Muzak - anno I - n.03 - dicembre 1973

Nell'ambito del folk inglese, I Fairport Convention furono senz'altro i primi (con album indimenticabili come « Liege and lief » e • Full house ») a fondere il country acustico tradizh:inale con i modi del rock elettrificato: oggi, con questo ultimo disco, e malgrado l·aformazione del gruppo abbia subito negli ultimi tempi continui rimaneggiamenti, essi dimostrano di voler proseguire egregiamente su questa strada, pur preservando nella loro integrità gli affascinanti caratte. ri specifici dei modi folklorici. E fortunatamente, i sospetti canzonettistlci che avevano velato, svprattutto ad opera del nuovo chitarrista Trevor Lucas (nuovo acquisto dei Fairport insieme all'altro bravissimo chitarrista Jerry Donahue: entrambi faceva. no parte, qualche anno fa, dei Fotheringay di Sandy Denny, della quale oggi Lucas è da poche settimane lo sposo) avevan-v vel·ato, dicevo, il precedente album « Resie .., sono oggi del tutto scongiurati, e la coesio. ne tra i due sunnominati chitarristi e i « vecchi ., Dave Pegg, Dave Mattacks e Dave Swarbrick è diventata perfetta. E così, • Nine » è senz'altro uno dei migliori album nell'ambito dell'ultima produzione del gruppo, -anche se (e del resto è naturale) non possono esserci grandi novità nell'ambito degli arrangiamenti, del resto in sé tecnicamente sempre più perfezionati per l'altissima levatura tecnica dei musicisti che danno loro vita. La novità consiste invece nel fatto che i musicisti del folk inglese c.:iminciano a scrivere essi stessi dei brani oriqin-Jli basati sulla tradizione folk, ricorrendo sempre meno allo (sterminato) patrimonio dei tradi. tionals già esistenti: il fatto è importante perché è in effetti l'unico modo valioo per perpetuare nell'epoca contemporanea la vitalità della cultura musicale • popolare, dimostrando che, pro. prio anche da un punto di vista compositivo, essa rimane a tutt'oggi più che valida. In questo • Nine .. i brani scritti dal gruppo sono sette su nove, anche se spesso, a musiche originali, ven. gono abbinati dei rimaneggia• menti di testi di epoche precedenti. In questo folk ricreato composi. tivamente entrano, uniti a quelli tipici della tradizione britannica, anche numerosi elementi tratti dal country & western americano: ed è molto interessante notarlo, se si considera la antic·a e viscerale passione di Swarbrick per Bob Dylan. Lo stesso Swarbrick si caratterizza sempre più come la • mente organica » del gruppo e come uno strumentista originalissimo e sfaccettato, specialmente per quanto riguarda il violino. Tra i testi, un cenno particolare va alla lenta e frastagliata • Polly on the shore ., di Dave Pegg, anche se tutti i brani, senza distinzione, raggiungono livelli veramente buoni. M.I. Gli America dimostrano con que. sto • Hat trick », il loro terzo album, di confermarsi come uno dei p-iù abili e preparati gruppi americani di country-rock • di consumo .., e in questa defini• zione non vuole esservi niente di spregiativo: infatti, esistono dei settvri della musica più com.. merciaie nell'ambito dei quali essa viene eseguita in modo più che accettabile. L'orecchio, ricordiamolo, non deve perdersi soltanto tra sonorità impegnate, ma ogni tanto ha anzi tutto •il diritto di indulgere al piacere di abbandonarsi a una musica « leg. gera •, ma ben costruita, calda, divertente, alla fine. E questo disco si conferma, pur nella orecchiabilità che lo perva. de, opera appunto dignitosa, cal. da, senz'altro a Iivello del precedente • Homecoming ", anche se sostanzialmente, rispetto a quest'ultimo, non ci offre niente di nuovo. Strumentalmente, invece, ci sono alcune novità: ai cvnsueti strumenti del country usati fin qui dagli America (chitarre, armonica) vengono ora affiancati sintetizzatori, sassofoni, sezioni di strings: tutto questo, naturalmente, porta •il discorso su un piano più sofisticato, meno irruentJ e immedi-ato degli album precedenti: ma gli America riescono a preservare la piacevolezza della loro caratteristica • easy » pur arricchendo in atmosfera la propria musica. Significativa è la presenza, ai cori, dei due Beach Boys Cari Wilson e Bruce Johnston, i « pa. pà • del rock disimpegnato ma impeccabile di un certo settore di musicisti americani che si ispirano alla country music. Tra i vari brani, mi limito a segnalare la triste e pi•anistica • She's gonna let you down ", la vivace .. Submarine ladies », contrappuntata da un saltellante accompagnamento di banjo, la lunga ed incalzante • Hat trick •, cori ben costruiti e un impetuoso andamento strumentale, anca. ra « Green monkey •, vicina a molti episodi elettrici di CSNV. E infatti, tra l'altro, Stills e Voung (il primo per i toni san• guigni. ·il secondo per la tecnica vocale) restan-0 un po' i « padri putativi .. dei tre giovanissimi musicisti americani, che riescono nuovamente ad offrirci un buon prodotto • da syago .,. JOHN MAYALL. Ten years are gone (Polydor) M. I. Ten years are gane, dieci anni sono passati, da quando John Mayall cominciò timidamente ad affacciarsi sulla scena del blues biancv: in dieci anni, John Mayall è diventato un personaggio emblematico, il suo modo di fare blues ha fatto scuola, i musicisti che si sono avvicendati nelle sue formazioni sono in gran parte diventati la crema del rockblues anglo-americano. Dieci anni sono passati, e questv doppio album che doveva, quindi, nascere come una celebrazione, ci mostra invece, purtroppo, che qualcosa si è appannato, che qualche meccani• smo comincia ad incepparsi. Con il suo terz'ultimo disco, « Jazz blues fusion .., Mayall ten. tava felicemente e con molta originalità una fusione om.:igenea di queste due componenti dalle matrici così strettamente collegate: e anche grazie a una formazione comprendente notissimi jazzisti negri degli anni '50, il tentativo risultava affasci. nante e stimolante, come tutte le passate impennate di John che avevano determinato nella sua musica un fluire di costanti novità. C-0nil seguente • Moving on .., stP.ssa formazione e stessa musica: e qualcosa che cominciava impercettibilmente a scric. chiolare, una certa monotonia, una certa freddezza di schemi. Quest'ultimo album resta esatta. mente sulla stessa strada, e i risultati, dispiace dirlo, sono tra i peggiori di tutta la carriera musicale di Mayall. Tutti i difetti appena notati in « Moving on ., vi som:i ampiamente ripetuti, e la freddezza espressiva si è ormai, diremmo, istituzionalizzata: la fusione tra blues e un jazz antiquato e manieristico è re:ilizzata in modo addirittura impersonale, bandistico, vi è un costante ricorso a te. mi musicali fin troppo scontati, e n-.:in c'è più un briciolo di novità, se si esclude la scontata perizia tecnica dei musicisti pre. senti (tra gli altri, ·il chitarrista Freddie Robinson, il trombetti• sta Blue Mitchell, il b-atterista Keef Kartley, il redivivo violinista Sugarcano Harris). Proprio Harris (che già in passa. to aveva collaborat•J con John in ·album indimenticabili come « USA union .. e " Back to the rcots • J ci offre forse Ia cosa migliore del disco con ·il suo lungo c:ssolo di violin-J in " Better pass you by "· Le altre cose salvabili almeno per la vivacità 51

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