HERBIE HANCOCK Sextant (Columbia) Dalla scuola dell'ultimo Miles Davis sono usciti fumi in questi ultimi anni quattro giovani pianisti, che costituiscono a tutt'oggi alcune delle principali punte di diamante del nuovo jazz di avanguardia. Di essi, Keith Jarrett si è volto verso una musica più estetizzante e tradizionalmente strutturale; Joe Zawinul, attualmente con i Weather Report, prosegue una ricerca più direttamente tesa •a superare le barriere del jazz per una musica totale; Chic Corea, si è volt'J ad un free jazz d'avanguardia che lo segnala come il più autentico continuatore di una ricerca più intimamente jazzistica; Herbie Hancock, infine, è quello che forse più profondamente ha recepito le ultime tematiche davisiane, e cioè quelle riguardanti una violenta suggestione cultural-politico-strumentale di appassi'Jnato ritorno all'Africa e a tutti i suoi miti di primitiva, selvaggia violenza: il tutto, naturalmente, ripresentato sotto il voluto contrasto di una veste che sfrutta i più elaborati e moderni ritrovati della tecnica elettronica. Già i precedenti « Mwandishi » e • Crossings » evidenziavano queste nuove strutture di una avangLrardia v.:ilta a ricreare gli ancestrali modelli culturali; con « Sextant », registrato dalla medesima formazione dei precedenti, il pianista si spinge ancora più in là nella sua ricerca, equilibrandola con un sofisticato rivestimento sonoro che rasenta la perfezione formale. Accanto ad Hancock, che oltre al piano si cimenta anche al mel1·.:itrone a vari aggeggi elettronici, troviamo i braviss·imi Benny Maupin, Eddie Henderson e Julian .Priester -ai fiati, il bassista Buster Williams, il batterista Billy Hart e Patrick Gleason (notissimo sound engineer di San Franoisco) al sintetizzatore. :..a seconda facciata comprende un unico lungo brano, • Hornet5 •. Esso è strutturato da pause lente e ripetitive, rarefatte e pacate, sottolineate da un :i,wso dur.:i e cavernoso e dal contrasto tra trombone e sax: queste pause si alternano a lunghe par ti ritmiche e sfaccettate, a volte convulse, ossessive e aggravigliate. 40 muzak LP La prima facciata comprende due brani, e la musica è qui ancora più spaziale e aerea, più informale e pervasa di evocatrici e sotterranee sonorità elettroniche. Sia • Rain dance • che • Hidden shadows • ripropongono gli echi 1-Jntani della foresta nera, mentre le spazialità mellotron e synt conferiscono al tutto un clima nostalgico e misterioso. Le tonalità aumentano man mano di intens-ità e di languore drammatico, fino a sfociare di nuovo morbidamente nel nulla. M. I. SEGNALAZIONI Da questo mese in po,, ,n margine alle recensioni, appariranno de/e segnalazioni rigué,rdanti soprattutto i dischi minori editi all'estero e non distribuiti regolarmente da noi, ed insieme ad essi anche dischi che per un certo motivo possano attirare /'interesse degli • specializzati•, dei distratti, dei collezionisti. Sperando naturalmente di farli contenti. • Il preludio spetta ad un disco che purtroppo, per crudeli ragioni di spszio, non siamo riusciti a recensire: si tratta dello stupendo, ultimo, album rii Van Morrison, fuggito dai britannici Them per la California e ora tornato in Inghilterra per una tournée trionfale. Forse oggi il più poetico dei cantautori della costa orientale, il più /egEJto alla terra e al misticismo, Van ha realizzato un album decisamente superbo. VAN MORRISON Hard Nose The Highway (WB) • Un altro cantautore statunitense qui al suo esordio è Mordecai Jones, cantante con ottime doti vocali, mrmdolinista e chitarrista: c'è parecchio blues nella sua arte. MORDECAI JONES Mordecai Jones (Polydor) Abbiamo parlato sopra di un deludente Manfred Mann, parliamo ora di due suoi ex-compagni che ci donano due incisioni esaltanti: Mike Hugg e Tam McGuiness. Il primo passato dr,lla batteria al canto e alle tastiere è ormai un classico, pieno di piccole sorprese, accompagnato dagli amici del new jazz inglese come al solito alle prese con l'attore principale di un a·lbum decisamente positivo. Il secondo con il suo gruppo è come al solito alle prees con brani nuovi o vecchi di Dylan di cui fornisce un'interpretazione personalissima. MIKE HUGG Stress And Strain (Polydor) COULSON, DEAD, Mc GUINNESS, FLINT Lo & Behold (Polydor) • A proposito di mostri sacri, consiglierei a tutti coloro che volessero saperne quafcosa intorno a quel mirabile gruppo che furono gli Anima/s /'acquisto di una bellissims raccolta di successi edita in America, che abbracciando uno spazio notevole è veramente completa: album doppio. ANIMALS The Best Of The Animals (Abkco) • Per gli appassionati del folk inglese escono due album di gruppi diversi ma che in comune hanno il fatto che il folk lo diluiscono parecchio; decisamente più interessanti Benny Gaf- /agher e Graham Lyle, due piacevolissimi cantautori, decisamente evasivi i Providence, un gruppo che con violini e violoncelli troppe volte rifà il verso ai Moody Blues • padroni • della loro etichetta. GALLAGHER AND LYLE Willie And The Lapdog (A&M) PROVINDENCE Ever Sense The Down (Threshold) A proposito di cose vecchie esce l'album con cui Maya/I festeggia male dieci anni di splendida carriera: peccato! JOHN MAYALL Ten Years Are Gone (Polydor) • Per i raffinati e con la grana che gli permette di possedere un mastodontico quadrifonico, segnaliamo che l'A&M sulle orme della CBS ha immesso incisioni di progressive music idonee a tale sistema; inutile descrivervi ls spettacolarità acquisita dalle celebri • mogli• di Wakeman. RICK WAKEMAN The Six Wives Of Henry VII (A&M Quadrafonic) • Da/l'Olanda ritornano, contagiati da Bowie & C., i Golden Earring, protagonisti della prima ondata olandese: qualche ricercatezza ed il synt migliorano le cose . GOLDEN EARRING Moontan (Polydor) • Abbiamo parlato mofto bene dei Mark/ Almond; per chi fosse desideroso di farne una sbrigativa ma sufficiente conoscenza consigliamo un'antologia edita in USA, sulla scia del successo avuto laggiù dal gruppo. MARK/ALMOND The Best Of Mark/ Almond (Blue Thumb) > • Un personaggio di cui speri:! avremo occasione di scrivere e l'originalissimo Rupert Hine, balzano cantante, sintetizzatorista nonché direttore d'on;hestra: il suo album a metà strfli'I tra la bella canzone e la musica di ricerca ha indubbiamente il suo fascino. RUPERT HINE Unfinished Picture (Purple)
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