Muzak - anno I - n.03 - dicembre 1973

rock Simon & Garfunkel, mentre Simon proseguiva prolificamente il suo discorso discografico con due album • solo •, il Sll'.:Jtradizionale compagno preferiva dedicarsi (con un certo succesS'él) al cinema, interpretando i noti • Comma 22 • e • Conoscenza carnale •. Questo album segna quindi il suo ritorno ali-a musica dopo quasi tre anni di silenzio. La prima osservazione che sorge spontanea è quella che Art sarà sempre, con altri o da solo, un ottim.::, esecutore di brani altrui, m,ii un creatore: in tutta la lunga esperienza con Simon egli compose soltanto un brano, e •anche in questo • Angel eiare • non un solo brano gli appartiene. Detto questo, va comunque con. statato che il disco si mantiene sempre su bll'élni livelli interpretativi, tanto da risultare, nel suo complesso, molto piacevole all'ascolto. La musica rimane pur sempre il country, .sia tratto dal repertorio di artisti sinceri e scevri da qualsiasi sospetto di commercializzazione ( • Traveling boy• di Paul Williams, la pianistica e rarefatta « Old man • di Randy Newman, l'incalzante • I shall sing » di Van Morrison, qui in un arrangiamento che ricorda I-anota « Cecilia • del suo ultimo LP con Simon, • Down in the willow garden » di Charlie Monroe, lenta e maestosa); sia, invece, tçatto dal repertorio di altri artisti più commerciali ( • Mary was an only chi Id • di Lee Hazlewood e Albert Hammond). Infine, alcuni brani « sospetti • in un delicato e sensibile esecutore folk come Art (« Woyaya • degli Osibisa, due brani di Jimmy Webb). I due episodi più autentici restano comunque le due ballate tradizionali • Barbara Allen • e • Fouill6s-oh/Do space men... •, questa ultima ristrutturata attraverso la ripresa di un cl-assico tema di Bach. Riconosciamo subito, in ogni ca. so, quella voce pastosa e dolce che costituiva il fulcro deqli stupendi cori di Simon & Garfunkel, e questo album di Art, pur se interamente scritto da altri, ci sembra comunque più genuino dei due ultimi • solo .. di Simon, sorprendentemente e inspiegab1Imente troppo • muzak •. Collaborano ad « Angel clare •, oltre •ad un numeroso stuolo di 50 muzak LP musicisti più o meno nuovi, alcuni ooti session men, come •il bassista Cari Radle, il batterista Jim Gordon, il chitarrista J. J. Cale (titolare di alcuni piacevoli album country). Sempre alle chitarre operano fugacemente lo stesso Paul Simon e il buon Jerry Garci·a, il santone dei Grateful Dead. M. I. Il Cervello è un nuovo e interessante gruppo napoletano segnalat\Jsi per la prima volta allo scor. so Festival d'Avanguardia e del le Nuove Tendenze, ed è particolarmente curato da Elio D'Anna e Danilo Rustici degli Osanna (nel gruppo, tra l'altro, milita oppunto il fratello di Danilo). Questo loro primo album è letteralmente affascinante, soprattutto nella prima facciata: in un amalgama già perfezionato e dolorosamente interiorizzato si fon. dono, da una parte, una ispirazione sinfonica possente, dall'andamento solenne; dall'altra, la concezione, ben realizzata, di una teatralizzazione della musica (come, del resto, negli Os·anna: ma in questi ultimi si tratta di commedia del grottesco, nel Cer. vello mi sembra più di ravvisare matrici melodramamtiche: dramma corale, dunque, di concezione prettamente « classica •]. A ben vedere mi riferisco a un certo classicismo teatrale: nel disco sussistono infatti frequen. ti richiami armonico-culturali al mondo dell'antica Grecia, e più ancora all'incontro culturale tra questo mondo e quello preesistente dell'Italia Meridionale (Magna Grecia, quindi). a ull'a classicità ad un tempo composta ·e