoi amici! Che la Charisma ospiti nelle sue file musicisti che tanto si •ispirano ali-aWest C'0ast non mi me. raviglia molto; ·i musicisti californiani sono i preferiti di Tony Stratton-Smit e il boss stesso, con i suoi guadagni gestisce un qiornaletto specializzato, :èig Zag 35, che, Genesis a parte, non fa che parlare di Byrds, Gratefui e Jefferson. Gli String Driven Thing sono un gruppo che l'etichetta britannica tirò f110ri l'altr'anno con la speranza che potessero sostituire, se non superare nel successo, ,i disciolti Van Der Graaf; e in effetti il primo album, sia aure con qualche 1-ato oscuro, ben faceva prospettare per i I futuro. Ma il dramma venne dalle esecuzioni live dove il gruppo mancava assolutamente d'incisività 'oqgiando esclusivamente la sezione ritmica sul basw del pur bravo Colin Wilson e su labili suonate dalla cantante Pauline Adams. Il rimedio sembra arrivato oggi nella figura del batterista Billy • The Kid » Fairley, che pur non mostrando doti eccessive possiede quella carica ritmica necessaria per dare ai tempi lo spazio wlumetrico richiesto. Per iI resto ·il dominatore è il violino; violenza tzigana, la rimembranza di qualche vecchio tango e dogmi vivaldiani si trovano fusi nello strumento onnipopresente di Grahame Smith, un musicista che non sbava, equilibrato e sensibilismo, animato da una strategia del suono e da uno spirito melodico che gli consentono di impostare sulle sue quattro corde tutto il sound del grup;io. Accanto a lui, al nuovo batterista, al bassista, preciso e sempre presente, la coppia Adams; Chris e Pauline, un chitarrista e sopratutto due cantanti provvisti di molte eh-ance, con tonalità e potenza selvaggia, ora decisamente dolci e melodici, pronti a sostituire con ·i loro cori ribelli gli strumenti mancanti, a sprigionare potenze espressive. Ballate romantiche. ritmi più funky, canzonàccie affascin-anti; peccato che ·il gruppo nella seconda facciata si lasci un po an. dare: rimangono comunque, Jefferson a parte. le doti per fare degli String Driven Thing un grosso complesso. M. F. NOMADI I Nomadi cantano Guccini (EMI) INOMADI CANTANO OUCCINI Credo che sull'identità e i meriti di Guccini, oggi il più vaVido esempio italiano di quella schiera di cantautori-poeti che ormai dell'Europa continentale sono da anni la maggiore espressione musicale, non ci sia. no dubbi. Ma qualsiasi possa essere l'opinione del pubbl-ico nei confronti di questo artista penso che entrambi i dischi prodotti in questi giorni dalla EMI possano aggiungere qlJ'alcosa di nuovo: quello dei Nomadi 53

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