Muzak - anno I - n.03 - dicembre 1973

si tratta più di uno strumento nelle rpani di Cherry, ma di una vera e propria emanazione della voce umana. Poi, dopo una lunga collaborazione, Don par sempre vicino spiritualmente e artisticamente a Coleman, decide di seguire la propria via. Entra nel quartetto di un altro grande del sax, Sonny Rollins. Viene con lui in Europa e ne rimane impressionato. Nel '63 suona al Montmartre di Copenhagen con il New York Contemporary Five, un gruppo di nuovi ribelli neri tra cui sono i sassofonisti Archie Shepp e John Tchicai. Torna a New York, ma la terribile e drammatica realtà di laggiù con tutte le conseguenze di sangue e di morte lo persuadono all'esilio, o meglio a scegliere la Scandinavia (dove ha conosciuto nel frattempo la sua attuale compagna lappone, Moki), come base di partenza e di studio. Perché la sua natura è quella del nomade che non può rinunciare alla lotta e insieme alla conoscenza di nuove genti e nuove esperienze. Girovaga per l'Europa e suona con i musicisti che più sente vicini alle sue idee, S teve Lacy, Karl Berger e soprattutto Gato Barbieri. Nel '69 a Parigi registra due LP per la Byg-Actuel in due con Eddie Blackwell, che rappresentano la chiave più adeguata per comprendere la musica e le tesi del Don Cherry di oggi. I dischi si chiamano semplicemente « Mu » e sono davvero una boccata d'ossigeno per la ricerca di un nuovo equilibrio e una ritrovata naturalezza, dopo la necessaria e irripetibile fase di rivolta. Don, in perfetta simbiosi con Blackwell, ritrova se stesso, le sue radici, la sua identità umana che l'America gli aveva nascosto, suonando e facendo suonare se stesso con tutto il corpo e le sue energie vitali. Usa tutti i mezzi: la voce, le percussioni africaneggianti, i flauti artigianali di varie provenienze e tradizioni, il piano e anche la sua ormai leggendaria ed ammaccata tromba tascabile (stavolta di metallo). Torna a più riprese negli USA, dove lavora e registra con Gato, Pharoah Sanders, la Jazz Composer's Orchestra, la Liberation Music Orchestra cli Charlie Haden e, naturalmente, Omette. Ma la sua casa è lassù nel sud della Svezia, in un paesetto di poche case di campagna dove in una vecchia scuola ha fissato la sua dimora .. Lì vive con Moki e i loro due figli, Neneh e Eagle Eye. Sempre da quelle parti vivono o capitano numerosi amici che, professionisti o non, vogliono stare e suonare con la famiglia Cherry. Don impiega la maggior parte del suo tempo ad insegnare ai suoi bambini e a quelli degli amici: è cosciente ch'è impossibile ripartire da zero, ma è necessario comunque ricostruire qualcosa e ritrovare una parte della semplicità e dell'umanità perdute. Perciò quando si decide oggi a suonare in pubblico, sceglie semp1·e luoghi aperti, il più possibile liberi, dove si possa comunicare con la gente, dove i bambini si sentano a loro agio, dove il suo gruppo possa felicemente dare quella fantastica festa collettiva, calda e serena allo stesso tempo. Ma Don non è un mistificatore: l'Amerika è dietro l'angolo e egli non ne ignora la sua amara problematica. Solo che si è scelto il mestiere di musicista e ne conosce perfettamente il limitato ruolo: eppure non rinuncia a dare quel po' di coscienza che può alla gente che vuole capire. Giacomo Pellicciotti 27

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