fervida, dunque, estremamente razionale, e febbrile f,ino all'allucinazione. Bellissimo •il • Canto del capro •, immerso in una atmosfera classico-folklorica possente e strutturata come una recitazione (o meglio: declamazione) scenica: ancora da citare particolarmente la misteriosa «Trittico•, c.:,. struita su conturbanti contorcimenti elettro-acustici; ancora la violenta e corale • Galassia •, forse troppo vicina in certe sue parti spezzate alle atmosfere dei Gentle Giant. Qualche indecisione si nota soprattutto nella costruzione delle parti cantate (11'.:Jncerto, però, nei testi, poetici o intensamente contemplativi). che a volte tendono a ripetersi nei loro schemi: piccoli nei facilmente superabili per un gruppo che dimostra di poter riuscire là dove persino gli Osanna avevano fallito: intendo parlare della fusione riuscita e creativamente a sé stante tra m.::,ndoclassico, ritualizzazione teatral..<Jeclamatoria del fatto musicale, e abbraccio con la cultura aristocraticopopolare antecedente all'anno Mille ... Un gruppo che si porta di colpo tra le migliori speranze del nuo. vo pop italiall'.:J. MOTT THE HOOPLE Mott (CBS) M. I. I Mott the Hoople esistono da diverso tempo sulla scena in- !llese, e nei loro riguardi si era fino a poco tempo fa verificato un fatto singolare: benché il grupp.::, si mall'ifestasse sulla scena ricco di possibilità e di un buon feeling violento ed espansivo, i suoi componenti non riuscivano perfettamente a catturare su disco queste possihilità: per cui si verificava ·il fatto che i Mott, seppur ben quotati come grupp.::, live, e quindi seguiti da migliaia di persone durante il concerto, non riuscivano ,invece a concretizzare molto, dal punto di vista della vendita dei dischi, questo favore di pubblico. Ma l'anno scorso David Bowiescrisse per loro il brano « Ali the young dudes •, che entrò presto, su quest'onda pubblicitaria, nelle hit-parades, trascinandosi dietro anche l'album omonimo. Da allora anche il grosso pubblico degli acquirenti dei dischi si è accorto dei Mott, che sono stati finalmente ric.::,- nosciuti per quello che valevano. Attraverso la passata vicinanza con Bowie, •i Mott the Hoople, che già da tempo erano soprannominati « i nuovi Rolling Stones •, a causa del loro rock violento e aggressivo, hanno accentuato le vicinanze con i mostri sacri del rock decadente, passati e presenti, ispiratori diretti e soltanto indiretti: B·.::,b Dylan (che lan Hunter ricorda spesso nel modo di cantare). i Rolling Stones, i Roxy Music e lo stesso Bowie sono i primi nomi che mi vengono in mente c.::,ncognizione di causa. Lo stesso Andy McKay dei Roxy compare in quest'ultimo • Mott • ai sassofo. ni, mentre un altro accompagnatore di eccezione è il noto arrangiatwe Paul Buckmaster, qui al violoncello elettrico. L'album, se si tengono presenti le sunnominate influenze, si pre. senta comunque come un buon disco, per chi ama il genere cui si riferisce, anche se sostanzialmente non c'è niente di nuovo sotto il s·.::,le:arrangiamenti duri, strascicati, parti vocali e testi aggressivi, ironici, .scoperte influenze rock'n'rollistiche. Eppure, oltre la più che buona tecnica strumentale, si mette in luce anche una certa creatività a livello di composizioni, nonché una buon-a d·.::,sedi grinta espressiva: tra i brani migliori cito il rock « Ali the way from Memphis •, l'allucinata ballata elettrica • Hymn for the dudes •, la rabbiosa • Violence •, la « Ballad of Mott the Hoople •, registrata dal vivo a Zurigo. Ma se non siete dei fans di Bowie e degli Stones, il disoo rischia di non interessarvi. M. I.

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