Muzak - anno I - n.2 - novembre 1973

« Esploratore di nuove terre vergini, di un meraviglioso mondo di calde vibrazioni, era persona che ama mondi incantati, lontani e misteriosi, quella musica l'ha esplorata pressoché tutta... si concede al tempo stesso attimi di fuga verso quei mondi che peraltro aveva già esplorato, si pone sull'albero maestro di questa nave pazza e guida tutti in una ricerca incredibile, e le nebbie si diradano, si intravede qualcosa all'orizzonte, è lì la certezza del fu turo, è lì la fine del gioco ». No! non sono pagine dell'affascinante diario di bordo di Capitan Gook leggendario scopritore delle terre di Australia e Nuova Zelanda: siamo semplicemente davanti ad un'accurata analisi dell'oscuro motivo che ha portato l'ottimo chitarrista Peter Green da bellissime pagine musicali alle corsie di un'ospedale dove tuttora eserci la la professione di infermiere, sono pagine, per chi non lo sapesse, di « critika allucinata». Sono pagine dedicate a te, lettore, che da un articolo attendi dei logici chiarimenti, ti aspetti notizie valide, indirizzi chiari per le tue scelte e ora hai i racconti, pardon, i rakkonti di Salgari, le preghierine del concilio di Trento, le pagine scelte della Mistika fascista. Di fronte a ciò non è difficile nascondere un forte smarrimento, ma siamo, ué, fortunati perché a render limpidi gli spiriti sopraggiunge Caudio Rocchi con questa efficace descrizione del karma concessa ad un altro giornale specializzato (specializzato in musica, non in mistika del karma chiaramente!) « Ora il karma è quello che condiziona la permanenza del ciclo della nascita e delle morti, che proprio in quanto si esaurisce in questo processo ha una dimensione relativa, ma siccome la dimensione reale della conoscenza è la dimensione assoluta, il gioco è uscire da questo ciclo relativo impedendo la reincarnazione, non creando altri karma». Consapevolezza - Pensiero - Esplosione - Turba - Consiglio L'indecisione Momento Bibbia - Inferno - Vita - Morte: sono una scelta confusa dei titoli offertici dalla più recente produzione nazionale di musica rock, nomi che già ti preparano al roboante contenuto, all'Apocalisse e al Capitale, alla dottrina e al libretto. Ecco come la nuova generazione, figlia illegale e rinnegata ad un'epoca nauseabondamente ricolma di retorica, mantiene le sue promesse: punti fermi ruotanti (come ebbe a dire un critico quanto meno fantasioso) della cultura moderna, la semplicità del linguaggio, il realismo assoluto, la sincerità e sopratutto la comunicativa logica, sono oggi sommersi da questi mille voli pindarici, dagli aneliti barocchi di cento novellieri mancati, dal musicante ricco di testi paraculturali, dai super-freaks. Coloro che volevano diventare aneliti di una libertà assoluta sono ora prigionieri di questa nuova, inutile retorica fatta di vibrazioni, traslucente, cosmico, e astrale, giusto e brandello, acido e corroso, menti ed orgasmi. Fuggendo le superstizioni e le religioni hanno fatto dei morti i loro Sangennari, i propri totem; è il caso di musicisti seri e importanti come Morrison, Hendrix, Jones, Joplin spesso ammantati di contorte e deviate commemorazioni, di pagine tinte surrealisticamente di comico. Hendrix da quell'innovatore che in realtà fu è pronto per essere trasformato in un automobile dotata magari dei più recenti sistemi antinquinamento USA: « ogni suo poro diveniva un'antenna per vibrazioni e al tempQ stesso una via di scarico », tesi ancor più avvalorata della seguente descrizione di Mitchell, batterista degli Experience: « i suoi tamburi divenivano stazioni spaziali di sosta e rifornimento». E così chi si rivolge ai grandi galattici del rock straniero rimarrà amaramente disilluso di trovarli semplici e normali, di leggere le interessanti teorie di Anderson sulla religione, l'umorismo costante e dissacrante di Zappa, la chiarezza di Lennon, l'efficienza di Crosby. Nessun sognatore incallito dunque, nessun santone larvato; ma purtroppo qui da noi nessu]16 è più capace di ridere su sé stesso, la cultura è ormai un fenomeno di suggestioni, l'impegno è solo descritto: pochi si salvano. E se già al creatore, all'artista vogliamo lasciare ,H. ampio margine di ermetismo e di incomunicabilità acc,..,~'1endo le tesi di « certe » dottrine, cosa dire del giornalista, del critico, di questo onesto tramite che osa descrivere un disco come « astrologicamente e cosmicamente giusto », o che per meglio chiarire una determinata tonalità sonora ascoltata durante un concerto dei Pink Floyd la descrive disinvoltamente come simile « al canto dei pterodattili » dimostrando tra l'altro un'innegabile anzianità di servizio! Opposta a questa scuola, ma poi non tanto lontana, un'embrionale tendenza che mi sembra degno definire dei veristi oltranzisti, non esita a definire Alice Cooper « un gran pippone » mentre Donovan presta facilmente il fianco a titoli eleganti e suggestivi come « Il lassativo intergalattico » o « La pipì delle meraviglie». Ora, dopo aver vibrato adeguatamente davanti a tutti questi messaggi, permettetemi di citare Riccardo Bertoncelli, capo indiscusso degli allucinati, ma a cui sono da riconoscere una proprietà conoscitiva e tecnica e una intelligente intuizione pressoché sconosciute ai suoi seguaci; in un ficcante articolo intitolato « Il pubblico in piedi applaude commosso » il nostro qistrugge con molte parole roboanti ma giuste il pop nostrano « guazzante nell'equivoco con superba bandanza » « costruito sulle sabbie mobili della vanità spicciola»; ma giunto al momento culminante, all'atto creativo della nuova realtà, il consiglio diviene vuoto di ogni significato attivo: « Quando bruceranno i loggioni di mezza Italia sotto il fuoco di un suono maledetto, allora saremo arrivati davvero all'alba nuova». Come se i Jefferson, i Garcia, gli Zappa non fossero nati da situazioni sociali, da aneliti culturali, da impostazioni calcolate, da tutto un background che le nostre « vibrazioni » non saranno mai capaci di imitare. Ma a questo punto caro lettore tutta questa parola, questa non-comunicativa, ignoranza, retorica tanto simile a quella che i nostri padri udivano nei filmLuce mentre un testone pelato su torso nudo falciava grano, questo capisco-solo-io-che dico-e-che-scrivo, kakkio, gettalo a mare e vedrai se non sarà un passo avanti. M. F. 57

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